lunedì 31 dicembre 2012

Risoluzione del Coordinamento nazionale di Sinistra Critica sulle liste del movimento arancione


1. L’assemblea del 22 dicembre al teatro Quirino di “Cambiare si può” ha chiuso una serie di assemblee locali, svoltesi nel fine settimana precedente, in cui sono state espresse le speranze per un progetto nuovo, programmaticamente ancorato a sinistra e fondato su modalità nuove di costruzione delle liste e nettamente distinto dal centrosinistra.
Queste richieste e proposte si sono scontrate con l’operazione di De Magistris e Ingroia (sostenuta in particolare da IDV e PdCI, con l’assenso di Rifondazione e Verdi), finalizzata ad sussumere nel loro progetto quanti si sono mobilitati intorno a «Cambiare si può».
Come in altre occasioni le assemblee di base sono il luogo di una sensibilità a sinistra, ma poi le decisioni di fondo di segno moderato vengono prese in ambiti più ristretti dai gruppi dirigenti.
Così l’assemblea, al di là della richiesta di alcune correzioni programmatiche, non ha avuto la forza di chiarire i nodi fondamentali di una possibile presenza alle elezioni davvero alternativa al centrosinistra, prima e soprattutto dopo le elezioni.
Questa situazione è stata determinata prevalentemente dall’invasione di campo, sul piano del metodo e dei contenuti politici, della candidatura di Ingroia e dal ruolo dei partiti. Questi due fattori accentuano le ambiguità attuali; il ruolo leaderistico di Ingroia e del suo “decalogo” spingono a una sintesi prodotta dalle forze favorevoli ad accordi col centrosinistra (forse meno in campagna elettorale, necessariamente, ma certamente dopo sul piano istituzionale nel caso in cui la lista avesse eletti in parlamento) e peseranno anche nelle scelte delle candidature.
Per tutte queste ragioni le nostre compagne e i nostri compagni non hanno partecipato al voto sui quesiti proposti per il referendum on line.
2. Sinistra Critica si è impegnata nelle assemblee locali e anche nelle due assemblee nazionali nel dibattito sul progetto elettorale alternativo di Cambiare si può, riscontrando significative convergenze ed interlocuzioni politiche sulle sue proposte programmatiche e di metodo. Nelle assemblee dei prossimi giorni le nostre compagne e i nostri compagni interverranno per spiegare che, mentre nel processo partecipativo che l’appello Cambiare si può aveva innescato stavano profilandosi le condizioni per un nostro impegno nelle liste, il nuovo progetto di Ingroia e dei partiti che lo sostengono ha preso il sopravvento, determinando altri equilibri e profili politici da noi non condivisibili: per questo Sinistra Critica non sarà impegnata in questo progetto elettorale.

domenica 23 dicembre 2012

Dichiarazione di Franco Turigliatto sull’assemblea del 22 dicembre 2012

L’iniziativa dell’appello “Cambiare si può” ha raccolto la spinta di migliaia di compagne e di compagni che l’hanno giudicata un’occasione e uno strumento prezioso per ricostruire una presenza politica e istituzionale per la sinistra di alternativa dopo i cinque anni di estromissione a causa del fallimento dell’avventura della “Sinistra arcobaleno”.
Anch’io nel mio intervento ho affermato come sarebbe necessaria questa presenza, anche per dare più forza e voce ai movimenti che altrimenti trovano un parlamento totalmente sordo e ostile alle loro rivendicazioni.
Le due assemblee nazionali e le 109 assemblee locali, a cui le compagne e i compagni di Sinistra Critica hanno dato un importante contributo, non solo hanno visto la partecipazione appassionata di migliaia di persone ma hanno anche saputo arricchirne la piattaforma sociale e politica e, nella loro grande maggioranza, sottolineare la necessità di indipendenza e di alterità rispetto al centrosinistra e a qualunque altra forza che si sia compromessa con le politiche neoliberali.
Ma, parallelamente, si è imposta la candidatura a premier di Antonio Ingroia, con una piattaforma di 10 punti di netta impostazione sociale interclassista e politica liberal democratica. Quella di Ingroia è una chiara proposta di annettere “Cambiare si può” all’interno del suo schieramento e di annacquarne le rivendicazioni nella sua piattaforma. Una ipotesi che renderebbe la cosa inaccettabile per noi di Sinistra Critica.
Questa convergenza, inoltre, rende ancor meno credibile la possibilità di una gestione trasparente e democratica nella formazione delle liste e delle teste di lista, e, ancor più, di un controllo dal basso sugli eventuali elette/i.
Molte e molti, nell’assemblea nazionale di oggi, hanno manifestato con forza posizioni analoghe, ma non è ancora chiaro quale sarà il possibile approdo. Le ipotesi in campo sono tante e con identità e proposte molto diverse, in qualche caso antitetiche. La mozione finale non risolve né chiarisce i punti più discussi e lascia aperte e irrisolte tutte le questioni politiche e organizzative.
Non possiamo, perciò, ad oggi, esprimere quale sarà l’orientamento di Sinistra Critica, come organizzazione politica, rispetto alla lista in formazione.
Verificheremo nei prossimi giorni quale saranno il programma definitivi e il profilo politico e organizzativo della lista. Riuniremo perciò il nostro Coordinamento nazionale per formulare un giudizio e un orientamento definitivi.

Franco Turigliatto
Portavoce nazionale di Sinistra Critica

mercoledì 19 dicembre 2012

Si può (ancora) cambiare….

Un’occasione da non perdere per costruire un’alternativa al centrosinistra
Comunicato dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Critica

Migliaia di donne e uomini in tutt’Italia hanno nei giorni scorsi partecipato alle assemblee locali del progetto “Cambiare si può”, dando vita ad un’esperienza importante di discussione, di relazione e di proposta politica.
Queste assemblee hanno rappresentato un dato molto positivo per la partecipazione, per la discussione approfondita, per lo spirito unitario che le ha animate e per l’interesse e il consenso che hanno ricevuto (e sono stati recepiti) contenuti di radicale alternativa alle politiche liberiste, al cappio del debito, alla distruzione del bene pubblico. Contenuti di radicalità che si sono sempre accompagnati all’affermazione di una collocazione a sinistra e alternativa al centrosinistra. Un percorso che parte dal basso e vuole fare a meno di leader, di schemi predefiniti, di una politica ormai vecchia e assolutamente distante dai bisogni, dalle speranze e dalle passioni di lavoratrici e lavoratori (precari e non), disoccupate/i, pensionate/i, giovani.
Questo percorso rappresenta una grande occasione che rischia di non essere sfruttata, anzi, di essere sacrificata sull’altare delle alleanze politiche verticistiche. Il gioco su più tavoli di forze politiche già del centrosinistra (Prc, Idv, Verdi) in cerca di uno spazio certo per tornare in parlamento; l’autoproclamazione di un magistrato come Ingroia che fa un suo “decalogo” politicamente non certo di sinistra e con punti per noi inaccettabili (a partire dall’assurda idea che oggi gli imprenditori abbiano ancora “lacci e laccioli” burocratici o di tasse, oppure sulla scuola dove non si può avallare l’ideologia del “merito” con cui sono stati troppo spesso giustificati enormi tagli di risorse all’istruzione pubblica statale) e farà una sua assemblea preventiva il 21 dicembre; contemporaneamente De Magistris convoca una sua assemblea e ora parteciperà a quella di Ingoia insieme a Leoluca Orlando – assemblea che ovviamente definirà i confini dell’alleanza e si prefigge di tenere aperti i canali di comunicazione con il centrosinistra: tutto questo rappresenta il rientro dalla finestra delle manovre politiciste che si volevano far uscire dalla porta e il riproporsi di logiche elitarie e di non rispetto delle discussioni delle assemblee locali.
Allo stesso tempo ci pare contraddittorio che forze (come il Prc) che partecipano a questo progetto che dovrebbe essere alternativo al centrosinistra si alleino in Lombardia, Lazio, Friuli, con lo stesso centrosinistra a guida PD – a volte sostenendo candidati che con il progressismo e la sinistra proprio nulla hanno a che fare (come Umberto Ambrosoli).
Così non si cambia, davvero!
Abbiamo partecipato alle assemblee portando le nostre idee, le nostre proposte, i nostri legami sociali, il nostro modo di concepire la politica, dal basso e a sinistra.
Parteciperemo all’assemblea nazionale del 22 dicembre ancora con questo spirito costruttivo e l’interesse per un’occasione da non perdere per costruire un’alternativa al centrosinistra, con il quale non si possono e non si devono fare accordi politici, elettorali e di governo. Un’alternativa con chiari e forti punti programmatici, che partono dai “10 punti” di “Cambiare si può” e vadano oltre – come abbiamo espresso nei nostri interventi di queste settimane (che si possono leggere sul sito sinistracritica.org).
Se il cammino finora percorso continuerà sullo stesso indirizzo, con le stesse modalità, con la stessa radicalità e spirito alternativo, sosterremo fino in fondo questa esperienza elettorale.
Ma non potremo farlo con i Di Pietro, i Diliberto, gli Orlando – che sono parte del problema della sinistra, non la soluzione. E questo non per volontà di esclusione aprioristica, ma per le loro politiche di questi anni, per la loro mancata opposizione (o addirittura accettazione) a provvedimenti pesanti per lavoratrici e lavoratori, per la loro concezione di una “politica politicante”
Cambiare si può, ancora. Proviamoci

giovedì 13 dicembre 2012

16 dicembre a Pisa: assemblea locale di "Cambiare si può"

Cambiare si può. Questa convinzione ce la danno ogni giorno i movimenti sociali e politici che non solo resistono alle politiche liberiste del governo Monti (come di quelli precedenti), ma lo fanno sulla base di una proposta forte di alternativa politica e sociale. Lotte sociali ed esperienze importanti che si sono però espressi in forma ancora troppo frammentaria ed inefficace; per questo la preoccupazione maggiore che abbiamo oggi di fronte non è solamente la possibilità di un ennesimo governo neoliberista – a guida del centrodestra o del centrosinistra – quanto la difficoltà a ricostruire un’opposizione politica e sociale a queste politiche. Non c'è dubbio che l'assenza di una lista alternativa alle prossime elezioni, con un programma se non anticapitalista almeno antiliberista e in grado di fare il controcanto alla vulgata liberista del rigore e dell'austerità, rappresenterebbe una grave mancanza. Servirebbe una proposta fuori e contro qualsiasi coalizione con il PD – evitando le contraddizioni di un sostegno al centrosinistra in regioni chiave come la Lombardia e il Lazio; una proposta non finalizzata a riprodurre apparati, non meramente autorappresentativa, plurale, appetibile soprattutto per giovani generazioni e per i movimenti e per lavoratrici e lavoratori dal futuro sempre più incerto; una proposta che “ribalti” completamente gli attuali assetti della sinistra, le sue vecchie simbologie, i suoi ceti politici che si auto-riproducono, che punti quindi a far emergere un “nuovo” che non sia semplice ideologia nuovista ma valorizzi le esperienze di lotta e movimento, senza per questo cadere in opzioni già viste di “autopromozione” di nuovi ceti politici.

