lunedì 31 dicembre 2012

Risoluzione del Coordinamento nazionale di Sinistra Critica sulle liste del movimento arancione


1. L’assemblea del 22 dicembre al teatro Quirino di “Cambiare si può” ha chiuso una serie di assemblee locali, svoltesi nel fine settimana precedente, in cui sono state espresse le speranze per un progetto nuovo, programmaticamente ancorato a sinistra e fondato su modalità nuove di costruzione delle liste e nettamente distinto dal centrosinistra.
Queste richieste e proposte si sono scontrate con l’operazione di De Magistris e Ingroia (sostenuta in particolare da IDV e PdCI, con l’assenso di Rifondazione e Verdi), finalizzata ad sussumere nel loro progetto quanti si sono mobilitati intorno a «Cambiare si può».
Come in altre occasioni le assemblee di base sono il luogo di una sensibilità a sinistra, ma poi le decisioni di fondo di segno moderato vengono prese in ambiti più ristretti dai gruppi dirigenti.
Così l’assemblea, al di là della richiesta di alcune correzioni programmatiche, non ha avuto la forza di chiarire i nodi fondamentali di una possibile presenza alle elezioni davvero alternativa al centrosinistra, prima e soprattutto dopo le elezioni.
Questa situazione è stata determinata prevalentemente dall’invasione di campo, sul piano del metodo e dei contenuti politici, della candidatura di Ingroia e dal ruolo dei partiti. Questi due fattori accentuano le ambiguità attuali; il ruolo leaderistico di Ingroia e del suo “decalogo” spingono a una sintesi prodotta dalle forze favorevoli ad accordi col centrosinistra (forse meno in campagna elettorale, necessariamente, ma certamente dopo sul piano istituzionale nel caso in cui la lista avesse eletti in parlamento) e peseranno anche nelle scelte delle candidature.
Per tutte queste ragioni le nostre compagne e i nostri compagni non hanno partecipato al voto sui quesiti proposti per il referendum on line.
2. Sinistra Critica si è impegnata nelle assemblee locali e anche nelle due assemblee nazionali nel dibattito sul progetto elettorale alternativo di Cambiare si può, riscontrando significative convergenze ed interlocuzioni politiche sulle sue proposte programmatiche e di metodo. Nelle assemblee dei prossimi giorni le nostre compagne e i nostri compagni interverranno per spiegare che, mentre nel processo partecipativo che l’appello Cambiare si può aveva innescato stavano profilandosi le condizioni per un nostro impegno nelle liste, il nuovo progetto di Ingroia e dei partiti che lo sostengono ha preso il sopravvento, determinando altri equilibri e profili politici da noi non condivisibili: per questo Sinistra Critica non sarà impegnata in questo progetto elettorale.

domenica 23 dicembre 2012

Dichiarazione di Franco Turigliatto sull’assemblea del 22 dicembre 2012

L’iniziativa dell’appello “Cambiare si può” ha raccolto la spinta di migliaia di compagne e di compagni che l’hanno giudicata un’occasione e uno strumento prezioso per ricostruire una presenza politica e istituzionale per la sinistra di alternativa dopo i cinque anni di estromissione a causa del fallimento dell’avventura della “Sinistra arcobaleno”.
Anch’io nel mio intervento ho affermato come sarebbe necessaria questa presenza, anche per dare più forza e voce ai movimenti che altrimenti trovano un parlamento totalmente sordo e ostile alle loro rivendicazioni.
Le due assemblee nazionali e le 109 assemblee locali, a cui le compagne e i compagni di Sinistra Critica hanno dato un importante contributo, non solo hanno visto la partecipazione appassionata di migliaia di persone ma hanno anche saputo arricchirne la piattaforma sociale e politica e, nella loro grande maggioranza, sottolineare la necessità di indipendenza e di alterità rispetto al centrosinistra e a qualunque altra forza che si sia compromessa con le politiche neoliberali.
Ma, parallelamente, si è imposta la candidatura a premier di Antonio Ingroia, con una piattaforma di 10 punti di netta impostazione sociale interclassista e politica liberal democratica. Quella di Ingroia è una chiara proposta di annettere “Cambiare si può” all’interno del suo schieramento e di annacquarne le rivendicazioni nella sua piattaforma. Una ipotesi che renderebbe la cosa inaccettabile per noi di Sinistra Critica.
Questa convergenza, inoltre, rende ancor meno credibile la possibilità di una gestione trasparente e democratica nella formazione delle liste e delle teste di lista, e, ancor più, di un controllo dal basso sugli eventuali elette/i.
Molte e molti, nell’assemblea nazionale di oggi, hanno manifestato con forza posizioni analoghe, ma non è ancora chiaro quale sarà il possibile approdo. Le ipotesi in campo sono tante e con identità e proposte molto diverse, in qualche caso antitetiche. La mozione finale non risolve né chiarisce i punti più discussi e lascia aperte e irrisolte tutte le questioni politiche e organizzative.
Non possiamo, perciò, ad oggi, esprimere quale sarà l’orientamento di Sinistra Critica, come organizzazione politica, rispetto alla lista in formazione.
Verificheremo nei prossimi giorni quale saranno il programma definitivi e il profilo politico e organizzativo della lista. Riuniremo perciò il nostro Coordinamento nazionale per formulare un giudizio e un orientamento definitivi.

