mercoledì 31 luglio 2013

Questo blog non verrà più aggiornato

Cari/e lettori e lettrici siamo a comunicarvi la chiusura di questo spazio web, il quale non verrà più aggiornato (ma rimarrà on line per la visualizzazione di notizie di archivio).
Coerentemente con la fine del progetto politico di Sinistra Critica infatti sarebbe inutile continuare ad aggiornare questa pagine, relative appunto alla sezione locale della provincia di Pisa di un'organizzazione nazionale che ormai non esiste più.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno seguiti in questi ultimi anni: dal 2010 alla metà del 2013 infatti questo sito ha avuto quasi 15.000 contatti complessivi, cosa senz'altro positiva e non da poco essendo solo il sito di una sezione locale di una piccola organizzazione.
Purtroppo le decisioni prese a livello nazionale hanno portato allo scioglimento di Sinistra Critica e alla nascita di due nuove "organizzazioni", alle quali peraltro al momento non aderirà nessuno di coloro che hanno animato le attività di SC a Pisa in questi anni. Crediamo infatti che una sinistra (possibilmente di dimensioni credibili da poter essere utile alla trasformazione) sia necessaria in questo paese, ma vediamo tutte le difficoltà oggettive di costruirla a partire dall'ennesima scissione.

La fine di Sinistra Critica

Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative. Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza tra quelle impostazioni che affrontano diversamente nodi analitici e teorici rilevanti e soprattutto si danno progetti di lavoro politico e strumenti di intervento differenti.
Questa difficoltà la viviamo come una nostra debolezza inserita però nella più ampia crisi sociale e politica italiana ed europea. Le forze della sinistra anticapitalista conoscono quasi ovunque una difficoltà materiale e di strategia politica.
Le condizioni obiettive dettate dalla crisi e da quella “lotta di classe” al contrario che i poteri dominanti stanno conducendo da diversi decenni, dovrebbero offrire un terreno privilegiato a forze orientate verso la trasformazione sociale. Ma la realtà materiale indica che non è così: in Francia, in Germania, in Gran Bretagna e in Italia, ad affermarsi è la difficoltà, la scomposizione delle forze ed anche la crisi
Sinistra Critica ha rappresentato un progetto politico che, nel quadro dell’esperienza di Rifondazione comunista, ha puntato ad amalgamare la necessaria rifondazione del pensiero e della pratica marxiste con le energie rese disponibili dai nuovi movimenti sociali e politici. In questo senso ha trovato ispirazione e progetto politico nelle vertenze sociali, nella vita e nelle vicende del movimento operaio, nei movimenti anti-globalizzazione e per la pace, nel nuovo femminismo e nelle lotte dei movimenti lgbt.
Sempre tenendo fermo un orientamento finalizzato alla ricostruzione di una soggettività e di una organizzazione politica anticapitalista, internazionalista, femminista, ecologista.
Questo progetto si è dipanato nel corso degli anni 90 e 2000, nella battaglia politica interna al Prc contro le derive governiste di quel partito, rese evidenti, in particolar modo, con il secondo governo Prodi. Abbiamo cercato di indicare una via d’uscita all’impasse della sinistra, alternativa a quella proposta da Fausto Bertinotti e dal gruppo dirigente di Rifondazione. Quella battaglia, in termini di consenso, non ha avuto l’esito sperato.
Ma i vincitori di quella contesa hanno ottenuto una vittoria di Pirro che presto si è trasformata nella disfatta del partito e risultano tra i principali responsabili della scomparsa della sinistra politica dal panorama italiano.