Con questo spirito Sinistra Critica ha partecipato all'assemblea nazionale di Cambiare si può del 1° dicembre scorso a Roma e parteciperà all'assemblea locale di domenica 16 dicembre a Pisa (appuntamento dalle ore 15 presso il Dopolavoro Ferroviario in piazza della Stazione n.16).

martedì 4 dicembre 2012

Considerazioni sull’assemblea nazionale di “Cambiare si può”


Leggi anche l'intervento di Piero Maestri (Sinistra Critica) all’assemblea di “Cambiare si può”

L’assemblea del primo dicembre al Teatro Vittoria di Roma, promossa dai firmatari dell’appello “Cambiare si può”, è stato un momento importante di discussione e partecipazione di tante e tanti cittadini ed ha testimoniato una domanda di un’alternativa politica antiliberista – il cosiddetto “quarto polo” – fortemente presente nella società. La domanda è posta: si può costruire una proposta politica che metta al centro il lavoro e i diritti, i beni comuni, la partecipazione, contro le logiche perverse del mercato e della finanza? Una lista alternativa a centrodestra, centrosinistra e movimento 5 stelle in vista delle prossime scadenze elettorali?
Gli attacchi feroci ai diritti, al salario, ai beni comuni e alla democrazia stessa da parte dei padroni e dei poteri forti su scala europea impongono la necessità di una alternativa politica, di una ”Syriza” italiana come ha detto qualcuno. D’altronde le resistenze che si stanno sviluppando finalmente anche in Italia in questo ultimo periodo indicano chiaramente la strada: dal movimento delle scuole contro i tagli e l’aziendalizzazione, i lavoratori e le lavoratrici della sanità, i cittadini e gli operai di Taranto contro l’Ilva, i  lavoratori e le lavoratrici metalmeccanici che saranno in sciopero il 5 e 6 dicembre contro il patto sulla produttività e l’attacco al contratto collettivo…
Sinistra Critica ha seguito e continuerà a seguire attivamente e con interesse questo percorso, nelle assemblee locali che si terranno nelle prossime settimane e nell’assemblea annunciata per il 20 dicembre. E’ tuttavia necessario che si sciolgano una serie di nodi che non sono stati ancora sciolti nell’assemblea del primo dicembre.
In primo luogo, la questione del soggetto politico e del rapporto con i movimenti e le organizzazioni esistenti. Gli intellettuali che hanno sottoscritto per primi l’appello “Cambiare si può” hanno avuto un ruolo molto positivo di stimolo e di aggregazione intorno allo scheletro di una proposta politica. Tuttavia un movimento politico che aspiri ad avere caratteristiche di massa, non può rimanere confinato nell’indignazione critica di una serie di individualità, deve proiettarsi nei movimenti sociali, dialogare con chi si sta organizzando nelle lotte che vanno nella direzione indicata dall’appello stesso, e infine relazionarsi con le organizzazioni politiche esistenti che hanno manifestato un interesse in questo percorso. Se vogliamo costruire una “Syriza” italiana, dobbiamo puntare a unire in una prospettiva comune gli antiliberisti, organizzati o meno che siano. E’ necessario costruire un cartello di forze, senza primogeniture e con uguale diritto di cittadinanza per tutti e tutte, organizzazioni e individualità, movimenti sociali, donne, lavoratrici e lavoratori, giovani. Un percorso che provi a sperimentare forme di democrazia diretta e partecipazione dal basso, inclusivo anche di altri percorsi già avviati, come quello che ha portato alla manifestazione No Monti Day lo scorso 27 ottobre.
Secondo, bisogna mettere a punto un programma politico con delle priorità chiare, con una chiara connotazione di classe dalla parte degli sfruttati e oppressi. Il governo Monti si è insediato con un programma dettato dalla lettera della BCE del 5 agosto 2011. Similmente a ciò che sta accadendo in tutta Europa, anche in Italia vengono imposte politiche di austerità finalizzate al risanamento dei conti pubblici. Queste politiche hanno una chiara impronta di classe: si mira a ristabilire un tasso di profitto tale da stimolare l’accumulazione a danno dei salari e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, comprimendo i servizi pubblici e colpendo chi ci lavora. Questa politica ha degli strumenti sovranazionali, dati dallo statuto della BCE, dal trattato sul Fiscal Compact, dalle riforme costituzionali imposte in tutta l’UE, Italia compresa, che vincolano le politiche economiche al pareggio di bilancio. Non basta chiedere la rinegoziazione di questi trattati, come fa il PD, bisogna uscirne. E’ necessaria una moratoria del debito pubblico e vanno controllati i tassi d’interesse. Va restituita la sovranità monetaria agli organismi democraticamente eletti a livello europeo e nazionale. Vanno attuate politiche di intervento diretto dello Stato nell’economia, nazionalizzando le banche e le aziende strategiche (Fiat, Alcoa, Ilva…) e messe sotto il controllo dei lavoratori e dei cittadini. La crisi economica ha delle caratteristiche radicali ed è solo con proposte radicali che si può affrontarla per uscirne facendone pagare i costi ai veri responsabili.
Il quarto polo dovrebbe avere una chiara connotazione di classe, antiliberista, femminista, ambientalista e internazionalista. Non è possibile continuare a tacere delle missioni militari all’estero e del ruolo imperialista dell’Italia dopo le rivoluzioni arabe, dopo i nuovi massacri in Palestina.

venerdì 23 novembre 2012

Piena solidarietà ai lavoratori di Asso Werke di Fornacette per la Cassa Integrazione.

riceviamo e volentieri pubblichiamo 


Sinistra Alternativa per Calcinaia esprime tutta la propria solidarietà e vicinanza politica e umana ai lavoratori della Asso Werke di Fornacette, che negli ultimi giorni hanno appreso la volontà dei dirigenti aziendali di "ristrutturare" le strutture produttive con richiesta di Cassa Integrazione a zero ore per 150 operai (circa il 40% dei dipendenti totali) per un anno con opzione per il secondo: il timore di tutti è che questo possa essere l'inizio di un percorso che porterà a veri e propri licenziamenti.

E' paradossale che in un periodo di devastante crisi economica, una scelta del genere venga fatta da un'azienda che da anni produce utili.
Ricordiamo inoltre che la Pistoni Asso prima e Asso Werke poi, da oltre 50 anni, hanno avuto molti vantaggi di varia natura dal Comune di Calcinaia, ed è assurdo che ora l’azienda voglia scaricare le proprie scelte sulla comunità fornacettese e sui lavoratori che provengono da tutta la zona.
Particolarmente singolare è che questa "ricetta" di innovazione che rende superflui 150 dipendenti è stata presa da Asso Werke dopo una consulenza con l'azienda automobilistica tedesca della Porsche, che in pratica ha imposto questa ristrutturazione.
E' triste vedere anche a livello locale come l'imposizione di una multinazionale possa decidere del lavoro di centinaia di persone. Inoltre è siamo di fronte a un'infelice metafora di quanto avviene a livello europeo dove la Germania dà lezioni di economia a tutti i paesi europei che si limitano a eseguire, con conseguenti sacrifici sempre per i più deboli.
Ancora una volta insomma tutto è in funzione del profitto e anche quando non c'è sentore di perdite le aziende non si fanno scrupoli a far pagare le proprie scelte alla collettività (con la Cassa integrazione, pagata da tutti i contribuenti, e quant'altro): è l'ora di finirla con questa privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite.

Esprimiamo il nostro appoggio ai lavoratori per tutte le forme di protesta e di lotta che vorranno mettere in campo per tutelare il proprio diritto al lavoro.
Crediamo che le istituzioni di Calcinaia, la Provincia di Pisa e la regione Toscana debbano intervenire al più presto su questa vicenda per scongiurare che la situazione diventi particolarmente drammatica sul fronte occupazionale. A tal proposito il nostro consigliere comunale ha già presentato una Mozione urgente che sarà discussa al Consiglio Comunale di martedì 27 novembre, affinché anche il Sindaco e la Giunta prendano una posizione decisa e inequivocabile.

Sinistra Alternativa per Calcinaia

* Sinistra Alternativa per Calcinaia è una coalizione che dal 2009 unisce a livello locale Sinistra Critica, Rifondazione Comunista e un gruppo di indipendenti.

venerdì 16 novembre 2012

Pontedera: manifestazione antifascista domenica 18 novembre


Le forze politiche e sociali della Valdera si sono ritrovate domenica presso la sede dell’Arci per dar vita ad una mobilitazione unitaria in risposta alla gravissima aggressione razzista e fascista di Forza Nuova.