Franco Turigliatto
Portavoce nazionale di Sinistra Critica

mercoledì 19 dicembre 2012

Si può (ancora) cambiare….

Un’occasione da non perdere per costruire un’alternativa al centrosinistra
Comunicato dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Critica

Migliaia di donne e uomini in tutt’Italia hanno nei giorni scorsi partecipato alle assemblee locali del progetto “Cambiare si può”, dando vita ad un’esperienza importante di discussione, di relazione e di proposta politica.
Queste assemblee hanno rappresentato un dato molto positivo per la partecipazione, per la discussione approfondita, per lo spirito unitario che le ha animate e per l’interesse e il consenso che hanno ricevuto (e sono stati recepiti) contenuti di radicale alternativa alle politiche liberiste, al cappio del debito, alla distruzione del bene pubblico. Contenuti di radicalità che si sono sempre accompagnati all’affermazione di una collocazione a sinistra e alternativa al centrosinistra. Un percorso che parte dal basso e vuole fare a meno di leader, di schemi predefiniti, di una politica ormai vecchia e assolutamente distante dai bisogni, dalle speranze e dalle passioni di lavoratrici e lavoratori (precari e non), disoccupate/i, pensionate/i, giovani.
Questo percorso rappresenta una grande occasione che rischia di non essere sfruttata, anzi, di essere sacrificata sull’altare delle alleanze politiche verticistiche. Il gioco su più tavoli di forze politiche già del centrosinistra (Prc, Idv, Verdi) in cerca di uno spazio certo per tornare in parlamento; l’autoproclamazione di un magistrato come Ingroia che fa un suo “decalogo” politicamente non certo di sinistra e con punti per noi inaccettabili (a partire dall’assurda idea che oggi gli imprenditori abbiano ancora “lacci e laccioli” burocratici o di tasse, oppure sulla scuola dove non si può avallare l’ideologia del “merito” con cui sono stati troppo spesso giustificati enormi tagli di risorse all’istruzione pubblica statale) e farà una sua assemblea preventiva il 21 dicembre; contemporaneamente De Magistris convoca una sua assemblea e ora parteciperà a quella di Ingoia insieme a Leoluca Orlando – assemblea che ovviamente definirà i confini dell’alleanza e si prefigge di tenere aperti i canali di comunicazione con il centrosinistra: tutto questo rappresenta il rientro dalla finestra delle manovre politiciste che si volevano far uscire dalla porta e il riproporsi di logiche elitarie e di non rispetto delle discussioni delle assemblee locali.
Allo stesso tempo ci pare contraddittorio che forze (come il Prc) che partecipano a questo progetto che dovrebbe essere alternativo al centrosinistra si alleino in Lombardia, Lazio, Friuli, con lo stesso centrosinistra a guida PD – a volte sostenendo candidati che con il progressismo e la sinistra proprio nulla hanno a che fare (come Umberto Ambrosoli).
Così non si cambia, davvero!
Abbiamo partecipato alle assemblee portando le nostre idee, le nostre proposte, i nostri legami sociali, il nostro modo di concepire la politica, dal basso e a sinistra.
Parteciperemo all’assemblea nazionale del 22 dicembre ancora con questo spirito costruttivo e l’interesse per un’occasione da non perdere per costruire un’alternativa al centrosinistra, con il quale non si possono e non si devono fare accordi politici, elettorali e di governo. Un’alternativa con chiari e forti punti programmatici, che partono dai “10 punti” di “Cambiare si può” e vadano oltre – come abbiamo espresso nei nostri interventi di queste settimane (che si possono leggere sul sito sinistracritica.org).
Se il cammino finora percorso continuerà sullo stesso indirizzo, con le stesse modalità, con la stessa radicalità e spirito alternativo, sosterremo fino in fondo questa esperienza elettorale.
Ma non potremo farlo con i Di Pietro, i Diliberto, gli Orlando – che sono parte del problema della sinistra, non la soluzione. E questo non per volontà di esclusione aprioristica, ma per le loro politiche di questi anni, per la loro mancata opposizione (o addirittura accettazione) a provvedimenti pesanti per lavoratrici e lavoratori, per la loro concezione di una “politica politicante”
Cambiare si può, ancora. Proviamoci

