giovedì 15 dicembre 2011

I SEMI DELL’ODIO GERMOGLIANO....

L’Italia non è un paese razzista, le sue leggi e le sue istituzioni invece lo sono.
Qualche giorno fa un gruppo di “bravi cittadini” di Torino (con la presenza della presidente della circoscrizione e segretaria del PD torinese) ha pensato bene di vendicare un inventato stupro contro una “donna italiana” andando in corteo a bruciare un campo Rom situato nel quartiere.
L’altro giorno a Firenze un neonazista italiano – ovviamente subito derubricato a “folle” – ha sparato su ragazzi senegalesi che vendevano al mercato, uccidendone due di loro e ferendone altri.Ma non c’è nulla di cui stupirsi, purtroppo. Dopo anni di razzismo istituzionale si vedono i frutti velenosi. In questo paese ci sono forze politiche di destra (dalla Lega al Pdl) che sui provvedimenti razzisti e xenofobi hanno costruito una parte importante delle loro fortune elettorali; c’è il principale partito di “opposizione” che ha inseguito la retorica della “sicurezza, del controllo, della tolleranza zero” fino ad applicare nelle diverse città (Firenze compresa) ordinanze che discriminano i migranti e impediscono la loro libertà di circolazione; e c’è una destra radicale che ha rialzato la testa e si permette le sue scorribande razziste e fasciste, spesso protetta e coccolata dallo stesso Pdl che fornisce sedi, coperture istituzionali, patrocini. Vogliamo la chiusura immediata delle sedi neofasciste – in particolare di Casa Pound, che riceve da anni sostegni diretti e indiretti dalle istituzioni e dai partiti di centrodestra.
All’odio e alle politiche razziste si deve rispondere con una forte mobilitazione dei migranti e degli antirazzisti, delle organizzazioni democratiche e antifasciste – non solo per mostrare solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime e alle comunità colpite – ma soprattutto per imporre un’alternativa politica e sociale abrogando ordinanze e leggi razziste come la Bossi-Fini, per la chiusura dei Cie, per la fine dello sfruttamento del lavoro migrante, per nuove norme sulla cittadinanza e l’apertura delle frontiere europee.
Per questo saremo nelle piazze il 17 e il 18 insieme alle comunità migranti nella giornata globale dei diritti dei migranti, che assume ora un carattere di mobilitazione antirazzista e solidale.
In particolare scendiamo tutti in piazza alla grande manifestazione regionale di Sabato 17 dicembre a Firenze. Partenza alle ore 15.00 in Piazza Dalmazia (zona Rifredi).

Sinistra Critica

venerdì 9 dicembre 2011

Il nostro NO al Pirogassificatore di Castelfranco di Sotto

Sabato 10 dicembre anche Sinistra Critica scenderà in piazza a fianco del Comitato Antinquinamento di Castelfranco di Sotto alla manifestazione di protesta contro il Pirogassificatore nella zona del Cuoio dopo il via tecnico della Regione.

La gestione dei rifiuti in Toscana, soprattutto alla luce del nuovo ATO Costa, rischia di essere da un lato sempre più subalterna ai privati, dall'altro favorisce sempre più la costruzione di nuovi inceneritori (o di impianti con nomi diversi, ma che nella sostanza bruciano rifiuti). In piccolo a Castelfranco di Sotto sta succedendo proprio una cosa del genere. Infatti il privato chiede e ottiene dalla Regione il nulla osta tecnico per costruire il pirogassificatore. Atto dovuto, dicono. Forse tecnicamente non ci saranno problemi, è vero, ma il punto è tutto politico: il Comune di Castelfranco ha realizzato un processo partecipativo (peraltro in rispetto della legge regionale) e dopo questo procedimento è stato deciso che i castelfranchesi non vogliono il pirogassificatore. E allora perchè la Regione Toscana se ne infischia di questo esito? Perchè i soldi pubblici spesi per questo processo non possono avere la coerente conseguenza della non realizzazione dell'impianto? La risposta è che in Toscana come in tutto il paese gli interessi dei privati sono sempre prevalenti su quelli pubblici. Cosa molto simile a quanto avvenuto il 6 dicembre con la proroga della concessione del servizio idrico ad Acque Spa da parte del Sindaci dell'AATO 2 nonostante l'esito del referendum di giugno.
Sia sulla gestione dei rifiuti che sull'acqua ci viene poi da fare una domanda: cosa aspettano le forze poltiche (Federazione della Sinistra, SEL e IDV) contrarie a queste scelte prese unilateralmente dal Partito Democratico a rompere con tale partito? Che senso ha far parte di una maggioranza regionale (e spesso anche nei vari comuni) che attua un programma opposto rispetto al proprio?