Unanime il profondo sdegno e la ferma condanna per l’irruzione di Forza Nuova all’iniziativa per il conferimento della cittadinanza onoraria ai bambini stranieri nati in Italia e residenti a Pontedera, un gesto vile in una giornata di festa a cui partecipavano più di 600 bambini.
Esprimiamo la nostra solidarietà alle comunità di migranti confermando il nostro impegno: tutti insieme continueremo a lavorare per costruire una società che guarda al futuro, che riesca a tutelare tutti i cittadini, indipendentemente dal colore della pelle o dal paese di provenienza.
Esprimiamo la nostra solidarietà all’ Amministrazione Comunale che ha organizzato la manifestazione “Pontedera sono anch’io”, iniziativa in cui tutti quanti noi ci riconosciamo e che pensiamo rappresenti la parte migliore della nostra comunità.
L’azione di Forza Nuova è una provocazione inaccettabile per una città che ha fatto dell’accoglienza e del dialogo uno dei tratti distintivi. In questa città moltissime associazioni, forze sociali, politiche e Istituzioni hanno portato avanti la campagna “l’Italia Sono Anch’io” per l’allargamento dei diritti di cittadinanza.
Questa è per noi una battaglia di civiltà.
Per l’iniziativa “Pontedera Sono Anch’io” c’erano al Teatro Era più di 600 bambini, e anche a quei bambini dovremo dare una risposta rispetto all’accaduto. Proveremo a farlo, tutti insieme, e chiediamo alle Istituzioni  Scolastiche di promuovere momenti di riflessione e condivisione in tutte le sedi possibili.
Il gesto di Forza Nuova è espressione di una cultura dell’intolleranza che si pone agli antipodi della nostra democrazia e che può portare solo regressione per le nostre comunità. Per questo diciamo in maniera ferma e decisa che in Valdera non c’è spazio per chi semina politiche d’odio e di intolleranza e per chi rivendica nel proprio programma politico l’eredità del fascismo.
Non faremo passi indietro, vogliamo invece rilanciare, chiedendo a tutti i Comuni della Provincia di Pisa di dar vita alla medesima iniziativa conferendo la cittadinanza onoraria ai bambini di origine straniera residenti nelle nostre città.
Le discriminazioni minano le basi delle relazioni sociali e i principi costituzionali.
Crediamo che la risposta più forte a soggetti come Forza Nuova sia dar vita ad una manifestazione ampia, trasversale, plurale, insieme a tutte quelle forze politiche e sociali che quotidianamente lavorano per costruire una comunità accogliente, antirazzista, democratica e paritaria.
Proponiamo pertanto una giornata di mobilitazione per domenica 18 novembre, in occasione della giornata di tesseramento dell’ ANPI, riempiendola dunque di un alto valore simbolico e ideale.
Nel pomeriggio, dalle ore 15:00 in Piazza del Comune saranno organizzate attività per i bambini, per restituire loro quella giornata di festa che gli è stata negata.
Alle ore 18, in Piazza del Comune partenza del Corteo che attraverserà le vie cittadine e si concluderà nuovamente in Piazza del Comune.
La strage di Piazza Dalmazia dello scorso dicembre, con l’omicidio di due cittadini senegalesi per mano di un militante di estrema destra, ci insegna a non abbassare mai la guardia e a rispondere con prontezza e fermezza a quanti propagandano più o meno velatamente politiche discriminatorie.
Sono in aumento le azioni di Forza Nuova in tutta Italia, è di poche settimane fa l’attacco alla comunità gay di Bologna, numerose le manifestazioni in cui vengono scanditi slogan contro ogni diversità, in aumento gli atti di  intimidazione di violenza. E l’attacco di Forza Nuova al Teatro Era ci lascia sgomenti e preoccupati. Riteniamo che un soggetto politico che porta avanti politiche discriminatorie e che rivendica l’eredità del fascismo sia incompatibile con la nostra democrazia e con il nostro ordinamento Costituzionale.
Esprimiamo preoccupazione per la contestazione che è avvenuta in un teatro pieno di più di 600 bambini e di tantissime famiglie. E’ grazie al grande senso di responsabilità di tutti i presenti che si è potuta evitare una degenerazione ben diversa.
Chiediamo ai titolari dell’ordine pubblico, dal prefetto alle forze di polizia di verificare la compatibilità di questo movimento neofascista con l’ordinamento democratico e soprattutto le condizioni minime di sicurezza per la città, valutando con attenzione il pericolo di un’eventuale escalation a cui potremmo assistere.
Condividendo una preoccupazione unanime per la sicurezza della nostra città, chiediamo pertanto che si proceda alla chiusura della sede di Pontedera di Forza Nuova.


IL COMITATO PROMOTORE DELL’INIZIATIVA:

ARCI Valdera, CGIL Pisa, ANPI Pisa, AGESCI Pontedera, Arciragazzi Valdera, ACLI Valdera, Arci Servizio Civile Pontedera, Ass. Asdreni albanese, Ass. Crescere Insieme, Ass. culturale Identità, Ass. Senegal Solidarietà, Ass. Senza Confini, Ass. Kurdistan, Bhalobasa, Casa del Popolo La Rotta, Circolo Arci La Perla, CISL Pisa, Cobas, Cobas Scuola, Comitato 25 Aprile, Comitato genitori insegnanti in difesa della scuola pubblica Valdera, CNCA, Comunisti Italiani, Consulte di Quartiere Pontedera, Chiodofisso, Coop. Il Ponte, Coop. Il Progetto, Coop Agape, Forum Acqua Valdera, Giovani Democratici Valdera, Legambiente, Libera Pisa, Partito Democratico Valdera, Pubbliche Assistenze, Rifondazione Comunista Valdera, RSU Piaggio, SEL Valdera, Sezione Soci COOP Valdera, Sinistra Critica Valdera, Tavola della Pace e della Cooperazione, UIL Pisa, UISP Valdera

lunedì 12 novembre 2012

Fuori i fascisti dalle nostre città! Chiudiamo la sede di Forza Nuova a Pontedera! Solidarizziamo con la comunità migrante. I Bambini e le bambine non si toccano!


riceviamo e volentieri pubblichiamo

Condanniamo l’irruzione squadrista di Forza Nuova al Teatro Era in occasione del conferimento della cittadinanza italiana onoraria ai bambini nati e residenti a Pontedera.

603 bambini e bambine di 31 nazionalità partecipavano a una festa poi interrotta da pratiche xenofobe e razziste.  Non abbiamo altri termini per descrivere una ignobile manifestazione che colpisce i migranti e loro famiglie che vivono e lavorano da anni in Valdera, uomini e donne parte integrante della società civile.

Per troppo tempo le istituzioni locali hanno sottovalutato la pericolosità dell’estrema destra concedendo negli anni spazi pubblici per manifestazioni nostalgiche e di richiamo al fascismo.

ORA BASTA !

Comitato antifascista e antirazzista Valdera 

venerdì 9 novembre 2012

14 NOVEMBRE! SOSTENIAMO LO SCIOPERO GENERALE EUROPEO!


Il 14 Novembre in diverso paesi europei sono state lanciate mobilitazioni convergenti contro le politiche di austerità che stanno massacrando i lavoratori e le classi popolari. In Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta è stato proclamato lo Sciopero generale, che vedrà la convergenza di sindacati e movimenti sociali nella lotta contro i propri governi, il padronato e la Troika europea-Bce, Fmi, Unione Europea.
In Grecia lo sciopero del 14 Novembre viene preparato da due giorni di mobilitazione generale prolungata, il 6 e il 7 Novembre, con l'obiettivo di paralizzare l’intero paese contro il nuovo “pacchetto” di provvedimenti di austerità in discussione in Parlamento.
In Italia quella giornata vedrà le iniziative della Cgil, che riprende l’appello della Ces e i suoi propositi: evitare una vera giornata di lotta europea e limitarsi ad una protesta che non pone alcuna proposta realmente alternativa alle politiche della Ue e della Bce.
Non possiamo e non vogliamo limitarci a queste manifestazioni, convocate su piattaforme arretrate e non all'altezza delle necessità e dei bisogni di lavoratori e lavoratrici; vogliamo invece rilanciare i contenuti e la radicalità di una giornata di lotta e europea, per farne un primo momento di mobilitazione generale verso un autentico Sciopero Europeo; occorre costruire una giornata di mobilitazione per il lavoro, il reddito, il salario, i diritti, contro le politiche di austerità e il massacro sociale in corso, per ribadire il diritto alla formazione pubblica e gratuita, per la difesa del lavoro migrante, sfruttato due volte e ricattato come avviene in questi giorni all'Ikea di Piacenza.
In ogni città invitiamo le compagne/i di SC a costruire e partecipare alle iniziative in cui si esprimeranno i movimenti sociali, che vadano oltre le forme previste dall'apparato burocratico della Cgil e provino a far convergere tutte le mobilitazioni in corso in queste settimane e la radicalità delle lotte per la difesa del territorio, dei beni pubblici, della dignità del lavoro – in particolare la lotta dei lavoratori della scuola e dei precari contro i nuovi provvedimenti “ammazza insegnanti”, che “scalderanno” i motori del conflitto sociale con le manifestazioni annunciate il 10 Novembre nelle più importanti città italiane.
Il 14 Novembre tutti insieme contro l’austerità e le politiche del Governo Monti, per una opposizione di massa e radicale che superi la frammentazione delle lotte.

Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

martedì 6 novembre 2012

FIRMA PER RIPRISTINARE L’ARTICOLO 18 E PER CANCELLARE L’ARTICOLO 8.


Attraverso la controriforma Fornero sul lavoro (legge 92/2012), il governo Monti e la grande maggioranza parlamentare che lo sostiene (dal centrosinistra del Partito Democratico alla destra del PdL) hanno manomesso l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, consentendo ciò che non era riuscito a Berlusconi nel 2002, cancellando così la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza “giusta causa”. Con le modifiche introdotte, adesso se il lavoratore ricorre al giudice e il licenziamento viene riconosciuto come “ingiustificato”, l’azienda al più avrà solo l’obbligo di un risarcimento economico (da 12 a 24 mensilità), ma il licenziamento rimarrà.
In questi mesi, si contano già a decine i licenziamenti che non avrebbero potuto essere attuati se non fosse stato manomesso l’articolo 18; inoltre la cancellazione dell’articolo 18 permette nei fatti ancor più di prima alle aziende e ai padroni di ricattare i lavoratori e le lavoratrici, i delegati e le delegate sindacali che rivendichino sul posto di lavoro il rispetto dei contratti e delle norme sulla sicurezza, e di aggredire così ulteriormente diritti e conquiste storiche del movimento operaio.
Attraverso questo referendum vogliamo ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nella versione originaria, ben sapendo che è necessario anche il suo allargamento a tutti i lavoratori di aziende con meno di 16 dipendenti, oggi esclusi, come già chiesto da oltre 10 milioni di votanti nel referendum del 2003.
Nell’agosto del 2011, all’interno di una delle tante manovre economico-finanziarie (legge 148/2011), il governo Berlusconi ha introdotto all’articolo 8 la possibilità di derogare dalle norme contenute nei contratti nazionali di lavoro e dalle leggi in tema di lavoro, attraverso accordi aziendali e territoriali, anche eventualmente sottoscritti da sindacati che non rappresentino la maggioranza dei lavoratori coinvolti. Un articolo scritto sotto dettatura della Fiat e di Marchionne.
Viene così consentito di derogare in peggio al contratto collettivo nazionale e persino alla legge in quasi tutti gli aspetti del rapporto di lavoro: contratti a termine e a orario ridotto, modalità di assunzione e ulteriori aumenti della precarietà, classificazione e inquadramento del personale, orario di lavoro, ecc. Questa norma è stata resa possibile e anticipata dall’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, sottoscritto anche dalla CGIL, pur con l’opposizione espressa allora al suo interno dalla minoranza di sinistra e dalla FIOM.
Attraverso questo referendum vogliamo ristabilire la certezza dei diritti previsti e conquistati nei contratti nazionali e ripristinare il principio per cui nessun accordo sindacale possa modificare in peggio le tutele minime previste dalla legge per i lavoratori. La contrattazione aziendale deve piuttosto poter garantire tutele aggiuntive, sia normative che salariali, poter contrattare i vari aspetti dell’organizzazione del lavoro, l’articolazione degli orari, ecc., sempre nei limiti previsti dal contratto nazionale

FIRMARE NON BASTA, MA AIUTA!
*Sinistra Critica è impegnata a sostenere la campagna per la raccolta firme per questi due referendum, nonostante le finalità elettoralistiche con cui l’iniziativa è stata promossa da altri partiti.
*I giusti contenuti dei quesiti referendari possono essere utilizzati come strumento di intervento nei luoghi di lavoro, come occasione per parlare nuovamente delle controriforme del lavoro e colmare almeno in parte quel vuoto di informazione che ne ha agevolato l’approvazione.
* Utilizziamo i referendum per mettere in discussione le micidiali politiche varate in questi mesi dal governo Monti e da chi lo sostiene, per favorire la costruzione di ciò che è indispensabile per vincere, un movimento contro le politiche di austerità e contro il pagamento di un debito che non è stato certo prodotto da lavoratori, lavoratrici, precari, disoccupati, per il conflitto sociale e l’allargamento della mobilitazione nelle piazze, nei territori, nei luoghi di lavoro.