Restiamo convinti che l’esperienza condotta negli anni, o decenni, trascorsi alle nostre spalle, sia stata giusta. E’ stato giusto contestare in radice la cultura politica dominante della sinistra italiana, derivante dal riformismo togliattiano e dalla vocazione al compromesso sociale. E’ stato giusto denunciare il ruolo nefasto che lo stalinismo ha avuto nella storia del movimento operaio internazionale, battendosi per recuperare “la memoria dei vinti”, le giuste battaglie storiche degli oppositori alla Terza Internazionale. E’ stato giusto lavorare per il rinnovamento culturale del marxismo, recuperando le teorie migliori e la freschezza dell’apparato critico dello stesso Marx contro ogni tentazione di ossificazione. E’ stato giusto battersi contro gli apparati burocratici del movimento operaio, in campo politico e sindacale, rivendicando l’autorganizzazione e il protagonismo operaio come unico viatico per una effettiva emancipazione. E’ stato giusto recuperare il pensiero ecologista come punto nevralgico di un’identità per la nuova sinistra.
Rivendichiamo, in particolare, lo sforzo costante di coniugare, nella nostra concezione della sinistra anticapitalista, il femminismo con il marxismo critico e di fare del protagonismo delle donne un passaggio ineludibile per qualsiasi progetto di trasformazione. E’ stato giusto mantenere la rotta su un progetto di trasformazione rivoluzionaria e socialista della realtà esistente.
Tutto questo non ha impedito anche al nostro progetto di segnare il passo. Non siamo riusciti a costruire una alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali (la crisi) e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica – si pensi alla crisi del Pd, dopo quella di Rifondazione – abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi.
La nostra ultima conferenza ci ha consegnato un’organizzazione sostanzialmente divisa a metà su due progetti la cui alternatività si è mostrata evidente con il passare del tempo. La politica, del resto, non può essere confinata alla sola analisi e alla condivisione degli orizzonti di fondo.
Se fosse così non esisterebbero, e non sarebbero esistite, scissioni, divisioni, divaricazioni inconciliabili.
A questo punto avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea. Avremmo potuto anche nascondere le nostre divergenze e “fare finta” che non fosse successo nulla dando vita, di fatto, a due correnti separate.
Abbiamo preferito spiegare la nostra situazione, renderla esplicita e trasparente con la presunzione di offrire un altro modo di affrontare la crisi della sinistra.
Con questa lettera noi dichiariamo chiusa l’esperienza politica di Sinistra Critica che quindi da oggi non esisterà più nel nome e nella simbologia. Ma il collettivo militante che questa organizzazione ha rappresentato non si ritira dalle battaglie politiche e sociali: dalle sue “ceneri” nascono altre storie, anzi già operano iniziative e attività articolate e complesse. I suoi e le sue militanti daranno vita, infatti, a progetti diversi, uno che propone una organizzazione politica più che mai orientata a un forte radicamento di classe, l’altro intenzionato a intraprendere, in un’ottica di classe, la strada della promiscuità tra “politico” e “sociale” che cominceranno a vivere pubblicamente nelle prossime settimane e nel mese di settembre.
Abbiamo pensato che invece di dare vita a scontri e recriminazioni fosse più giusto e utile, anche per rispetto alla nostra storia comune, condividere il momento della separazione, rispettando l’impegno di tanti e tante militanti. Speriamo che i due progetti politici che scaturiranno dalla nostra esperienza restino complementari tra loro anche se distinti. Non sappiamo se ci riusciremo ma questa è la nostra intenzione.
Anche per questo abbiamo deciso di garantirci per il futuro uno spirito fraterno dividendo con un accordo comune espresso in uno specifico testo scritto le poche risorse esistenti e garantendo a ciascuno l’operatività politica organizzativa.
In questo nuovo quadro politico organizzativo, insieme ribadiamo, la comune adesione al dibattito, al patrimonio e al progetto politico della corrente Quarta internazionale così come si è andata evolvendo nel tempo e come oggi si presenta nelle sue articolazioni internazionali: dal progetto del Nuovo partito anticapitalista francese, al dibattito latinoamericano fino alle nuove esperienze asiatiche. Un riferimento non dogmatico ma politico, culturale e “in progress”.
Il coordinamento nazionale