Sinistra Critica ritiene molto importanti le lotte dal basso che i comitati di cittadini autorganizzati della zona del cuoio hanno portato avanti in questi ultimi mesi (come anche quelli della Valdera che lottano dal maggio 2010 contro il dissociatore molecolare).
Proprio in un periodo in cui la politica sembra essere sorda alle istanze popolari e in cui i "tecnici" prevalgono sulla democrazia, l'unico antidoto è la partecipazione popolare. E' ancora una volta il caso di affermare che le nostre vite valgono più dei loro profitti.

SINISTRA CRITICA
Coordinamento Provinciale di Pisa

mercoledì 7 dicembre 2011

I padroni dell'acqua votano a favore dei predoni dell'acqua

Non è servito nè il voto di 27 milioni d'Italiani, nè la presenza di una sessantina di cittadini/e dell'ATO 2 a far cambiare idea ai/alle nostri/e amministratori locali.
Martedì 6 dicembre si è riunita d'urgenza e a porte chiuse, l'assemblea dei sindaci dell'ATO2 per votare la proroga di 5 anni (dal 2021 al 2026) della concessione già ventennale della gestione
del servizio idrico dei 57 comuni della nostra zona, facendo così un regalo ai privati di Acque SpA... e garantendo altri anni di profitti su un bene primordiale come l'acqua. Oltre alla dubbia
legalità dell'operazione, che rischiamo di pagare duramente in futuro visto che il capitolato della gara d'appalto internazionale prevedeva una scadenza di 20 anni per “potere ammortizzare gli investimenti....”, questa votazione va contro il referendum del 12 e 13 giugno nel quale 1.700.000 Toscani/e hanno detto chiaramente che il privato e il profitto devono stare fuori dalla gestione dell'acqua. Questa decisione presa all'unanimità dai sindaci dell'ATO 2 che in teoria ha funzione di “controllo del gestore” ed è a meno di un mese dalla sua scomparsa, ci sembra poco rispettosa della volontà dei cittadini che hanno partecipato massivamente alla consultazione referendaria.
E' questo il modello di Democrazia che vogliono fare rispettare i nostri sindaci? E' questo il modello partecipativo del quale si vanta la Regione Toscana che da parte sua sta per votare una legge per creare un ATO (Ambito Territoriale Ottimo) regionale unico per l'Acqua composto da 285 comuni in vista del gestore unico privatizzato, estromettendo una volta di più i/le cittadini/e dai centri di controllo locali? Acea, Monte dei Paschi di Siena, Suez e Caltagirome comandano e i sindaci, obbedienti, deliberano. Volevano la proroga della concessione, a dispetto del referendum, e l'hanno ottenuta. In disprezzo alla democrazia e alla volontà di tutti noi.

Forum Toscano dei movimenti per l'acqua ATO 2

martedì 6 dicembre 2011

DAL CAIMANO AI COCCODRILLI....