SINISTRA CRITICA
organizzazione per la sinistra anticapitalista

martedì 23 ottobre 2012

SABATO 27 OTTOBRE: TUTTI/E AL NO MONTI DAY!

Siamo persone che lottano, organizzazioni sociali e sindacali, forze politiche e movimenti civili, e ci siamo assunti l'impegno di dare voce e visibilità alle tante e ai tanti che rifiutano e contrastano Monti e la sua politica di massacro sociale, dando vita il 27 ottobre a Roma a una giornata di mobilitazione nazionale, NO MONTI DAY.
Scendiamo in piazza per dire:
*NO a Monti e alla sua politica economica che produce precarietà, licenziamenti, disoccupazione e povertà, no alle controriforme liberiste, oggi e domani.
*NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità e del rigore, che devastano da anni la Grecia e ora l'Italia.
*NO all'attacco autoritario alla democrazia, no alla repressione contro i movimenti ed il dissenso, no allo stato di polizia contro i migranti.
*Sì al lavoro dignitoso, allo stato sociale , al reddito, per tutte e tutti, nativi e migranti.
*Sì ai beni comuni, alla scuola e alla ricerca pubblica, alla salute e all'ambiente, a un'altra politica economica pagata dalle banche, dalla finanza dai ricchi e dal grande capitale, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione dei privilegi delle caste politiche e manageriali, sì alla cancellazione di tutti i trattati che hanno accentrato il potere decisionale nelle mani di una oligarchia.
*Sì alla democrazia nel paese e nei luoghi di lavoro, fondata sulla partecipazione, sul conflitto e sul diritto a decidere anche sui trattati europei.
Vogliamo manifestare per mostrare che, nonostante la censura del regime informativo montiano, c'è un'altra Italia che rifiuta la finta alternativa tra schieramenti che dichiarano di combattersi e poi approvano assieme tutte le controriforme, dalle pensioni, all'articolo 18, all'IMU, alla svendita dei beni comuni, così come c'è un'altra Europa che lotta contro l'austerità e i trattati UE.
Un'altra Italia che lotta per il lavoro senza accettare il ricatto della rinuncia ai diritti e al salario,che difende l'ambiente ed il territorio senza sottomettersi al dominio degli affari.
Un'altra Italia che lotta per una democrazia alternativa al comando autoritario dei governi liberisti e antipopolari europei primo fra tutti quello tedesco, della BCE della Commissione Europea e del FMI, del grande capitale e della finanza internazionale.
Promuoviamo una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l'opposizione sociale a Monti e a chi lo sostiene, per esprimere il massimo sostegno a tutte le lotte in atto per i diritti, l'ambiente ed il lavoro, dalla Val Susa al Sulcis, da Taranto a Pomigliano, dagli inidonei e precari della scuola, da Cinecittà occupata ai tanti esempi di cultura condivisa come il Teatro Valle occupato e le tante altre in giro per l'Italia, a tutte e tutti coloro che subiscono i colpi della crisi.
Vogliamo che la manifestazione, che partirà alle 14,30 da Piazza della Repubblica, si concluda in Piazza S. Giovanni con una grande assemblea popolare, ove si possa liberamente discutere di come dare continuità alla mobilitazione.
Proponiamo a tutte e tutti coloro che sono interessati a questa percorso di costruirlo assieme, specificandone e ampliandone i contenuti, fermi restando i punti di partenza e le modalità qui definiti.

Il comitato promotore NO MONTI DAY ROMA 27 OTTOBRE

Per andare a Roma con partenza dalla provincia di Pisa è possibile prenotare un posto sui pulman organizzati unitariamente dai vari movimenti della nostra zona. Per partire da Pisa chiamare il 3491636503, per partire da Pontedera chiamare il 3384697185

giovedì 11 ottobre 2012

NO ALLA DISMISSIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA! NO AL CONCORSO TRUFFA! NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO!


Il governo Monti prosegue sulla strada della dismissione dell'istruzione pubblica segnata da Berlusconi, confermando l’attuazione di tutti i provvedimenti del governo precedente (responsabile di 8 miliardi di tagli e di oltre 150mila licenziamenti) e tagliando ulteriori 200 milioni di euro alla scuola pubblica con la spending review. La scuola statale è stata gettata sul lastrico, gli studenti sono costretti in classi sovraffollate in cui è impossibile esercitare una didattica di qualità, in cui la loro stessa incolumità è messa a repentaglio viste le deroghe ai parametri stabiliti dalle leggi sulla sicurezza; diminuiscono le ore di studio nella scuola dell’obbligo; si nega il diritto allo studio e all’integrazione dei disabili.
Per coprire questa situazione il ministro Profumo ha tirato fuori dal cilindro un concorso per i docenti, propagandando oltre 11mila assunzioni di giovani insegnanti. In realtà le assunzioni – già previste dalla Gelmini per far entrare i docenti precari al posto di quelli che vanno in pensione – sono solo una minima parte dei circa 100mila posti vacanti su cui ogni anno lavorano i precari, sono spalmate su due (o forse tre) anni scolastici e non coprono neanche i pensionamenti previsti. Inoltre il concorso costituisce uno spreco di denaro pubblico, essendo rivolto soprattutto ai docenti già in possesso di abilitazione, che hanno già vinto un concorso precedente o si sono abilitati nelle scuole di specializzazione a numero chiuso e che quindi hanno già ampiamente maturato il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato. In questo modo si punta a costruire una ulteriore divisione tra i precari , quelli che avranno vinto il concorso e che saranno inseriti in una ennesima graduatoria di merito e la grande maggioranza che rimarrà a marcire nelle graduatorie “ad esaurimento”. Gli aspiranti docenti iscritti ai costosi corsi TFA dovranno aspettare un prossimo fantomatico concorso per provare a conquistare un contratto a tempo indeterminato, andando nel frattempo ad ingrossare le fila dei precari della scuola, che in assenza di investimenti cospicui non hanno alcuna prospettiva di stabilizzazione.
Nella scuola si è ormai costituito un enorme esercito di riserva di quasi 300mila precari (o aspiranti tali) che i governi neoliberisti utilizzano come leva per la sottrazione dei diritti anche agli insegnanti di ruolo e per la squalificazione dell’istruzione pubblica. La proposta di legge n. 953 (inizialmente presentata dalla deputata Aprea del PdL) prevede lo smantellamento degli organi collegiali, annullando le conquiste di democrazia ottenute con anni di lotte da insegnanti e studenti. La scuola che ha in mente questo parlamento, complici entrambi i principali schieramenti politici, prevede la partecipazione dei privati agli organi di autogoverno degli istituti, smascherando finalmente il concetto di “autonomia” sbandierato dal centrosinistra come un avanzamento democratico e che invece si traduce nell’aziendalizzazione delle scuole, messe in competizione tra loro sul mercato a spese del diritto allo studio e dell’indipendenza del sapere.
L’ennesima riforma del sistema pensionistico attuata dalla ministra Fornero colpisce in modo particolare le lavoratrici ed i lavoratori della scuola, costringendoli a rimanere al lavoro oltre i 67 anni, rallentando il turnover, costringendo molti precari ad andare in pensione con un reddito da fame. Il blocco del contratto collettivo, scaduto nel 2009, peggiora la già scandalosa situazione retributiva dei dipendenti della scuola, peggio ancora per i precari neoassunti che devono rinunciare anche ai miseri scatti di anzianità per i primi cinque anni. In questo quadro i docenti cd. inidonei vengono ricollocati tra gli amministrativi, si prospettano tagli sugli scatti di anzianità e sugli stipendi di chi assiste i parenti disabili, si sta ventilando la possibilità di aumentare l'orario di lavoro a parità di salario per gli insegnanti!
Le politiche contro la scuola pubblica sono politiche contro i lavoratori e le lavoratrici, sia direttamente perché colpiscono i diritti di chi lavora nella scuola, sia indirettamente perché negano il diritto allo studio per i lavoratori e le lavoratrici di domani, puntando a costruire una massa ignorante ed asservita al dominio dei padroni sui luoghi di lavoro e ai poteri forti nella società in generale. Queste politiche vengono giustificate con la necessità di fronteggiare la crisi e aggiustare i conti pubblici per il pagamento del debito, accumulato negli anni al fine di favorire speculatori e capitalisti. Le lavoratrici ed i lavoratori, le studentesse e gli studenti non sono responsabili della crisi economica e non hanno contribuito alla formazione del debito, sono anzi in credito di democrazia e di diritti, e con la lotta se li riprenderanno!
Costruiamo insieme un movimento di opposizione al governo Monti, a partire dalla manifestazione nazionale No Monti Day del prossimo 27 ottobre!

Chiediamo:
• il rifinanziamento immediato della scuola pubblica statale restituendo gli 8 miliardi di euro indebitamente sottratti dal governo Berlusconi;
• l’assunzione dei precari su tutti i posti vacanti e un sistema di reclutamento che garantisca l’assunzione a tempo indeterminato dei precari entro tre anni di servizio prestato per supplenze.