Per chi fosse interessato ecco i link ai siti ufficiali dei due nuovi progetti politici:
Sinistra Anticapitalista: http://anticapitalista.org/ 

martedì 5 marzo 2013

Nota dell'Esecutivo Nazionale di Sinistra Critica

Il coordinamento nazionale di Sinistra Critica si è riunito a Roma il 2 e 3 marzo per un’analisi del voto e della situazione politica. Da questo punto di vista sono stati prodotti due contributi analitici (a firma uno di Piero Maestri e l’altro di Francesco Locantore, Andrea Martini, Nando Simeone e Franco Turigliatto) che costituiscono l’allegato di questa nota.
Il Coordinamento si è soffermato, in particolare, sulla situazione interna a Sinistra Critica così come scaturita dall’ultima Conferenza nazionale dove, due diverse posizioni si sono fronteggiate e alla fine sostanzialmente eguagliate. Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza tra quelle impostazioni che affrontano diversamente nodi analitici e teorici rilevanti e soprattutto si danno progetti di lavoro politico e strumenti di intervento differenti.
Il coordinamento ha deciso di affrontare con chiarezza questa situazione puntando a costruire una situazione nuova di Sinistra Critica in cui evitare di ripercorrere vecchi vizi e divisioni della sinistra di classe ma, allo stesso tempo, rispettando l’impegno di tanti e tante militanti che merita uno sforzo di trasparenza. In questo senso il coordinamento è giunto a una decisione unanime (con un astenuto) sulla necessità, opportunità e, si spera, utilità, di uno schema organizzativo nuovo. I-le militanti di Sc, infatti, decidono di dotarsi di in un quadro unitario fondato, sostanzialmente, sulla comune adesione al dibattito, al patrimonio e al progetto politico della corrente Quarta internazionale così come si è andata evolvendo nel tempo e come oggi si presenta nelle sue articolazioni internazionali: dal progetto del Nuovo partito anticapitalista francese, al dibattito latinoamericano fino alle nuove esperienze asiatiche. Un riferimento non dogmatico ma politico, culturale e “in progress”.
Da questa comune appartenenza discenderanno, nella prossima fase, due progetti politici in solidarietà tra loro ma distinti. Le forme e la natura dei progetti andranno meglio precisati ma, in larga parte, saranno il frutto degli orientamenti proposti all’ultima conferenza nazionale dai due documenti allora presentati (il documento nazionale e gli ampi emendamenti presentati). A livello locale, Sinistra Critica continuerà, in questa fase, a operare sulla base dei deliberati dei circoli. Il coordinamento si impegna, in uno spirito fraterno e di solidarietà, a gestire in comune le (poche) risorse finanziarie esistenti e il patrimonio di sedi, e a programmare appuntamenti di dibattito comune tra i due progetti. Il sito nazionale pubblicherà come posizione comune di Sinistra Critica i testi e le posizioni condivise e pubblicherà tutti gli altri interventi di analisi e di proposte con la firma della/e autrici o degli autori. Nel prossimo periodo dovremo meglio definire quale sia la nostra “casa comune” che mantiene questi rapporti solidali e allo stesso tempo il libero dispiegamento dei progetti.
Quello che avviamo è un percorso difficile, in parte obbligato e certamente inedito. Ci muove la volontà di non acuire, in maniera irreversibile, le divergenze che nel tempo abbiamo accumulato ma anche di non nasconderle, né a noi né ai nostri interlocutori. Le vicende della lotta di classe in Italia sono oggi particolarmente complesse e articolate e diversi i modi di affrontarle. Anche dotarsi di una modalità innovativa rappresenta un contributo al processo, complesso ma necessario, di una forte e nuova sinistra anticapitalista nel nostro Paese.

L’Esecutivo nazionale di Sinistra Critica

venerdì 25 gennaio 2013

Elezioni politiche 2013: Comunicato del Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica


Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio sembrano costituire una vera e propria anomalia nella storia politica del nostro paese.

