Le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio si iscrivono nel "terremoto" politico che ha interessato il resto d'Europa con le presidenziali in Francia e le politiche in Grecia. Dopo quattro anni di crisi e di politiche di austerità, il segnale politico dato dalle urne è quello dell'intolleranza verso le politiche di massacro sociale. Visibile nel voto greco, in cui, va sottolineato, si afferma nettamente una forza politica, Syriza, che ha fatto dell'annullamento del debito il centro della campagna elettorale, ma anche dal voto francese in cui la forza della destra di Le Pen, sia pure nella versione modernizzata di Marine, mostra il potenziale reazionario e populista che le politiche liberiste incubano e possono far esplodere. Il successo del gruppo neonazista in Grecia, del resto, ne è una conferma inquietante.
Le politiche della Troika, Bce, Ue, Fmi, vengono quindi sanzionate dal voto con l'erosione delle forze centriste, e incaricate di gestire la crisi, e il successo delle ali estreme, a destra e a sinistra. La nettezza delle posizioni dell'estrema destra sembra dare loro maggioro forza con la sinistra, più o meno radicale, ancora vincolata a posizioni nostalgiche e identitarie (Kke) oppure a un rapporto non risolto con la socialdemocrazia (Front de gauche).
Questo schéma può essere rintracciato anche nel voto italiano, sia pure meno paragonabile per via della frammentarietà di un voto puramente amministrativo. In cui però si possono leggere alcune linee generali – che andranno meglio analizzate con i dati numerici più che in percentuale:
- crollano i partiti che hanno gestito il governo negli ultimi anni e che sono i responsabili principali del peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari. Pdl e Lega subiscono perdite secche che indicano una svolta nella loro esistenza e la possibilità di un rimescolamento delle carte nel centrodestra;
- di questo crollo non si avvantaggia il "terzo polo", progetto centrista che non ha spazio in una fase in cui il "centro" viene punito perché individuato come il luogo della "governante";
- il Pd e il centrosinistra tiene ma è comunque incrinato dall'astensione e dal voto alle liste M5S di Grillo
- non c'è nessun exploit della sinistra radicale, come in Francia o Grecia, ma il voto di protesta va al messaggio, condivisibile nella protesta contro l’autismo dei partiti, ma anche populista e confuso, delle liste Grillo.
Il centrosinistra, in particolare, si illude se pensa di essere immune dal voto di protesta e dalla sanzione anti-crisi. Il Pd dimostra di avere una struttura e un insediamento della sua classe dirigente a livello locale che gli permette di reggere l'urto della protesta ma è comunque attraversato da contraddizioni interne - vedi Palermo - eroso dalle liste civiche e comunque stretto tra la domanda di cambiamento che riguarda anche le sue liste - Doria a Genova - e il sostegno al governo Monti. Contraddizione che sembra riguardare da vicino le forze della sinistra radicale - Sel e Fds - che sono alleate al Pd quasi ovunque e che pur con una sostanziale tenuta, non sembrano compiere alcun balzo in avanti tranne quando si pongono in netta alternativa all'establishment (Idv e Fds a Palermo).
Le liste Grillo rappresentano la vera novità e capitalizzano il voto anti-sistema. E' un consenso di intolleranza contro le politiche dominanti e contro i partiti che le sostengono e che, a loro volta, sono puniti per la complicità con il sistema, il malaffare, la corruzione, l'immobilità e il conservatorismo. La definizione di "antipolitica" non aiuta a definire il fenomeno che può essere invece riassunto in una spinta radicale, senza connotazioni classiste, fortemente ambientalista, con venature liberali e una certa carica populista. Con il fenomeno 5 Stelle occorrerà fare i conti per una fase più o meno lunga e la sottovalutazione e la derisione rappresentano due errori da non commettere.
La voglia di partecipazione, di novità politica, di cambiamento va raccolta con una proposta politica nuova, in grado di ricostruire uno spazio adeguato e di indicare una via d'uscita a sinistra dalla crisi. Un progetto che, riteniamo, non possa essere assolto dalla sola Sinistra Critica che, in questo senso, ha fatto bene a scegliere in generale di non partecipare a questa tornata elettorale ad eccezione di alcune esperienze locali. Il generale insuccesso di liste o pseudo-liste di sinistra ideologica e identitaria confermano questa diagnosi. Il voto dimostra l'esistenza di uno spazio per una critica anticapitalista a condizione di costruirlo fuori dalle compatibilità con il Pd, su una linea chiaramente alternativa, senza nostalgie o identitarismi e con la forte e diretta partecipazione di una nuova generazione. Dal voto emerge la conferma di un impegno che caratterizza Sinistra critica dalla sua nascita.