Sinistra Critica

mercoledì 3 ottobre 2012

Terzo Congresso Nazionale di Sinistra Critica



Si è svolto dal 27 al 30 settembre 2012 a Trevi (TR) il  Terzo Congresso Nazionale di Sinistra Critica.

Cliccando sugli appositi collegamenti potete trovare tutti i vari Ordini del giorno approvati , poi la Mozione conclusiva e infine la composizione del  nuovo Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica.

martedì 11 settembre 2012

COSTRUIAMO UN MOVIMENTO CONTRO LA CRISI E CONTRO MONTI!

Le nuvole della "crisi del debito" sono cariche di tempesta. La fine dell'estate ci porta i tentativi governativi di "salvare l'euro" continuando a massacrare i lavoratori. L'Alcoa, i minatori del Sulcis, la Fiat,l'Ilva di Taranto e le tante vertenze aperte in difesa del posto di lavoro ci parlano della fatica,delle sofferenze e delle resistenze di tanti luoghi di lavoro e di tanti territori.
Insieme ad essi il dramma dei precari e degli insegnanti, l'offensiva contro i lavoratori pubblici, l'aumento delle tasse universitarie e l'attacco alla scuola pubblica che produce anch'essa rabbia e resistenza.
Quello che occorre è la costruzione di un grande movimento unitario contro la crisi, l'austerità e le politiche del Governo Monti. Un grande movimento nel quale possano confluire le organizzazioni sindacali conflittuali, le tante RSU E I LAVORATORI IN LOTTA, I PRECARI E GLI STUDENTI, LE DONNE E LE POPOLAZIONI DEI TERRITORI DEVASTATI DALLA LOGICA MICIDIALE DELLE GRANDI OPERE e della cementificazione selvaggia, dalle diverse Val di Susa ai Comitati per l'acqua pubblica.

Il movimento contro l'austerità e il debito di cui si sente una disperata necessità può provare anche ad utilizzare strumenti che mettano in discussione le micidiali politiche varate nei mesi scorsi dal governo Monti.

Tra questi strumenti vi possono rientrare sicuramente i due "referendum sociali" per la cancellazione delle modifiche all'articolo18 dello statuto dei lavoratori e la cancellazione dell'articolo 8 dell'ultima finanziari berlusconiana, che rendeva possibile le deroghe al contratto nazionale.
Sinistra Critica sceglie quindi di partecipare ai comitati promotori di questi referendum che si stanno definendo in questi giorni e si impegnerà nella raccolta di firme, cercando di farne una leva per il conflitto sociale e l'allargamento della mobilitazione nelle piazze,nei territori,nei luoghi di lavoro.
In questo scenario, e di fronte ai compiti che incombono sui soggetti del sindacalismo conflittuale e della sinistra di opposizione,non possiamo che esprimere grande preoccupazione per quanto maturato nell'ultimo comitato centrale della Fiom.
Non ci convince la scelta di offrire un "patto" a Fmi, Uilm e Federmeccanica per il 2013 che sterilizzerebbe la battaglia per il contratto nazionale di lavoro - con l'illusione magari di evitare la politica degli "accordi separati"-in cambio della "defiscalizzazione del salario". Tantomeno ci convince l'offerta fatta sul terreno dell'apprendistato-ampliandone l'utilizzo da parte degli industriali - sul cuneo fiscale alle aziende che fanno investimenti produttivi o sull'uso delle risorse del fondo Cometa per sostenere "l'industria di qualità"(?).
Ci sembra che tutto ciò non vada certo nella direzione dell'unificazione delle lotte in corso intorno ad obiettivi chiari, mobilitanti e soprattutto corrispondenti all'esigenza dei lavoratori di difendere il proprio salario e il proprio lavoro.
Ancor meno ci piace il tentativo di azzeramento della segreteria,aprendo quindi di fatto una crisi nel gruppo dirigente, con l'obiettivo evidente di rimuovere la presenza delle componenti di sinistra al proprio interno che nell'ultima fase ,in diverse occasioni, hanno messo in discussione l'operato del gruppo dirigente centrale della Fiom.
Ci sembra che un sindacato conflittuale non può che nutrirsi del pluralismo e della dialettica anche aspra tra diverse posizioni al proprio interno. L'appiattimento burocratico non può che seminaredisorientamento e frustrazione proprio tra coloro che sono in prima linea a reggere l'urto dell'offensiva padronale.

Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

martedì 24 luglio 2012

Acqua e Democrazia nelle mani del mercato. ACQUE S.p.A. ignora il Referendum, la legalità e minaccia la sospensione del servizio idrico

riceviamo e pubblichiamo con piacere


A distanza di qualche mese dall’inizio della Campagna di Obbedienza Civile, che vede centinaia di cittadini utenti di Acque Spa - migliaia in tutta la Toscana - sottoscrivere i reclami che chiedono l’applicazione del 2° quesito referendario, arrivano risposte di Acque Spa con la minaccia di sospendere la fornitura idrica per coloro che, con coerenza, chiedono il rispetto della democrazia e l’abolizione del profitto dalla bolletta.
Abbiamo affermato che l’acqua è un bene comune che appartiene a tutti i i cittadini e per questo deve stare fuori dalle logiche di profitto e speculazione, e 27 milioni di cittadini/e ci hanno dato ragione.
Abbiamo affermato che la privatizzazione dei servizi pubblici deve essere fermata perché contraria all’interesse collettivo, e la maggioranza degli elettori/trice del paese ha votato SI per fermare la mercificazione della nostra vita.
Eppure, tradendo la democrazia per salvaguardare lobby di potere e interessi forti, il governo e gli amministratori regionali e locali, ignorano da oltre un anno questa volontà maggioritaria.
L’acqua non è un bene economico da privatizzare e deve stare fuori dal mercato e dal profitto. Lo abbiamo sancito attraverso un referendum popolare, l’istituto più grande di espressione democratica del nostro ordinamento.
Eppure le Aziende come Acque Spa, quelle aziende che dovrebbero essere nostre perché le infrastrutture che gestiscono e il bene primario che utilizzano appartengono alla collettività, sembrano operare al servizio dei potenti di turno, si chiami banca, multinazionale, socio privato o socio pubblico, con l’arroganza di chi afferma sempre e comunque la logica del potere e del denaro nell’interesse di pochi.
Mentre l’emergenza idrica abbassa le falde e secca i fiumi, l’integrità del ciclo idrogeologico è sempre più compromessa e la crisi economica colpisce in maniera massiccia le famiglie, le bollette continuano a aumentare e si insiste ad eludere il referendum per garantire il profitto d’impresa.
Acque spa ha chiuso il bilancio 2011 con oltre 11 milioni di utili, quasi 18 milioni prima delle imposte, risorse finanziarie che derivano direttamente dalla tariffa cioè dalle nostre tasche. Ma, diversamente da come ci raccontano, questi soldi non rimangono in azienda, non vengono reinvestiti su impianti e reti, non vanno a sostegno delle fasce deboli, non vengono accantonati per rimborsare i cittadini che dal 21 Luglio 2011 aspettano che il referendum sia applicato.
Nel decennale della privatizzazione dell’acqua del nostro territorio, gli azionisti possono ben festeggiare quasi 112 milioni di euro di utili prima delle imposte e quasi 25,5 milioni di dividendi distribuiti.
E’ con queste premesse che Acque Spa minaccia di sospendere la fornitura idrica e tagliare l’acqua a chi chiede il rispetto del voto referendario ed è per questo che ricordiamo ad Acque che non siamo noi ad essere in debito, piuttosto vantiamo un credito che è prima di tutto un credito di democrazia e rispetto della cittadinanza.
Ricordiamo che esiste un ricorso al TAR Toscana depositato in febbraio e in attesa di giudizio sulla non applicazione dell'esito referendario da parte del controllore ATO2 e del controllato Acque Spa.
Ricordiamo ai sindaci, all'ATO e al gestore che aspettavano il parere dell'autorità per l'energia elettrica e del gas (AEEG), che questa si è già espressa sul suo sito (pagine 22-23 capitolo 3 del documento in consultazione al seguente link) dove spiega che dal 21 di Luglio 2011 i gestori avrebbero dovuto adeguarsi in modo automatico al dettato referendario e che comunque dovranno rimborsare le quote della bolletta illegalmente percepite dopo il referendum popolare.
Con i nostri avvocati prenderemo tutti i provvedimenti necessari al fine di tutelare i diritti degli 800.000 cittadini dei 57 comuni gestiti da Acque Spa, perché “si scrive acqua ma si legge democrazia”.


Forum Toscano dei movimenti per l'acqua ATO2

sabato 30 giugno 2012

E' uscito il n.48 di ERRE: Il movimento necessario

IL MOVIMENTO NECESSARIO - ERRE N. 48
EDITORIALE
L'Europa a venire (Salvatore Cannavò)
PRIMO PIANO
"Doppio movimento" nella crisi italiana (Roberto Firenze)
Da Milano a Francoforte. Contro l'Europa del capitale (Piero maestri)
TEMPI MODERNI
Il futuro degli indignati (Josep Maria Antentas e Esther Vivas)
Valsusa, dove il radicalismo non è liquido (Checchino Antonini)
Non dobbiamo! Non paghiamo! (Dario Di Nepi)
FOCUS
Una nuova questione operaia (Franco Turigliatto)
I lavoratori possono decidere? (Paola Cassino e Angelo Pedrini)
L'ipocrisia della Cgil (Sergio Bellavita)
Resistere alla dittatura della finanza (Jsc)
CORRISPONDENZE
(Rsd)
La visita del papa a Cuba (Antonio Moscato)
Wukan, un simbolo della resistenza popolare (Isabelle Zhang)
IDEEMEMORIE
Addio Tas (Salvatore Cannavò)
Non ci avrete mai come volete voi (Bruno Papignani)
Il ritorno della lotta di classe (Marco Bertorello)

Per richiederne una copia scrivi al nostro indirizzo email: sinistracritica.pisa@gmail.com

sabato 23 giugno 2012

Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi

Gentilissimo Sig. Presidente,
da tempo il Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Valdera (CGCRV), assieme ad altre associazioni e comitati toscani, si sta interessando ai molti progetti di smaltimento dei rifiuti che riguardano il nostro territorio. In particolare come CGCR stiamo seguendo, insieme a tutte le realtà a noi associate, le seguenti vertenze:

- Gello di Pontedera: dissociatore molecolare e terza discarica ECOFOR, impianto a biomasse legato al nuovo autodromo e impianto di compostaggio GEOFOR
- Castelfranco di Sotto: pirogassificatore Waste Recycling
- Cascina: discarica del tiro a segno con nuove autorizzazioni per amianto e altri rifiuti pericolosi ECOFOR
- Pisa: inceneritore di Ospedaletto GEOFOR
- Peccioli: ampliamento discarica BELVEDERE
- San Donato di Santa Maria a Monte: impianto a biomasse
- Chianni: chiusura definitiva discarica NSA
- Valdera: gestione e ampliamento del porta a porta

Come cittadini abbiamo il diritto e il dovere di informarci, informare e fare richieste alle istituzioni, perché queste scelte ci riguardano in prima persona. In relazione a tali scelte è stato contattato da diverse realtà in occasione di incontri pubblici e manifestazioni, e in tali sedi lei ha più volte ribadito la sua volontà e disponibilità per un confronto pubblico con comitati ed associazioni.
Per questo motivo le chiediamo ufficialmente, con la presente lettera aperta, un incontro pubblico di confronto, da tenersi a breve, con rappresentanti di comitati e associazioni a Castelfranco di Sotto, in un luogo adeguatamente dimensionato e in una data tale da permettere al gran numero di persone che interverranno di partecipare ad un contraddittorio sul tema dello smaltimento dei rifiuti. Cittadini ed istituzioni avranno così un'importante occasione per ascoltare e valutare, oltre al suo punto di vista e quello della società civile, anche una sintesi delle strategie da parte chi presiede l'organo amministrativo e di governo del territorio regionale, che nei fatti è di indirizzo e coordinamento per tutte le altre amministrazioni.