L’annunciata manovra “salva Italia”è arrivata e rappresenta una violenta stangata antipopolare che ha lavoratrici e lavoratori e pensionate/i come bersaglio principale.
Una manovra all’insegna del “rigore” e dell'attacco ai più deboli, nella quale l’ipocrita retorica dell'equità si è tradotta in una gigantesca truffa ai danni di lavoratori, lavoratrici e pensionate/i – senza alcun vantaggio per le giovani generazioni, che saranno ancor più allontanate dal mondo del lavoro o utilizzate come concorrenza con la prossima creazione di una contrattazione duale.
Così il governo “tecnico” presenta la manovra più politica che si ricordi – con l’obiettivo di dare un preciso segnale ai "mercati": questo paese punta a spremere tutto quello che è spremibile dai soggetti più deboli e non toccherà in nessun modo le rendite, i profitti, gli interessi che quei mercati presidiano e difendono.
I provvedimenti racchiusi nella manovra vanno tutti in questa stessa direzione: aumento dell’età per andare in pensione e peggioramento degli assegni pensionistici; riproposizione dell’Ici e aumento delle rendite catastali; taglio delle imposte sulle imprese; liberalizzazione di interi settori dei servizi (quindi nuovo attacco all'acqua pubblica ma anche ai trasporti locali); rilancio delle grandi opere come la Tav.
In questo modo il governo mette in luce la sua natura politica, che ha il volto delle banche e della finanza che hanno festeggiato il suo insediamento.
L’appoggio unanime di centrodestra e centrosinistra (a parte l’ipocrita “opposizione” della Lega Nord che cerca di approfittare di questa “intesa nazionale” per rifarsi il trucco...) rende ancora più pericolosa l’operazione politica di Monti-Napolitano, perché cerca di affermare l’esigenza dell’“unità nazionale” di fronte alla crisi e del carattere “necessario e indifferibile” dei sacrifici.
La scelta del PD di schierarsi in prima fila in questa operazione è altrettanto significativa della natura di questo “partito naturale di governo”, avversario degli interessi delle classi più deboli e di una qualsiasi alternativa politica di sinistra.
Le prevedibili (e previste) scelte del governo Monti-Napolitano richiedono un impegno forte di tutta l’opposizione politica e sociale per rilanciare un’iniziativa unitaria e di massa contro il governo e contro le politiche di austerità. Unità dal basso, senza scorciatoie politiciste, ma capace di coinvolgere milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate/i, giovani precari/e e studenti – quelle donne e uomini che avevano riempito le strade di Roma il 15 ottobre - vittime sacrificali dei coccodrilli di governo.
Unità dell’opposizione politica e sociale capace di affermare il rifiuto delle politiche di austerità e delle nuove liberalizzazioni, per ribadire la scelta del non pagamento del debito illegittimo e del recupero delle risorse necessarie ad un nuovo welfare e alla difesa degli interessi delle classi deboli (in particolare per garantire diritti e reddito a tutte/i) con il taglio delle spese militari, la cancellazione delle grandi opere inutili e dannose, il recupero dell’immensa evasione fiscale...
Unità dell’opposizione che può e deve partire da un vero sciopero generale e generalizzato capace di dare una risposta ferma e forte alla manovra del governo e alla sua stessa natura politica.
Sinistra Critica è impegnata nella costruzione di questa larga opposizione sociale e politica:
* saremo in tutte le piazze degli scioperi contro la manovra – il 12 dicembre e soprattutto il 16 con la Fiom e lavoratrici e lavoratori della Fiat (dove si sperimentano le nuove forme di sfruttamento e cancellazione dei diritti dei lavoratori).
Serve uno sciopero generale vero ed efficace e un'unità sindacale (a partire da quella dei sindacati di base) basato sulla difesa di diritti fondamentali non più negoziabili sull'altare della concertazione;
* il 17 dicembre a Roma nell’assemblea del “Comitato No debito” che vogliamo diventi un appuntamento aperto e unitario organizzato da tutto il fronte di opposizione politica e sociale – anche per organizzare insieme a tutte le forze che si oppongono al governo Monti, una grande manifestazione nazionale;
* nella partecipazione alla campagna “Rivolta il debito” e per una Audit pubblico sul debito illegittimo – con iniziative nelle diverse città italiane nella settimana tra il 10 e il 17 dicembre.

ESECUTIVO NAZIONALE SINISTRA CRITICA

giovedì 24 novembre 2011

Presentazione del libro "La normale eccezione" il 2 dicembre a Pisa

VENERDI 2 DICEMBRE ore 18.30
presso la LIBRERIA TRA LE RIGHE
VIA CORSICA 8 -  PISA

presentazione del libro "La normale eccezione"
"Lotte migranti in Italia. La gru di Brescia, lo sciopero del primo marzo, la tendopoli di Manduria"
edito da EDIZIONI ALEGRE

ne parliamo con
Felice Mometti, autore del libro
Madiaw, dell'Assemblea antirazzista e antifascista di Massa Carrara
introduce Federico Giusti (Confederazione COBAS Pisa)


"Tutte le leggi sull’immigrazione varate in Italia negli ultimi vent’anni hanno consolidato il principio che il permesso di soggiorno sia legato al contratto di lavoro, assegnando un potere incontrollabile agli imprenditori che assumono il ruolo di “regolatori dei diritti di cittadinanza”. Questo aspetto più di altri è un tratto specifico della condizione migrante, che dimostra di richiedere un ambito autonomo di presa di coscienza e di autorganizzazione."