Lo scontro che si è acceso tra i tre principali schieramenti punta a nascondere all'attenzione degli elettori e delle elettrici il fatto che tutti e tre hanno sostenuto nel recentissimo passato il governo Monti che si è caratterizzato durante tutti i suoi 14 mesi di vita per un’ininterrotta e feroce aggressione ai diritti e a tutte le principali conquiste delle classi subalterne: la distruzione della previdenza pubblica (con la peggiore controriforma pensionistica di tutta Europa), l’annullamento dell’articolo 18 e la reintroduzione della libertà di licenziamento arbitrario, la controriforma degli ammortizzatori sociali, le disposizioni per la svendita del patrimonio pubblico e dei servizi, i tagli lineari agli enti locali, allo stato sociale, alla scuola e alla sanità pubbliche, gli aumenti delle imposte a carico dei redditi più bassi, le misure che hanno creato le condizioni per il crescere dello sfruttamento e della disoccupazione di massa e per il diffondersi della povertà sono state tutte approvate con il sostegno dei partiti di Berlusconi, Bersani, Monti e Casini. Questi partiti, inoltre, hanno approvato norme e trattati che vincolano il nostro paese a sottostare ai diktat della Troika comunitaria, accettando che tutti i prossimi decenni siano segnati da tagli feroci alla spesa pubblica e ai diritti. Sostengono il fiscal compact e la controriforma costituzionale sul pareggio di bilancio. Ovviamente anche SEL, per stipulare la sua alleanza strategica e strutturale con il PD, pur non avendo partecipato alla legislatura che si sta concludendo, ha solennemente sottoscritto un impegno al mantenimento di tutti gli impegni europei (e infatti Vendola si dice pronto a collaborare con Monti “sulle riforme costituzionali”, come se questa non fosse un’aggravante). Quello che dicono questi partiti sul lavoro, sullo sviluppo, sull’equità, sui servizi pubblici, dunque, costituisce una pura ipocrisia elettoralistica per ingannare l’elettorato popolare. Ma in fondo questa sostanziale identità tra i principali schieramenti non avviene per la prima volta, è anzi il tratto distintivo degli ultimi 15 anni.
Questi sono i partiti dell’austerità.

Le liste del “Movimento 5 stelle”, che da qualche anno costituiscono una effettiva novità del panorama politico elettorale, si propongono come unica alternativa basando la propria capacità di presa sull’elettorato su una secca denuncia del carattere parassitario e corrotto della “casta” e cavalcano efficacemente il disprezzo nutrito da ampi settori popolari nei confronti dei politici. Ma queste pur giuste denunce omettono le responsabilità di chi è realmente fautore delle attuali politiche di austerità: stiamo parlando dei banchieri, dei grandi imprenditori e finanzieri che dopo aver sfruttato ai propri fini le connivenze dei politicanti, oggi sfruttano il malcontento di massa anche per smantellare la politica come luogo del confronto democratico e di costruzione della partecipazione e del consenso. Non a caso Grillo ha strutturato il “suo” movimento in modo totalmente verticistico, con un suo potere assoluto di assenso e di veto su ogni scelta politica. Non a caso le sue critiche ai sindacati non si rivolgono contro il loro carattere burocratico ma piuttosto contro un loro presunto ruolo di intralcio allo sviluppo economico, mentre la disinvoltura nell'assecondare gli umori della piazza lo hanno portato ad ambigue proposte sui diritti degli immigrati e ad equivoci apprezzamenti di una organizzazione fascista come CasaPound.