Ringraziandola anticipatamente, restiamo in attesa di un suo cortese e auspichiamo rapido riscontro e inviamo i migliori saluti.

CGCRV - Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Valdera
Legambiente Valdera
Non Bruciamoci Gello Pontedera
Non Bruciamoci Pisa
Comitato Permanente per la Tutela e la Salvaguardia dell'Ambiente e del Territorio di Castelfranco Di Sotto
Comitato Tutela Ambientale Alta Valdera
Comitato Tutela Salute e Ambiente San Donato
Movimento Tutela Ambiente e Territorio Montefoscoli
Associazione Semi Futuri - Cascina
GAS - Gruppo di Acquisto Solidale - Cascina, Pontedera e Ponsacco
Lista Civica Rossoblu - Ponsacco
Movimento 5Stelle Valdera
Partito della Rifondazione Comunista Pontedera
Sinistra Critica Valdera
Unione Inquilini Pisa - Sezione Valdarno Inferiore

martedì 19 giugno 2012

Syriza e la sinistra europea

Syriza non ce l'ha fatta. Una campagna forsennata da tutta Europa, fatta anche di calunnie e menzogne, ha indotto i greci a dare un vantaggio ai conservatori che ora formeranno il governo con i socialisti del Pasok. Quelli che hanno rovinato la Grecia sono ora chiamati a salvarla. Ma la battaglia non finisce qui.

Il risultato di Syriza è anche il capitale accumulato di una generosa resistenza fatta di lotte e scioperi che hanno visto nella proposta politica della Coalizione di sinistra un possibile punto di appoggio. La forza di Syriza, e il suo esempio per la sinistra europea, sta soprattutto nella sua capacità di tenere un programma di alternativa alle politiche della Troika senza piegarsi ai diktat e ai ricatti. Così come è significativo il fatto di aver costruito una proposta alternativa di sinistra al fallimento del Pasok.
In questo senso servirebbe qualcosa di simile a Syriza anche in Italia: sul piano del programma a partire dal rifiuto delle politiche di austerità, l'annullamento del debito illegittimo, la riforma fiscale, la nazionalizzazione delle banche, una nuova politica di welfare e di diritti per lavoratrici e lavoratori; sul piano della proposta politica per un progetto che spazi via il liberalismo di Bersani e soci e proponga un'altra strada.
Noi vogliamo proporre questa strada alla sinistra sociale e politica in Italia. Alla sinistra sindacale, alle esperienze di difesa di precari/e e disoccupate/i, ai comitati territoriali, ai centri sociali, al movimento delle donne, a quello impegnato nei Pride, alle associazioni e ai vari collettivi: costruire una vasta coalizione politica e sociale che provi innanzitutto a contrastare le politiche di austerità e costruire un movimento unitario e plurale, organizzato e democratico.
È questa, certamente, la priorità del momento in vista di un autunno che si annuncia drammatico. Una coalizione che, se se ne creano le condizioni, trovi anche la via elettorale senza però dissolversi su questo terreno. Una Coalizione anche in Italia sarebbe il modo efficace per sostenere la lotta di Syriza e di tutta la sinistra radicale e il movimento sociale – in Grecia come negli altri paesi europei - che, contrariamente alle apparenze, è appena cominciata.  

Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

venerdì 8 giugno 2012

NO AL DISEGNO DI LEGGE FORNERO, SCIOPERO GENERALE!


Il Disegno di legge Fornero rappresenta una vera e propria controriforma del lavoro, una misura di drastica e feroce eliminazione di gran parte delle norme a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori conquistate con dure lotte. Dopo tanta propaganda sui presunti privilegi dei lavoratori più anziani da eliminare per accrescere quelli dei più giovani e delle donne, la controriforma Fornero peggiora le condizioni di tutte e tutti, estendendo all'intero mondo del lavoro la precarietà. Anzi, saranno proprio i settori più deboli, i precari, i giovani, le donne a pagare per primi e più degli altri i costi di questa legge.
Il disegno di legge già approvato al senato e ora in discussione alla camera dei deputati consolida e peggiora tutte le norme che hanno consentito il dilagare della precarietà contrattuale. L'aumento delle tasse a carico del lavoro precario ridurrà ulteriormente le retribuzioni nette di questi lavoratori.
Non solo, esso taglia selvaggiamente gli ammortizzatori sociali, abolisce la Cassa integrazione straordinaria e l'indennità di mobilità, sostituendole con un’indennità di disoccupazione di, massimo, 18 mesi, cosa che, combinata con la controriforma previdenziale di dicembre, mette sul lastrico tutti quei lavoratori ultracinquantenni spesso cacciati dalle aziende perché ritenuti non più produttivi. L'indennità di disoccupazione, inoltre, può essere negata a chi non accetta un lavoro pagato 400 euro mensili. Per i precari disoccupati solo una ancor più misera indennità della durata di tre mesi. Nulla per chi è in cerca di prima occupazione.
Infine, cancella l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, regalando ai padroni la libertà di licenziamento “economico”, sia individuale sia collettivo. Padroni che, con il solido alibi della crisi, non rinunceranno ad avvalersene a piene mani, intimidendo e ricattando tutta la manodopera, rendendo sempre più difficile l'organizzazione sindacale dei lavoratori nelle aziende, ottenendo, così, ancora di più la riduzione dei salari e la rinuncia ai diritti, generalizzando il “modello Marchionne”, basato sul ricatto e sulla distruzione dei sindacati non complici.
Queste misure pessime, che il mondo del lavoro pagherà per decenni con un violento aumento dello sfruttamento e della fatica e con un duro peggioramento delle condizioni di lavoro, stanno passando grazie al Partito Democratico, che ne ha contrattato con Monti, con Fornero, con la Confindustria e con il centrodestra l'approvazione, e grazie alla complicità e il cedimento di Cisl, Uil, Ugl e della stessa Cgil.
Occorre, subito, un'inversione di rotta. Occorre una risposta politica e sindacale all'altezza dell'aggressione del padronato e del governo. Occorre condannare all'isolamento quelle forze politiche che favoriscono questa aggressione e quei dirigenti sindacali che sacrificano i diritti e la dignità dei lavoratori con l'idea di preservare meglio così i propri apparati di potere.
Partecipiamo alle iniziative di presidio al parlamento dell'8, 13 e 14 giugno, sosteniamo lo sciopero generale dei sindacati di base del 22 giugno e le manifestazioni di Roma e di Milano di quella stessa data
Siamo ancora in tempo per impedire l'approvazione della legge Fornero
Ci vuole un grande sciopero generale unitario contro questa legge e contro il governo
Sinistra Critica

venerdì 1 giugno 2012

2 giugno: a Roma come a Pontedera il popolo dell'acqua torna in piazza

Riceviamo e pubblichiamo con piacere
A un anno dalla straordinaria vittoria referendaria, costruita da una partecipazione senza precedenti, il Governo Monti e i poteri forti si ostinano a non riconoscerne i risultati e preparano nuove normative per consegnare definitivamente la gestione dell’acqua agli interessi dei privati, in particolare costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire i profitti ai gestori. 
Non solo. Da una parte BCE, poteri forti finanziari e Governo utilizzano la crisi economico-finanziaria per rendere definitive le politiche liberiste di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, di smantellamento dei diritti del lavoro, del welfare e dell'istruzione, di precarizzazione dell’intera vita delle persone. Dall'altra le politiche d'austerità ridimensionano il ruolo dell'intervento pubblico per poi alimentare l'idea che la crescita sia possibile solo attraverso investimenti privati, che in realtà si appropriano dei servizi e devastano il territorio.
E' in atto il tentativo di imporre definitivamente il dominio delle "esigenze dei mercati" sulla democrazia, ovvero il diritto di tutte e di tutti a decidere collettivamente sul proprio presente e futuro.

Il 2 giugno è da sempre la festa della Repubblica, ovvero della ''res publica'', di ciò che a tutte e tutti appartiene. Una festa ormai da anni espropriata alle donne e agli uomini di questo Paese e trasformata in parata militare, come se quella fosse l’unica funzione rimasta ad un “pubblico”, che si vuole progressivamente consegnare agli interessi dei grandi gruppi bancari e dei mercati finanziari.

Ma la Repubblica siamo noi: le donne e gli uomini che, come nel resto d'Europa, pensano che i beni comuni siano fondamento di un nuovo modello produttivo e sociale. Noi, le donne e gli uomini che dentro la propria esperienza individuale e collettiva rivendicano una nuova democrazia partecipativa, dentro la quale tutte e tutti possano contribuire direttamente a costruire un diverso futuro per la presente e le future generazioni.

Crediamo sia giunto il momento di scendere in piazza il 2 giugno. Con l’allegria e la determinazione di chi vuole invertire la rotta e con la consapevolezza di chi sa che il futuro è solo nelle nostre mani pertanto domani sabato 2 giugno vi sarà una grande manifestazione nazionale a Roma.