lunedì 14 novembre 2011

ADDIO A BERLUSCONI E AL SUO GOVERNO. ADESSO OPPOSIZIONE AL GOVERNO DELLE BANCHE E DELLA FINANZA EUROPEA

Le migliaia di donne e uomini nelle piazze in tante città italiane giustamente festeggiano le dimissioni di un personaggio che troppi danni ha fatto negli anni in cui è stato presidente del consiglio – e anche in quelli in cui è stato all’opposizione. Non condividiamo di questi festeggiamenti la disattenzione per come è avvenuta la caduta di Berlusconi e per quello che succederà da questo momento.
Nemmeno condividiamo la gioia verso il presidente Napolitano, che è stato protagonista di questa caduta per rispondere alle esigenze del capitale e della leadership politica europea, che consideravano Berlusconi e il suo governo inadatti a portare a termine le politiche di austerità e di distruzione dello stato sociale che in tutta Europa sono l’unica “risposta” alla crisi.
Tantomeno possiamo dimenticare che la cronaca di un’austerità annunciata porta il nome di Mario Monti, commissario integerrimo che vietava qualsiasi aiuto di Stato, per favorire gli interessi delle grandi banche e per garantire la deregulation del sistema finanziario. Lo stesso Mario Monti che sul “Corriere della sera” esaltava le “riforme” di Gelmini e Marchionne. Può seriamente qualcuno a sinistra pensare che sia l’uomo giusto, che possa rappresentare qualcosa di “meglio”?
Non c’è un “dopo”, quindi, c’è invece un presente rappresentato da un governo pericoloso per gli interessi delle classi popolari e che ha come suo unico programma nuove e più pesanti manovre economico-finanziarie contro lavoratrici e lavoratori, per maggiori privatizzazioni dei beni comuni, per asservire ancora maggiormente le scelte interne alle esigenze del capitale europeo.
Un governo che vuole vendere la vecchia ideologia secondo la quale dalla crisi si può uscire solamente con ulteriori sacrifici dopo che il welfare, i salari, le pensioni fanno sacrifici da più di vent'anni.

Per lavoratrici e lavoratori, precari/e, giovani, migranti c’è solo una strada possibile: l’opposizione immediata e ferma al governo Monti-Napolitano – ricostruendo dal basso le ragioni e l’organizzazione necessarie per resistere a nuove manovre contro di loro e per costruire una rete che ponga le questioni dell’alternativa sociale e politica, facendo pagare la crisi a chi l’ha provocata.

Non ci sono scorciatoie istituzionali: l’unica via democratica non può che venire da elezioni immediate e da un confronto sulla politica e sui programmi che provi a far tesoro di quanto accaduto negli ultimi quattro anni – con una sinistra anticapitalista che rifiuti qualsiasi compromesso di “unità nazionale” o “tecnico” e organizzi l’opposizione sociale e politica.
Invitiamo tutte/i a costruire la più ampia unità delle forze che rifiutano il governo Monti per un’uscita da sinistra alla crisi.  Noi ci saremo.

Sinistra Critica
Esecutivo nazionale

mercoledì 9 novembre 2011

VIA IL GOVERNO BERLUSCONI !!! … E POI ?