Di fronte a questo desolante panorama, durante gli ultimi mesi del 2012 si era sviluppato nel paese un movimento di opinione con l’obiettivo di costruire una proposta elettorale nettamente e apertamente alternativa a tutti gli schieramenti che nel corso degli ultimi decenni si sono succeduti al governo.
Attorno all'appello “Cambiare si può” si erano raccolte migliaia di cittadine e di cittadini, di militanti politici, sindacali, ambientalisti, di movimento che, in un processo assembleare fortemente partecipato, hanno delineato la possibilità che quella proposta alternativa vedesse la luce e si sperimentasse nelle prossime elezioni. Ma le contraddizioni interne al gruppo dei promotori dell’appello e, soprattutto, l’assalto elettoralistico di partiti come il Prc, il PdCI, l’IdV e i Verdi, spaventati dall'idea di non poter nuovamente sedere in Parlamento, hanno fatto approdare quel processo ad un esito che ha gravemente deluso le attese. La successiva costruzione delle liste dei candidati – nella quale spicca una imbarazzante scarsissima presenza di donne – ha confermato questo pessimo metodo, basato sullo scambio tra i partiti e sulle “promozioni” di “esponenti della società civile” direttamente scelti da Ingroia e dal suo enturage. Numerosissimi sono stati coloro che di fronte a questo esito si sono disimpegnati dal sostegno militante ma spesso anche solo elettorale alla Lista Ingroia. Anche in seguito alla valutazione negativa su questo esito, Sinistra Critica, che pure era intervenuta con convinzione nelle due assemblee nazionali e in decine e decine di assemblee locali per sostenere il processo e le sue caratteristiche radicali e alternative, ha deciso il 28 dicembre di non partecipare al progetto elettorale e quindi di non partecipare ad alcuna “trattativa” per la definizione delle liste, né di proporre alcun/a candidata/o. Nella risoluzione del Coordinamento nazionale si diceva che “un’eventuale nostra indicazione di voto a favore della lista in gestazione sarà verificata sulla base delle liste e del profilo politico definitivo della coalizione”. Ora il profilo politico della lista “Ingroia – Rivoluzione civile” è sostanzialmente definito e, pur avendo assunto tra i propri punti alcune delle proposte di “Cambiare si può” esso mantiene tutta la sua ambiguità, un’impostazione aclassista e un asse imperniato unicamente nella lotta alla criminalità, come fosse la sola responsabile delle politiche di austerità e antipopolari: caratteristiche che non possiamo certamente sostenere. Oltretutto la Lista Ingroia continua a mantenere un atteggiamento di fondo ambiguo nei confronti del PD cercando con esso un’interlocuzione sui programmi; questa disponibilità  politica si è manifestata anche nel malcelato tentativo di aprire una trattativa con Bersani per una qualche forma di desistenza nelle liste per il Senato. Quanto alle liste, infine, esse sono state composte senza alcuna partecipazione dal basso, in una trattativa a tavolino tra i partiti contraenti e i personaggi più in vista della coalizione. La presenza nelle teste di lista di tre ex ministri di governi di centrosinistra responsabili di politiche socialiberiste e perfino di azioni di guerra in Afghanistan e nei Balcani, e di una pletora di politicanti mascherati da “società civile” rischia di annullare il valore di un pur importante numero di candidate/i espressione di movimenti politico-sociali. Per questo Sinistra Critica non appoggerà né in forma diretta né indiretta la lista “Ingroia – Rivoluzione civile”.

Sinistra Critica in queste elezioni non sosterrà quindi alcuna lista né darà alcuna indicazione di voto seppure critico, non farà nemmeno una campagna astensionistica, e non presenterà proprie liste alle elezioni, ritenendo che su questo terreno non esistano oggi le condizioni, né politiche né organizzative, per una presentazione autonoma né per una presenza anticapitalista più ampia, efficace e nuova. Questa presenza va costruita più che mai sul piano delle lotte e dei movimenti sociali, affinché questi possano dare vita a una forte risposta sociale e politica alla violenza dell’attacco della classe dominante. Spiegheremo con tutti gli strumenti possibili a tutte/i le/gli nostre/i interlocutrici/tori le ragioni di questa scelta. In ogni caso, siamo certi, purtroppo, che il futuro governo che nascerà dopo le elezioni di fine febbraio, qualunque esso sia, lancerà una nuova fase di politica di austerità sulla base dei diktat della Troika e della Confindustria. Sinistra Critica, perciò, continuerà in tutte le sedi il suo impegno per costruire un movimento di lotta e di resistenza contro queste politiche. Sarà questo il nostro compito fondamentale in tutta la prossima fase.

Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica

martedì 22 gennaio 2013

Mali: l’Italia in un’altra guerra

Dopo le guerre ”che esportavano democrazia”, quelle “umanitarie”, le cosiddette “operazioni di polizia internazionale” siamo alla guerra “tecnica contro il terrorismo globale”. La guerra dei “tecnici” al governo con l’appoggio di centrodestra e centrosinistra. Un governo dimissionario che dovrebbe occuparsi solo “dell’ordinaria amministrazione” ha già deciso il sostegno politico e logistico alla guerra francese in Mali. Evidentemente la guerra è diventata di “ordinaria amministrazione”. Il sostegno logistico italiano all'intervento francese in Mali, con la messa a disposizione di corpi speciali e della base militare in Sicilia, non è una semplice “cooperazione militare”. E’ l’occasione per partecipare all'ennesima avventura neocoloniale in Africa.
Prima si sono devastati economicamente e socialmente i paesi africani con le famigerate politiche di “aggiustamento strutturale” imposte dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario internazionale, si è stretto il cappio del debito con tassi di interesse insostenibili poi ci si presenta come “salvatori” a bordo dei cacciabombardieri. Il governo socialista francese, in continuità con i precedenti, non ha nessuna intenzione di venir meno al proprio ruolo di gendarme nell'Africa subsahariana. L’Algeria, in posizione subordinata alla Francia, concede lo spazio aereo ai cacciabombardieri e mira ad allargare la sua influenza intervenendo militarmente provocando un massacro di ostaggi.
L’Italia non vuole essere esclusa dalla possibilità di partecipare al saccheggio delle risorse naturali del Mali e del vicino Niger, di avere voce in capitolo nel controllo politico di quei governi africani, di testare sul campo nuove tecnologie militari, di essere sempre in prima fila nelle guerre della NATO e della UE per “salvaguardare” il suo ruolo e la sua presenza internazionale. Dopo i massacri iracheni e afgani si apre un nuovo teatro di guerra con la scusa di debellare il pericolo “dell’islam jihadista” dopo averne, nei fatti, favorito l’insediamento nel nord del Mali.

lunedì 31 dicembre 2012

Risoluzione del Coordinamento nazionale di Sinistra Critica sulle liste del movimento arancione


1. L’assemblea del 22 dicembre al teatro Quirino di “Cambiare si può” ha chiuso una serie di assemblee locali, svoltesi nel fine settimana precedente, in cui sono state espresse le speranze per un progetto nuovo, programmaticamente ancorato a sinistra e fondato su modalità nuove di costruzione delle liste e nettamente distinto dal centrosinistra.
Queste richieste e proposte si sono scontrate con l’operazione di De Magistris e Ingroia (sostenuta in particolare da IDV e PdCI, con l’assenso di Rifondazione e Verdi), finalizzata ad sussumere nel loro progetto quanti si sono mobilitati intorno a «Cambiare si può».
Come in altre occasioni le assemblee di base sono il luogo di una sensibilità a sinistra, ma poi le decisioni di fondo di segno moderato vengono prese in ambiti più ristretti dai gruppi dirigenti.
Così l’assemblea, al di là della richiesta di alcune correzioni programmatiche, non ha avuto la forza di chiarire i nodi fondamentali di una possibile presenza alle elezioni davvero alternativa al centrosinistra, prima e soprattutto dopo le elezioni.
Questa situazione è stata determinata prevalentemente dall’invasione di campo, sul piano del metodo e dei contenuti politici, della candidatura di Ingroia e dal ruolo dei partiti. Questi due fattori accentuano le ambiguità attuali; il ruolo leaderistico di Ingroia e del suo “decalogo” spingono a una sintesi prodotta dalle forze favorevoli ad accordi col centrosinistra (forse meno in campagna elettorale, necessariamente, ma certamente dopo sul piano istituzionale nel caso in cui la lista avesse eletti in parlamento) e peseranno anche nelle scelte delle candidature.
Per tutte queste ragioni le nostre compagne e i nostri compagni non hanno partecipato al voto sui quesiti proposti per il referendum on line.
2. Sinistra Critica si è impegnata nelle assemblee locali e anche nelle due assemblee nazionali nel dibattito sul progetto elettorale alternativo di Cambiare si può, riscontrando significative convergenze ed interlocuzioni politiche sulle sue proposte programmatiche e di metodo. Nelle assemblee dei prossimi giorni le nostre compagne e i nostri compagni interverranno per spiegare che, mentre nel processo partecipativo che l’appello Cambiare si può aveva innescato stavano profilandosi le condizioni per un nostro impegno nelle liste, il nuovo progetto di Ingroia e dei partiti che lo sostengono ha preso il sopravvento, determinando altri equilibri e profili politici da noi non condivisibili: per questo Sinistra Critica non sarà impegnata in questo progetto elettorale.