A livello locale saremo presenti a Pontedera dalle ore 20.30 presso piazza Garibaldi (davanti alle scuole Curtatone Montanara) in occasione del concerto per la Festa della Repubblica. Porteremo le nostre bandiere per l'acqua pubblica ed effettueremo un volantinaggio pubblicizzando la campagna di Obbedienza Civile per il rispetto del referendum che, nella sola Valdera ha già avuto quasi 300 adesioni.

FORUM ACQUA VALDERA

venerdì 18 maggio 2012

FRANCOFORTE: FERMATO PORTAVOCE DI SINISTRA CRITICA INSIEME AD ALTRI ATTIVISTI ITALIANI!

Ieri a Francoforte doveva iniziare una tre giorni di grandi manifestazioni contro le politiche di austerity. Attiualmente però la polizia tedesca sta letteralmente impedendo ai manifestanti di avvicinarsi al centro della città. I metodi usati sono diversi, dallo sgombero dell'accampata effettuato ieri fino ai fermi preventivi che si stanno attuando in questo momento. Infatti sono stati fermati 15 attivisti italiani, tra di loro c'è anche il portavoce di Sinistra Critica Piero Maestri.
Quello che sta avvenendo a Francoforte è una vera a propria sospensione della democrazia e non ci sorprende che ciò avvenga prorio nel cuore della finanza europea che è di fatto la prima della responsabile, insieme ai governi nazionali, delle criminali politiche di austerità che si stanno attuando in tutta Europa.
Proprio per questo ribadiamo la nostra volontà di manifestare di fronte alla BCE, il nostro rifiuto al pagamento del debito oltre alla necessità del rilascio immediato di tutt@ gli attivisti fermati
Nella serata di ieri Piero Maestri e gli altri attivisti sono stati liberati ma è stato loro imposto un "Daspo" che impedisce loro di avvicinarsi al centro di Francoforte fino a sabato sera.

Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

mercoledì 9 maggio 2012

TERREMOTO POLITICO IN EUROPA, E IN ITALIA?

Le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio si iscrivono nel "terremoto" politico che ha interessato il resto d'Europa con le presidenziali in Francia e le politiche in Grecia. Dopo quattro anni di crisi e di politiche di austerità, il segnale politico dato dalle urne è quello dell'intolleranza verso le politiche di massacro sociale. Visibile nel voto greco, in cui, va sottolineato, si afferma nettamente una forza politica, Syriza, che ha fatto dell'annullamento del debito il centro della campagna elettorale, ma anche dal voto francese in cui la forza della destra di Le Pen, sia pure nella versione modernizzata di Marine, mostra il potenziale reazionario e populista che le politiche liberiste incubano e possono far esplodere. Il successo del gruppo neonazista in Grecia, del resto, ne è una conferma inquietante.
Le politiche della Troika, Bce, Ue, Fmi, vengono quindi sanzionate dal voto con l'erosione delle forze centriste, e incaricate di gestire la crisi, e il successo delle ali estreme, a destra e a sinistra. La nettezza delle posizioni dell'estrema destra sembra dare loro maggioro forza con la sinistra, più o meno radicale, ancora vincolata a posizioni nostalgiche e identitarie (Kke) oppure a un rapporto non risolto con la socialdemocrazia (Front de gauche).
Questo schéma può essere rintracciato anche nel voto italiano, sia pure meno paragonabile per via della frammentarietà di un voto puramente amministrativo. In cui però si possono leggere alcune linee generali – che andranno meglio analizzate con i dati numerici più che in percentuale:
- crollano i partiti che hanno gestito il governo negli ultimi anni e che sono i responsabili principali del peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari. Pdl e Lega subiscono perdite secche che indicano una svolta nella loro esistenza e la possibilità di un rimescolamento delle carte nel centrodestra;
- di questo crollo non si avvantaggia il "terzo polo", progetto centrista che non ha spazio in una fase in cui il "centro" viene punito perché individuato come il luogo della "governante";
- il Pd e il centrosinistra tiene ma è comunque incrinato dall'astensione e dal voto alle liste M5S di Grillo
- non c'è nessun exploit della sinistra radicale, come in Francia o Grecia, ma il voto di protesta va al messaggio, condivisibile nella protesta contro l’autismo dei partiti, ma anche populista e confuso, delle liste Grillo.
Il centrosinistra, in particolare, si illude se pensa di essere immune dal voto di protesta e dalla sanzione anti-crisi. Il Pd dimostra di avere una struttura e un insediamento della sua classe dirigente a livello locale che gli permette di reggere l'urto della protesta ma è comunque attraversato da contraddizioni interne - vedi Palermo - eroso dalle liste civiche e comunque stretto tra la domanda di cambiamento che riguarda anche le sue liste - Doria a Genova - e il sostegno al governo Monti. Contraddizione che sembra riguardare da vicino le forze della sinistra radicale - Sel e Fds - che sono alleate al Pd quasi ovunque e che pur con una sostanziale tenuta, non sembrano compiere alcun balzo in avanti tranne quando si pongono in netta alternativa all'establishment (Idv e Fds a Palermo).
Le liste Grillo rappresentano la vera novità e capitalizzano il voto anti-sistema. E' un consenso di intolleranza contro le politiche dominanti e contro i partiti che le sostengono e che, a loro volta, sono puniti per la complicità con il sistema, il malaffare, la corruzione, l'immobilità e il conservatorismo. La definizione di "antipolitica" non aiuta a definire il fenomeno che può essere invece riassunto in una spinta radicale, senza connotazioni classiste, fortemente ambientalista, con venature liberali e una certa carica populista. Con il fenomeno 5 Stelle occorrerà fare i conti per una fase più o meno lunga e la sottovalutazione e la derisione rappresentano due errori da non commettere.
La voglia di partecipazione, di novità politica, di cambiamento va raccolta con una proposta politica nuova, in grado di ricostruire uno spazio adeguato e di indicare una via d'uscita a sinistra dalla crisi. Un progetto che, riteniamo, non possa essere assolto dalla sola Sinistra Critica che, in questo senso, ha fatto bene a scegliere in generale di non partecipare a questa tornata elettorale ad eccezione di alcune esperienze locali. Il generale insuccesso di liste o pseudo-liste di sinistra ideologica e identitaria confermano questa diagnosi. Il voto dimostra l'esistenza di uno spazio per una critica anticapitalista a condizione di costruirlo fuori dalle compatibilità con il Pd, su una linea chiaramente alternativa, senza nostalgie o identitarismi e con la forte e diretta partecipazione di una nuova generazione. Dal voto emerge la conferma di un impegno che caratterizza Sinistra critica dalla sua nascita.
Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

mercoledì 11 aprile 2012

Il risultato delle manfrine parlamentari: l’articolo 18 viene modificato, lavoratori e lavoratrici con meno diritti di prima!

Dopo frenetiche consultazioni notturne e con le grida di vittoria del Pd, il nuovo disegno di legge definito di “riforma del mercato del lavoro”, presentato dalla ministra Fornero con la benedizione di Monti appare subito per quel che è: conferma della manomissione dell’articolo 18, demolizione del sistema degli ammortizzatori sociali, ncon pochissime risorse messe a disposizione per la “grande riforma”, peggioramento della cosiddetta “flessibilità in entrata”,cioè del “contratto di apprendistato” con il mantenimento di tutte le tipologie contrattuali atipiche presistenti ,strumenti di gestione della dilagante precarietà.
La parzialissima modifica del testo originario del governo sull’art.18,non ne cambia la sostanza:in presenza della “manifesta insussistenza” del licenziamento economico ,il giudice “può” decidere il reintegro sul posto di lavoro. Altrimenti scatta l’indennizzo che ,a differenza della prima ipotesi, scende in una forchetta tra 12 e 24 mensilità.
Non si tratta quindi del decantato “modello tedesco” e rimane la gravissima lesione dei diritti dei lavoratori, raggiungendo l’obiettivo di questa ardita “riforma”: rendere tutti più ricattabili e sfondare “simbolicamente” il muro delle residue garanzie collettive esistenti per il movimento dei lavoratori sul terreno dei licenziamenti.
La Cgil ,dopo un lungo silenzio,da il via libera alle modifiche del governo,convocando “iniziative” con Cisl e Uil e cancellando di fatto il pacchetto di ore di sciopero già proclamate.
Ogni indugio va rotto da quanti non vogliono farsi prendere per il naso e non rinunciano alla battaglia per difendere diritti e forza collettiva del movimento dei lavoratori. Bisogna seguire l’esempio dei lavoratori della Piaggio di Pontedera e di altre aziende pisane e livornesi che hanno scioperato oggi contro la “riforma del mercato del lavoro”.La Fiom,i sindacati base e conflittuali,le strutture di lavoratori autoconvocati,i movimenti sociali contro il debito e l’austerità che si sono ritrovati il 31 marzo a manifestare a Milano devono mobilitarsi subito contro questo inganno vergognoso,riprendendo l’iniziativa nelle proprie mani.
Occorre intraprendere la strada della preparazione dello sciopero generale. Occorre combinare la costruzione di un momento di lotta davvero generale capace di fermare il Paese e far pesare la forza dell’insieme del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici con il percorso delle mobilitazioni animate dai movimenti sociali europei contro il debito e le politiche di austerità. Per un vero Primo maggio di lotta in tutte le città europee e per una presenza massiccia a Francoforte dal 18 al 20 maggio, in occasione dell’iniziativa di blocco della cittadella finanziaria del capitalismo europeo.