giovedì 13 dicembre 2012

16 dicembre a Pisa: assemblea locale di "Cambiare si può"

Cambiare si può. Questa convinzione ce la danno ogni giorno i movimenti sociali e politici che non solo resistono alle politiche liberiste del governo Monti (come di quelli precedenti), ma lo fanno sulla base di una proposta forte di alternativa politica e sociale. Lotte sociali ed esperienze importanti che si sono però espressi in forma ancora troppo frammentaria ed inefficace; per questo la preoccupazione maggiore che abbiamo oggi di fronte non è solamente la possibilità di un ennesimo governo neoliberista – a guida del centrodestra o del centrosinistra – quanto la difficoltà a ricostruire un’opposizione politica e sociale a queste politiche. Non c'è dubbio che l'assenza di una lista alternativa alle prossime elezioni, con un programma se non anticapitalista almeno antiliberista e in grado di fare il controcanto alla vulgata liberista del rigore e dell'austerità, rappresenterebbe una grave mancanza. Servirebbe una proposta fuori e contro qualsiasi coalizione con il PD – evitando le contraddizioni di un sostegno al centrosinistra in regioni chiave come la Lombardia e il Lazio; una proposta non finalizzata a riprodurre apparati, non meramente autorappresentativa, plurale, appetibile soprattutto per giovani generazioni e per i movimenti e per lavoratrici e lavoratori dal futuro sempre più incerto; una proposta che “ribalti” completamente gli attuali assetti della sinistra, le sue vecchie simbologie, i suoi ceti politici che si auto-riproducono, che punti quindi a far emergere un “nuovo” che non sia semplice ideologia nuovista ma valorizzi le esperienze di lotta e movimento, senza per questo cadere in opzioni già viste di “autopromozione” di nuovi ceti politici.

Con questo spirito Sinistra Critica ha partecipato all'assemblea nazionale di Cambiare si può del 1° dicembre scorso a Roma e parteciperà all'assemblea locale di domenica 16 dicembre a Pisa (appuntamento dalle ore 15 presso il Dopolavoro Ferroviario in piazza della Stazione n.16).

martedì 4 dicembre 2012

Considerazioni sull’assemblea nazionale di “Cambiare si può”


Leggi anche l'intervento di Piero Maestri (Sinistra Critica) all’assemblea di “Cambiare si può”