domenica 23 dicembre 2012

Dichiarazione di Franco Turigliatto sull’assemblea del 22 dicembre 2012

L’iniziativa dell’appello “Cambiare si può” ha raccolto la spinta di migliaia di compagne e di compagni che l’hanno giudicata un’occasione e uno strumento prezioso per ricostruire una presenza politica e istituzionale per la sinistra di alternativa dopo i cinque anni di estromissione a causa del fallimento dell’avventura della “Sinistra arcobaleno”.
Anch’io nel mio intervento ho affermato come sarebbe necessaria questa presenza, anche per dare più forza e voce ai movimenti che altrimenti trovano un parlamento totalmente sordo e ostile alle loro rivendicazioni.
Le due assemblee nazionali e le 109 assemblee locali, a cui le compagne e i compagni di Sinistra Critica hanno dato un importante contributo, non solo hanno visto la partecipazione appassionata di migliaia di persone ma hanno anche saputo arricchirne la piattaforma sociale e politica e, nella loro grande maggioranza, sottolineare la necessità di indipendenza e di alterità rispetto al centrosinistra e a qualunque altra forza che si sia compromessa con le politiche neoliberali.
Ma, parallelamente, si è imposta la candidatura a premier di Antonio Ingroia, con una piattaforma di 10 punti di netta impostazione sociale interclassista e politica liberal democratica. Quella di Ingroia è una chiara proposta di annettere “Cambiare si può” all’interno del suo schieramento e di annacquarne le rivendicazioni nella sua piattaforma. Una ipotesi che renderebbe la cosa inaccettabile per noi di Sinistra Critica.
Questa convergenza, inoltre, rende ancor meno credibile la possibilità di una gestione trasparente e democratica nella formazione delle liste e delle teste di lista, e, ancor più, di un controllo dal basso sugli eventuali elette/i.
Molte e molti, nell’assemblea nazionale di oggi, hanno manifestato con forza posizioni analoghe, ma non è ancora chiaro quale sarà il possibile approdo. Le ipotesi in campo sono tante e con identità e proposte molto diverse, in qualche caso antitetiche. La mozione finale non risolve né chiarisce i punti più discussi e lascia aperte e irrisolte tutte le questioni politiche e organizzative.
Non possiamo, perciò, ad oggi, esprimere quale sarà l’orientamento di Sinistra Critica, come organizzazione politica, rispetto alla lista in formazione.
Verificheremo nei prossimi giorni quale saranno il programma definitivi e il profilo politico e organizzativo della lista. Riuniremo perciò il nostro Coordinamento nazionale per formulare un giudizio e un orientamento definitivi.

Franco Turigliatto
Portavoce nazionale di Sinistra Critica