La sconfitta di Berlusconi e le crepe del centrodestra costituiscono la notizia più rilevante di queste elezioni amministrative. Il caso di Milano è evidente ma anche gli insuccessi diffusi della Lega stanno lì a testimoniare una crisi della compagine governativa. I limiti evidenti del governo, gli effetti della crisi, la speranza di un cambiamento motivano un voto che utilizza quello che ha a disposizione. Il risultato di Pisapia, in particolare, recupera una parte dell'astensionismo di sinistra e beneficia del crollo del centrodestra solo in parte spiegabile con i voti, modesti andati al "terzo polo" di Udc-Fli-Api. Il fatto che la Lega sia costretta a fermarsi offre spunti nuovi e produrrà una movimentazione all'interno del Carroccio (il cui risultato delle scorse regionali era stato comunque sopravvalutato).
Pisapia più che un volto e una proposta di alternativa radicale è stato un buon candidato democratico, pulito, efficiente, credibile. Il successo della lista Pd lo dimostra. Ed è stato utilizzato soprattutto per dare un colpo a Berlusconi.
A Torino vince il tradizionale patto sociale che comprende i poteri forti, Fiat e San Paolo, il vecchio apparato socialdemocratico moderato del Pci, le organizzazioni sindacali, fino ad arrivare alla stesso apparato della Fiom. Dura la sconfitta delle forze politiche della destra che si inserisce nelle più generali difficoltà del berlusconismo. La resistenza operaia di Mirafiori non ha riscontri elettorali significativi testimonianza dei difficili rapporti di forza tra le classi.
A Bologna vince il Pd ma a fatica e soprattutto non costituisce una alternativa essendo la candidatura Merola in piena continuità con il malgoverno passato. Il grande successo della lista Grillo erode consensi a destra e sinistra mentre il Pd subisce una sonora sconfitta a Napoli.
La destra perde, il centrosinistra si rafforza ma con importanti contraddizioni al suo interno. Il Pd non ha deciso se stare con il "centro" o con le componenti alla sua sinistra, l'Idv subisce una forte battuta di arresto mitigata solo dal successo di De Magistris, Vendola ottiene un buon risultato sulle liste di Sel ma forse in misura minore alle aspettative, la Federazione della sinistra si salva solo in alleanza e probabilmente archivierà l'ipotesi di costruire una sinistra alternativa.
Lo spazio a sinistra, pur esistendo ancora, non viene occupato adeguatamente. Non funziona l'esperimento torinese che Sinistra Critica - che pure conferma i suoi voti e registra un buon risultato della candidatura operaia di Lojacono - ha fatto con la Fds e neanche quello della lista "Napoli non si piega". Il Pcl praticamente scompare e sembra pagare la sua linea isolazionista e indisponibile a unità. Ma come evidenziano le liste Grillo, il successo di De Magistris, le numerose liste alternative al Pd in varie città che ottengono buoni risultati, quello spazio resta disponibile nonostante l'inadeguatezza dei soggetti in campo. C'è una voglia di cambiamento che aspetta di essere organizzata e rappresentata.
Alla luce dei risultati, confermiamo la scelta di non aver voluto presentare una lista propagandistica a Milano. Dal voto di domenica e lunedì, infatti, si conferma che una presenza elettorale di stampo propagandistico, identitaria o, peggio, nostalgica non ha nessuna attrattiva. Ovviamente si tratta di un limite perché è chiaro che Pisapia e De Magistris, come Fassino a Torino, si collocano all'interno di un classico antiberlusconismo: etico quello di Milano, "giudiziario" e anticamorra quello di Napoli, di "potere" quello di Torino. Nessuna di queste candidature riesce però a esprimere un profilo sociale e di classe e resta distante da una prospettiva anticapitalista. La loro presenza, se pure viene utilizzata nell'immediato per incrinare il potere berlusconiano, non è certo sufficiente a disegnare un'alternativa sociale. Se la sinistra vuole giocare un ruolo deve quindi avere un certo radicamento e presentare candidature credibili. Guardare al futuro piuttosto che al passato, riuscire a cambiare passo anche per competere con l'insidia rappresentata dal movimento grillino che si conferma ancora come la novità elettorale. Ci sarà da riflettere e serviranno ulteriori approfondimenti.
Gli altri esperimenti prodotti da Sinistra Critica hanno avuto successo in particolare Cattolica con il 4,2% a Giona Di Giacomi che costringe il Pd al ballottaggio; Casoria dove l'alleanza con Sel e Fds ha prodotto il 5,28; Monfalcone con la lista "comunista e anticapitalista", con una forte presenza operaia, al 2,2%. In linea con i dati delle politiche 2008 lo 0'6% di Rimini.
Nell'immediato Sinistra Critica si impegnerà per la sconfitta di Berlusconi a partire dai ballottaggi di Milano e Napoli. Continueremo a lavorare per una sinistra unita e radicale, senza ideologismi o soluzioni identitarie ma con un lavoro politico orientato al conflitto e al radicamento sociale. Soprattutto, costruiremo a fondo la campagna elettorale per il referendum, rafforzata dal grande successo della consultazione in Sardegna, con il 60% di affluenza al voto e il 98% contro il nucleare. Se a Milano Berlusconi ha ricevuto una sconfitta netta, il successo dei Sì il 12 e 13 giugno potrà costituire il Ko definitivo.
Nota dell'Esecutivo nazionale di Sinistra Critica
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