L’assemblea del primo dicembre al Teatro Vittoria di Roma, promossa dai firmatari dell’appello “Cambiare si può”, è stato un momento importante di discussione e partecipazione di tante e tanti cittadini ed ha testimoniato una domanda di un’alternativa politica antiliberista – il cosiddetto “quarto polo” – fortemente presente nella società. La domanda è posta: si può costruire una proposta politica che metta al centro il lavoro e i diritti, i beni comuni, la partecipazione, contro le logiche perverse del mercato e della finanza? Una lista alternativa a centrodestra, centrosinistra e movimento 5 stelle in vista delle prossime scadenze elettorali?
Gli attacchi feroci ai diritti, al salario, ai beni comuni e alla democrazia stessa da parte dei padroni e dei poteri forti su scala europea impongono la necessità di una alternativa politica, di una ”Syriza” italiana come ha detto qualcuno. D’altronde le resistenze che si stanno sviluppando finalmente anche in Italia in questo ultimo periodo indicano chiaramente la strada: dal movimento delle scuole contro i tagli e l’aziendalizzazione, i lavoratori e le lavoratrici della sanità, i cittadini e gli operai di Taranto contro l’Ilva, i  lavoratori e le lavoratrici metalmeccanici che saranno in sciopero il 5 e 6 dicembre contro il patto sulla produttività e l’attacco al contratto collettivo…
Sinistra Critica ha seguito e continuerà a seguire attivamente e con interesse questo percorso, nelle assemblee locali che si terranno nelle prossime settimane e nell’assemblea annunciata per il 20 dicembre. E’ tuttavia necessario che si sciolgano una serie di nodi che non sono stati ancora sciolti nell’assemblea del primo dicembre.
In primo luogo, la questione del soggetto politico e del rapporto con i movimenti e le organizzazioni esistenti. Gli intellettuali che hanno sottoscritto per primi l’appello “Cambiare si può” hanno avuto un ruolo molto positivo di stimolo e di aggregazione intorno allo scheletro di una proposta politica. Tuttavia un movimento politico che aspiri ad avere caratteristiche di massa, non può rimanere confinato nell’indignazione critica di una serie di individualità, deve proiettarsi nei movimenti sociali, dialogare con chi si sta organizzando nelle lotte che vanno nella direzione indicata dall’appello stesso, e infine relazionarsi con le organizzazioni politiche esistenti che hanno manifestato un interesse in questo percorso. Se vogliamo costruire una “Syriza” italiana, dobbiamo puntare a unire in una prospettiva comune gli antiliberisti, organizzati o meno che siano. E’ necessario costruire un cartello di forze, senza primogeniture e con uguale diritto di cittadinanza per tutti e tutte, organizzazioni e individualità, movimenti sociali, donne, lavoratrici e lavoratori, giovani. Un percorso che provi a sperimentare forme di democrazia diretta e partecipazione dal basso, inclusivo anche di altri percorsi già avviati, come quello che ha portato alla manifestazione No Monti Day lo scorso 27 ottobre.
Secondo, bisogna mettere a punto un programma politico con delle priorità chiare, con una chiara connotazione di classe dalla parte degli sfruttati e oppressi. Il governo Monti si è insediato con un programma dettato dalla lettera della BCE del 5 agosto 2011. Similmente a ciò che sta accadendo in tutta Europa, anche in Italia vengono imposte politiche di austerità finalizzate al risanamento dei conti pubblici. Queste politiche hanno una chiara impronta di classe: si mira a ristabilire un tasso di profitto tale da stimolare l’accumulazione a danno dei salari e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, comprimendo i servizi pubblici e colpendo chi ci lavora. Questa politica ha degli strumenti sovranazionali, dati dallo statuto della BCE, dal trattato sul Fiscal Compact, dalle riforme costituzionali imposte in tutta l’UE, Italia compresa, che vincolano le politiche economiche al pareggio di bilancio. Non basta chiedere la rinegoziazione di questi trattati, come fa il PD, bisogna uscirne. E’ necessaria una moratoria del debito pubblico e vanno controllati i tassi d’interesse. Va restituita la sovranità monetaria agli organismi democraticamente eletti a livello europeo e nazionale. Vanno attuate politiche di intervento diretto dello Stato nell’economia, nazionalizzando le banche e le aziende strategiche (Fiat, Alcoa, Ilva…) e messe sotto il controllo dei lavoratori e dei cittadini. La crisi economica ha delle caratteristiche radicali ed è solo con proposte radicali che si può affrontarla per uscirne facendone pagare i costi ai veri responsabili.
Il quarto polo dovrebbe avere una chiara connotazione di classe, antiliberista, femminista, ambientalista e internazionalista. Non è possibile continuare a tacere delle missioni militari all’estero e del ruolo imperialista dell’Italia dopo le rivoluzioni arabe, dopo i nuovi massacri in Palestina.