Esecutivo Nazionale Sinistra Critica
Le politiche della Troika, Bce, Ue, Fmi, vengono quindi sanzionate dal voto con l'erosione delle forze centriste, e incaricate di gestire la crisi, e il successo delle ali estreme, a destra e a sinistra. La nettezza delle posizioni dell'estrema destra sembra dare loro maggioro forza con la sinistra, più o meno radicale, ancora vincolata a posizioni nostalgiche e identitarie (Kke) oppure a un rapporto non risolto con la socialdemocrazia (Front de gauche).
Questo schéma può essere rintracciato anche nel voto italiano, sia pure meno paragonabile per via della frammentarietà di un voto puramente amministrativo. In cui però si possono leggere alcune linee generali – che andranno meglio analizzate con i dati numerici più che in percentuale:
- crollano i partiti che hanno gestito il governo negli ultimi anni e che sono i responsabili principali del peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari. Pdl e Lega subiscono perdite secche che indicano una svolta nella loro esistenza e la possibilità di un rimescolamento delle carte nel centrodestra;
- di questo crollo non si avvantaggia il "terzo polo", progetto centrista che non ha spazio in una fase in cui il "centro" viene punito perché individuato come il luogo della "governante";
- il Pd e il centrosinistra tiene ma è comunque incrinato dall'astensione e dal voto alle liste M5S di Grillo
- non c'è nessun exploit della sinistra radicale, come in Francia o Grecia, ma il voto di protesta va al messaggio, condivisibile nella protesta contro l’autismo dei partiti, ma anche populista e confuso, delle liste Grillo.
Il centrosinistra, in particolare, si illude se pensa di essere immune dal voto di protesta e dalla sanzione anti-crisi. Il Pd dimostra di avere una struttura e un insediamento della sua classe dirigente a livello locale che gli permette di reggere l'urto della protesta ma è comunque attraversato da contraddizioni interne - vedi Palermo - eroso dalle liste civiche e comunque stretto tra la domanda di cambiamento che riguarda anche le sue liste - Doria a Genova - e il sostegno al governo Monti. Contraddizione che sembra riguardare da vicino le forze della sinistra radicale - Sel e Fds - che sono alleate al Pd quasi ovunque e che pur con una sostanziale tenuta, non sembrano compiere alcun balzo in avanti tranne quando si pongono in netta alternativa all'establishment (Idv e Fds a Palermo).
Le liste Grillo rappresentano la vera novità e capitalizzano il voto anti-sistema. E' un consenso di intolleranza contro le politiche dominanti e contro i partiti che le sostengono e che, a loro volta, sono puniti per la complicità con il sistema, il malaffare, la corruzione, l'immobilità e il conservatorismo. La definizione di "antipolitica" non aiuta a definire il fenomeno che può essere invece riassunto in una spinta radicale, senza connotazioni classiste, fortemente ambientalista, con venature liberali e una certa carica populista. Con il fenomeno 5 Stelle occorrerà fare i conti per una fase più o meno lunga e la sottovalutazione e la derisione rappresentano due errori da non commettere.
La voglia di partecipazione, di novità politica, di cambiamento va raccolta con una proposta politica nuova, in grado di ricostruire uno spazio adeguato e di indicare una via d'uscita a sinistra dalla crisi. Un progetto che, riteniamo, non possa essere assolto dalla sola Sinistra Critica che, in questo senso, ha fatto bene a scegliere in generale di non partecipare a questa tornata elettorale ad eccezione di alcune esperienze locali. Il generale insuccesso di liste o pseudo-liste di sinistra ideologica e identitaria confermano questa diagnosi. Il voto dimostra l'esistenza di uno spazio per una critica anticapitalista a condizione di costruirlo fuori dalle compatibilità con il Pd, su una linea chiaramente alternativa, senza nostalgie o identitarismi e con la forte e diretta partecipazione di una nuova generazione. Dal voto emerge la conferma di un impegno che caratterizza Sinistra critica dalla sua nascita.
Esecutivo Nazionale Sinistra Critica
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