Vogliamo essere chiari fin dall’inizio: la caduta, meglio la cacciata, del governo Berlusconi e la fine della carriera politica del presidente del consiglio sono obiettivi sacrosanti. Punto.
Questo governo rappresenta e ha rappresentato la faccia feroce e immorale delle politiche liberiste, un governo che non conosce le regole democratiche e ha costruito le fortune di imprese e personaggi amici sul taglio delle spese sociali e del livello di vita di milioni di donne e uomini. Per questo la sua caduta è una liberazione e un’occasione per le classi popolari e per la democrazia del nostro paese.
Ma…
Non ci interessa minimamente il dibattito sulla composizione istituzionale della crisi di governo: governo tecnico, governo “traghettatore”, governo di larghe intese e altre amenità…
Ci interessa molto, invece, comprendere cosa si sta preparando per lavoratrici e lavoratori, giovani,precarie/i di questo paese.
La crisi di governo non avviene sull’onda delle mobilitazioni di massa, che pure non sono mancate anche in Italia, ma è la conseguenza dell’incapacità di Berlusconi in prima persona e della sua maggioranza di mentecatti di dare piena soddisfazione alle esigenze dal capitale dominante in Europa - quindi alla Bce e ai suoi padroni franco-tedeschi, anche se alla guida c’è l’italiano Draghi – e alle necessità della Confindustria e delle banche di avere capitali freschi per permettere loro di uscire dalla crisi con maggiori profitti e poteri.
Per poter applicare fino in fondo questi provvedimenti il centrodestra al governo non è sufficiente: serve imbarcare nell’operazione anche una parte della cosiddetta “opposizione”, quella “responsabile” formata dal PD e dal fantomatico “terzo polo” (pensate al trio Casini, Fini, Rutelli…..). Opposizione così responsabile da condividere fino in fondo le ricette di Fmi e Bce e che quando critica Berlusconi sulla politica economica lo fa… da destra: nel senso che critica l’impresentabilità di Berlusconi, ma non le politiche di fondo.
Così responsabile da aver permesso che passassero le finanziarie (per discutere la sfiducia – dicembre 2010), la manovra di bilancio, la legge di stabilità….
Per dare una risposta adeguata alla crisi di governo, una risposta di sinistra, si deve affrontare con chiarezza e onestà un nodo chiave delle scelte politiche dei prossimi mesi: CHI PAGA LA CRISI?
Non è sufficiente dire che si vogliono più risorse per il lavoro, i giovani, il welfare, la cultura ecc… se non si dice dove devono essere prese queste risorse.
E la risposta, come si deve dire, è una risposta di classe: paghi chi ha provocato la crisi; paghi chi non ha mai pagato; altro che “anche i ricchi paghino”: solo i “ricchi” devono pagare, gli altri (pensionate/i, precari/e, lavoratrici e lavoratori, migranti) hanno già pagato e ancora pagano.
La caduta del governo Berlusconi è un’occasione affinché la sinistra e i movimenti sociali prendano la forza di organizzarsi e perché lavoratrici e lavoratori, precari/e, studentesse e studenti, migranti diano vita ad una mobilitazione che ponga dal basso una piattaforma chiara: il debito illegittimo non si deve pagare; vanno tagliate le spese inutili e dannose (spese militari e grandi opere come Tav, Expo2015, Ponte di Messina…); vanno recuperati i miliardi regalati alle imprese con il cuneo fiscale di prodi ancora in vigore e con altri provvedimenti simili; vanno nazionalizzate le banche e difesa la gestione pubblica dei beni comuni – come hanno chiesto 27milioni di elettori ed elettrici il 12 giugno scorso.
Con queste risorse si potrà costruire una politica economica diversa, che finalmente risponda ai bisogni del “99%” – come dicono i manifestanti di “Occupy Wall Street” – e che ponga al primo posto la riconversione ecologica della produzione (e del territorio, così da evitare altri morti alla prossima pioggia o al prossimo terremoto).
Alla “società civile” che manifesta contro il governo Berlusconi e ne denuncia soprattutto gli aspetti più scandalosi/scandalistici, non chiediamo opinioni sul prossimo governo: chiediamo se è pronta a lottare per questi contenuti, se smette di ragionare di governi (o giunte regionali e comunali) amici, se è pronta a non permettere a qualsiasi di governo di fare politiche di guerra, contro i diritti dei lavoratori, contro le classi popolari.
Insomma, di fare il suo mestiere: non più supporto esterno a governi amici, ma indipendenza e autonomia per costruire l’alternativa.
Noi ci proviamo – già dalle prossime settimane: dalle manifestazioni studentesche del 17 ottobre alla manifestazione nazionale per la difesa di acqua e beni comuni del 26 novembre, nella speranza di uno sciopero generale vero (che probabilmente verrà fermato dalla “responsabilità” delle organizzazioni Confederali di fronte ad un governo di larghe intese…).

Esecutivo Nazionale
Sinistra Critica
Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

martedì 8 novembre 2011

Solidarietà a Riccardo Antonini.


Apprendiamo che "Rete Ferroviaria Italiana" richiede la cessazione dall'incarico a Riccardo Antonini (consulente di parte per alcuni familiari delle vittime della strage di Viareggio del 2009). La direzione delle ferrovie, con questo gesto indegno, palesa la reale funzione della libertà di licenziamento sostenuta da questo Governo: amputare sul nascere ogni forma di pensiero divergente e critico rispetto allo status quo. Coloro che sono già stati colpiti duramente nei propri affetti attendono solamente verità e giustizia: esigiamo, quindi, che non vengano ulteriormente offesi con atti che andrebbero a colpire chi si batte per ottenerle e chi lotta con enorme ma pacifica determinazione per far emergere le responsabilità della strage.