I lavoratori e le lavoratrici di Sinistra Critica

martedì 3 aprile 2012

Ora allarghiamo il movimento contro il debito

Non era scontato che la questione del non pagamento del debito diventasse terreno di iniziativa di massa. Adesso serve allargare, senza forzature organizzative, il blocco sociale e la mobilitazione contro la crisi, il debito e le politiche di austerità.
Una bella giornata contro il potere delle banche e le politiche del governo Monti-Napolitano.
Il sole e il caldo insolito della Milano primaverile hanno visto sfilare il 31 marzo un corteo bello, con una partecipazione superiore alle aspettative (15/20 mila persone) e ricco di presenze differenti e plurali.
La giornata già alla mattina ha visto diverse azioni davanti a istituti di credito, tra i quali l’iniziativa di Atenei in Rivolta e Rivolta il debito davanti alla filiale di “Che Banca!” (Mediobanca) di Largo Augusto. Lo striscione “Che futuro! Precario e impossibile grazie a banche e governo” irrideva al sito di “idee per l’innovazione” (chiamato appunto “Che futuro!”) organizzato da “Che banca!” – in quanto tale corresponsabile delle politiche di austerità e di speculazione sul debito dei paesi europei (ricordiamo che Mediobanca ha ottenuto un prestito di 3,5 miliardi di Euro al tasso del 1% dalla Bce…).
Il corteo del pomeriggio ha visto manifestare le forze oggi decisamente e coerentemente all’opposizione del governo Monti-Napolitano – dai sindacati di base (Usb, Cub, Si.Cobas) alle organizzazioni politiche (Prc, Pcl, Sinistra Critica, Rete dei comunisti…), alle diverse espressioni dei movimenti sociali e delle esperienze di lotta di lavoratrici e lavoratori: NoTav, lavoratori di Wagon Lits, cooperative dell’Esselunga, Alcoa, Sanprecario, NoTem, centri sociali, comitati No Debito, comitati di lotta per la casa, disobbedienti, Atenei in Rivolta, Rivolta il debito, collettivi Lgbt e così via.
Una manifestazione che ha offerto uno spazio prezioso a queste espressioni di movimento e a tutte/i quelle/i che volevano mostrare apertamente l’opposizione ai provvedimenti del governo Monti (in particolare per la difesa dell’articolo 18 e contro la riforma del mercato del lavoro) e la consapevolezza del non pagamento del debito come strumento di lotta e di riappropriazione di risorse per costruire politiche alternative – per garantire un reddito sociale e un welfare degno di questo nome, per la riduzione dell’orario di lavoro e la redistribuzione dei lavori, per politiche sociali e di riconversione ambientale, contro grandi opere inutili e dannose, contro le spese militari.
Non era scontato alla fine della scorsa estate che la questione del non pagamento del debito diventasse terreno di iniziativa di massa, o comunque uscisse dal chiuso dei dibattiti intellettuali e tra economisti.
Una mobilitazione di lavoratrici e lavoratori – precari e non -, studenti (molte le/i giovani nel corteo, anche questo fatto non scontato), pensionate/i e tanti che in pensione non riescono ad andarci (ma nemmeno a trovare un lavoro dignitoso), migranti, che hanno mostrato le facce di quei soggetti in carne ed ossa vittime dei provvedimenti di Monti-Napolitano-Bersani-Alfano-Casini.
La ricchezza e la pluralità del corteo chiedono oggi di continuare sulla strada del consolidamento di un blocco sociale e politico di opposizione al governo e alle sue politiche, con una dimensione sempre più continentale.
Da una parte questo significa rilanciare le reti e le esperienze locali e nazionali (ed europee) che affrontano direttamente e concretamente la battaglia per la cancellazione del debito, in particolare attraverso la costruzione di audit di cittadine/i sul debito – strumento per allargare ancor più la consapevolezza di questo vero e proprio ricatto europeo e per agire seriamente sul terreno della partecipazione (quello che viene posto in tutte le espressioni degli “Occupy” con la loro contestazione dell’autoritarismo che permette all’1% di decidere anche per il 99% restante, e ancor più con chiarezza dalle/dagli indignad@s e dalle/dai giovani arabi che hanno ripreso voce e piazze).
In secondo luogo questo corteo chiede una continuità di iniziativa che già nelle prossime settimane deve essere praticato, per arrivare tutti insieme – anche se partendo da diverse valutazioni e da relazioni internazionali differenti – alle giornate di Francoforte del 18/20 maggio con il blocco della Bce e della cittadella delle banche tedesca. Un appello comune che mostri la volontà di azione congiunta sarebbe certamente un segnale importante di una continuità con la manifestazione di Milano (come recitava lo striscione di RiD e AiR “da Milano a Francoforte, assaltiamo il debito”).
Ma prima di quelle giornate ci sarà l’11 aprile con la chiamata della Val Susa in occasione della data di notifica ufficiale dell’occupazione dei terreni privati in Val Clarea, ove permane l’occupazione militare dell’inesistente cantiere per il TAV (interessante la campagna collegata di http://www.sbankiamoli.it/ che propone ai risparmiatori di ritirare in quella giornata i soldi dai loro conti dalla “banche irresponsabili”).
E ancora il 15 aprile internazionale contro le banche proposto da OWS, il 1° maggio di lotta e altre giornate analoghe.
In definitiva questa manifestazione non chiede una forzatura organizzativa che chiuda uno spazio offerto ad un soggetto davvero plurale e ad un movimento ancora in embrione, ma che ha forti ragioni e potenzialità per ripartire da quel 15 ottobre abortito sul nascere. Al contrario chiede di prendersi cura di questo stesso movimento, di rafforzarlo e allargarlo, di rendere più forte e diffuso il blocco sociale e la mobilitazione contro la crisi, contro il debito, contro le politiche di austerità e di attacco ai diritti e alle condizioni di vita di lavoratrici e lavoratori (precari o non ancora tali), giovani, studenti, pensionate/i.
Partire dalle immagini e dalla partecipazione di oggi sotto il sole milanese è una buona spinta per evitare di percorrere strade già più volte fallite e provare a guardare avanti e alle possibilità di diventare un movimento di cui si dovrà tenere conto.

(da ilmegafonoquotidiano.it)

lunedì 26 marzo 2012

Sabato 31 marzo tutti/e a Milano: Occupyamo Piazza Affari!

Appello per la costruzione di una grande manifestazione nazionale a Milano per Sabato 31 Marzo. Un corteo che dall'università Bocconi, luogo simbolo dell'attuale governo Monti e dei ministri tecnocrati, si snodi per le vie della città fino ad arrivare a Piazza Affari, luogo simbolo della crisi economica e finanziaria in corso.

Occupyamo Piazza Affari
I loro affari non devono più decidere sulle nostre vite
Contro le politiche antisociali del governo Monti e della Bce!
Per una società fondata sui diritti civili e sociali, sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni!

Misure “lacrime e sangue” sono la ricetta del governo delle banche e della finanza che, con il sostegno del centro-destra e del centro-sinistra, è ormai in carica da oltre tre mesi. Il massacro sociale del governo Monti dilagherà se verrà applicato il trattato europeo deciso dai governi Merkel, Sarkozy e Monti. Ora vogliono cambiare la Costituzione, senza consultare i cittadini e imponendo il pareggio di bilancio. Ora vogliono imporre un trattato, il fiscal compact, che impone la schiavitù del debito per vent’anni. Per vent’anni dovremo sacrificare i diritti sociali e quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, per pagare il debito agli stessi affaristi e speculatori che l’hanno creato. Una crisi del sistema capitalista da cui le classi dominanti non riescono ad uscire. L’individuazione di “medici” come Monti in Italia o Papademos in Grecia, che in realtà non fanno che aggravare la malattia scaricando sui lavoratori e sulle classi popolari il peso della iniqua distribuzione del reddito con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita e l’eliminazione di diritti conquistati con anni di lotte. Per questo diciamo NO alla precarietà e alla messa in discussione dell’articolo 18, alla distruzione dello stato sociale, dei diritti, della civiltà e della democrazia. Per questo diciamo NO alla distruzione dell’ambiente, alle grandi opere, alla Tav.
Negazione della democrazia e repressione sono gli strumenti con cui le classi dominanti stanno cercando di fermare e dividere il movimento popolare che va opponendosi al dilagare della precarizzazione e della disoccupazione di massa: lo abbiamo visto in questi giorni in Val di Susa, ma anche contro molte lotte operaie e di resistenza sociale.
Chiediamo ai giovani e alle donne, alle lavoratrici e ai lavoratori, ai precari, ai pensionati e ai migranti, ai movimenti civili sociali e ambientali, alle forze organizzate, di organizzare insieme una risposta a tutto questo con una grande manifestazione nazionale a Milano il prossimo 31 marzo!
Unire le lotte per un'opposizione sociale e politica di massa, capace di incidere e contare, dal territorio, alla scuola e all’università, alle lotte per il lavoro: dalla Argol di Fiumicino alla Wagon-Lits di Milano, alla Alcoa di Portovesme, alla Fincantieri, alla Esselunga, alla Sicilia, alla Fiat e alle lotte dei migranti. Vogliamo manifestare assieme a tutti i popoli europei, schiacciati dalle politiche di austerità e dal liberismo, in particolare al popolo greco, sottomesso ad una tirannide finanziaria che sta distruggendo il paese.
Vogliamo un diverso modello sociale ed economico in Italia e in Europa, fondato sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni, per riconvertire il sistema industriale con tecnologie e innovazione, per la pace e contro la guerra, per lo sviluppo della ricerca sostenendo scuola pubblica e università, per garantire il diritto a sanità, servizi sociali e reddito per tutti, lavoro dignitoso, libertà e democrazia.

Il 31 marzo tutte e tutti in piazza a Milano:
ore 14.00 manifestazione nazionale dalla Bocconi a Piazza Affari

Occupyamo Piazza Affari!
Costruiamo il nostro futuro!

Appello “Occupyamo Piazza Affari”

venerdì 23 marzo 2012

Sinistra Critica al fianco degli operai in lotta in difesa dell'Articolo 18

In queste giorni le strade di molte città d'Italia e anche della nostra provincia sono attraversate dalla spontanea e sacrosanta lotta dei lavoratori, prevalentemente operai della FIOM, contro la proposte di modifica dell'articolo 18. Ieri alla Piaggio di Pontedera e alla Ceva di Lugnano, oggi alla Asso Werke di Fornacette i lavoratori hanno scioperato bloccando le principali strade per esprimere tutta la propria rabbia. Sinistra Critica si pone senza esitazioni al loro fianco.

Il governo Monti è riuscito là dove il governo Berlusconi aveva fallito, mettere le mani sull’articolo 18, quella norma conquistata nel 1970 che garantisce un minimo di sicurezza nella vita: di non essere licenziati in base al totale arbitrio padronale. Nello stesso tempo vengono ridimensionati gli ammortizzatori sociali.
Il governo Monti-Napolitano-Fornero rappresenta fino in fondo gli interessi delle banche e del padronato: la cancellazione dell’articolo 18 lascia liberi i padroni di ricattare i dipendenti ogni giorno, di cacciarli, di impedire l’organizzazione di un reale sindacato dei lavoratori. Ci dicono: “La libertà di licenziamento porta sviluppo economico”; è la più grande balla mai sentita; serve solo a sfruttare di più gli operai; tutte le misure prese da Berlusconi e poi da Monti precipitano il paese nella recessione economica.

E' in questo quadro che la lotta e l'autorganizzazione dei lavoratori, senza alcuna sponda politica consistente, rimangono l'unica opposizione possibile e necessaria.

Sinistra Critica
coordinamento provinciale di Pisa