L'atteggiamento di Mauro Moretti e di tutta la dirigenza delle Ferrovie è semplicemente indecente. Riccardo è "colpevole", come tutti i cittadini di Viareggio, di volere verità e giustizia per le 32 vittime della strage del 29 giugno 2009. Ma questa verità non è gradita ai vertici delle Ferrovie che cercano con ogni mezzo di uscire dal processo e reprimono chi si batte per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti delle ferrovie. Mauro Moretti se non fosse cosi arrogante avrebbe dovuto già dimettersi da tempo. Visto,
però, gli appoggi bipartisan di cui gode è stato persino nominato "Cavaliere del lavoro" nonostante sia pluri -indagato e nonostante le sue infelici esternazioni sulla strage di Viareggio. In Italia, oggi, un lavoratore onesto che si batte per la sicurezza di tutti perde il posto di lavoro un dirigente irresponsabile e inquisito viene, invece, premiato. Sembra un paradosso ma è l'amara e ingiusta realtà contro la quale invitiamo tutti a indignarsi e protestare. Saremo al fianco di Riccardo perchè sia riassunto e chiediamo nuovamente che Moretti se ne vada dai vertici delle ferrovie.
Sinistra Critica esprime totale e completa solidarietà al lavoratore ed alle associazioni dei familiari delle vittime, ai quali daremo tutto il nostro possibile sostegno.

Sinistra Critica

giovedì 20 ottobre 2011

Pontedera: assolti i tre giovani sotto accusa per un volantino. Essere antifascisti non può essere reato

Sinistra Critica esprime tutta la propria soddisfazione per l'esito del processo contro i tre giovani antifascisti della Valdera, tra i quali un militante di Sinistra Critica, querelati per diffamazione nel 2005 per un volantinaggio contro Forza Nuova ed ora finalmente assolti.
Anche se si aspetta ancora il dispositivo ufficiale della sentenza di assoluzione, che sarà depositata entro 45 giorni, infatti è intanto stato sancito, con sentenza del giudice della sezione di Pontedera del Tribunale di Pisa, che i tre ragazzi coinvolti nella vicenda sono innocenti.
I fatti risalgono al novembre 2005 quando i Giovani Comunisti del Prc (organizzazione a cui i tre ragazzi appertenevano all'epoca) diffusero dei volantini che contestavano le attività di Forza Nuova, la quale aveva da poco aperto una sede a Pontedera e che in particolare aveva svolto una manifestazione in città contro l'aborto e l'autodeterminazione delle donne.
I tre giovani erano venuti a conoscenza del procedimento contro di loro solo nel luglio 2008, con un decreto penale a cui decisero giustamente di opporsi. Da allora è quindi iniziato un processo in cui adesso è stata dimostrata non solo l'innocenza dei tre imputati, ma anche che opporsi a un movimento di estrema destra come Forza Nuova è del tutto legittimo; fra l'altro una sentenza molto simile a quella pontederese era stata emessa circa un anno fa anche dalla Corte di Cassazione.
Crediamo che questa sentenza rafforzi ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, le ragioni di chi ogni giorno si oppone all'estrema destra, all'intolleranza, alla xenofobia e al revisionismo storico. Insomma è oggi ancora più chiaro che essere antifascisti non può essere reato.

Sinistra Critica
Coordinamento provinciale di Pisa

lunedì 17 ottobre 2011

Venerdì 21 ottobre ore 18:30 presentazione del libro "Capitalismo tossico" a Pisa

Venerdì 21 ottobre alle ore 18:30, presso la libreria "Tra le righe" in Corsica n.8 a Pisa, si terrà la presentazione del libro "Capitalismo tossico" scritto da Marco Bertorello e Danilo Corradi, edito da Edizioni Alegre.

Sarà presente l'autore Marco Bertorello
interverranno:
Alessandro Breccia (ricercatore precario Università di Pisa)
Federico Giusti (COBAS)

I titoli tossici che hanno dato vita alla crisi economica internazionale sono solo la punta dell'iceberg della tossicità economica, sociale ed ambientale incarnata dal capitalismo nel suo insieme, dai suoi meccanismi strutturanti. Questo libro sulla crisi prova ad andare oltre le interpretazioni prevalenti che individuano in fattori superficiali e contingenti le sue cause per riflettere sulle ragioni strutturali e profonde. Da qui si trae una proposta originale, calibrata su una scala globale, per provare a uscire dagli squilibri esistenti, rovesciando le logiche competitive dominanti, rimettendo al centro la soggettività del lavoro e la sua inconciliabile parzialità.

mercoledì 5 ottobre 2011

Il nuovo numero di ERRE: Non paghiamo il debito!

NON PAGHIAMO IL DEBITO! - ERRE N. 45

EDITORIALE
Dopo Berlusconi (Salvatore Cannavò)

PRIMO PIANO
Una mobilitazione permanente (Redazione)
La manovra della reazione (Franco Turigliatto)
Dobbiamo fermarli (Appello)

TEMPI MODERNI
No Tav, ovvero riprendiamoci il territorio (Gippo Mukendi)
La Cgil costretta alla lotta (Andrea Martini)
G20 a Nizza "tous ensemble" (Piero Maestri)

FOCUS
Crisi del debito o di sistema? (Marco Bertorello e Danilo Corradi)
Una crisi senza fondo (Michel Husson)
Il cappio del debito (Renaud Vivien e Eric Toussaint)
La crisi, uno sguardo femminista (Lidia Cirillo)
Quello che dice il riot (Daniele D'ambra)

CORRISPONDENZE
Npa, c'est ne qu'un debut (Alain Krivine)
Il futuro incognito della Libia (Piero Maestri)
Protesta sociale in Israele (Michael Warshawski)

IDEEMEMORIE
L'ignoto delle rivoluzioni (Felice Mometti)
L'ombra di Stalin (Antonio Moscato)
In memoria di Davide Danti (Sergio Damia)
Una festa di letteratura sociale (Giulio Calella)

Per richiedere questa copia scrivi a redazione@edizionialegre.it o per averla direttamente dal nostro gruppo di Pisa a sinistracritica.pisa@gmail.com
Per abbonamenti: abbonamento ordinario 25 euro (6 copie), sostenitore 50 euro. versamenti su ccp 65382368 intestato a Edizioni Alegre soc. Coop. giornalistica 00176 Roma.

mercoledì 21 settembre 2011

I comuni dell’ATO2 vogliono farci pagare profitti sull’acqua non dovuti

Come di recente denunciato da vari Forum Acqua della Toscana, i Comuni dell’ATO 2 hanno deciso di continuare ad applicare nelle bollette dell’acqua il 7% della tariffa destinato a garantire il profitto al gestore del servizio. Tutto ciò avviene nonostante la revoca di questo 7% sia stata dichiarata “immediatamente esecutiva” da parte della Corte Costituzionale dopo che la vittoria del SI ai Referendum di giugno ha fatto cadere il “profitto garantito per legge”.

Le zone interessate da questa decisione sono la quasi totalità della provincia di Pisa, l’Empolese-Valdelsa (FI), la Valdinievole (PT) e la zona di Altopascio e Capannori per un totale di 57 comuni in rappresentanza di ben 750.000 cittadini.
I rappresentanti dei comuni di queste zone si sono riuniti in piena estate, il 25 luglio, senza alcun avviso pubblico verso i cittadini, senza convocare i comitati promotori del referendum e hanno deliberatamente deciso di non ritoccare al ribasso le tariffe come sarebbe invece stato non solo opportuno ma del tutto dovuto. I cittadini dovranno quindi continuare a pagare una parte di tariffa non dovuta pari al 7% del totale.

La stragrande maggioranza dei comuni in questione sono amministrati dal PD e dal centrosinistra che, seppure in modo tardivo e spesso del tutto strumentale, si erano espressi in favore dei SI ai Referendum di giugno. Ora questi soggetti hanno definitivamente calato la maschera e in attesa di una nuova normativa in materia, nell’unico luogo dove i Comuni avrebbero potuto dire la loro sull’acqua, vale a dire l’assemblea dell’ATO, hanno deciso di ignorare volutamente la volontà popolare e di continuare a garantire ad Acque SpA e ai suoi soci privati un profitto non dovuto.

Sinistra Critica appoggia senza esitazioni la richiesta di diffida che i vari Forum Acqua della Toscana hanno promosso per opporsi nelle varie sedi a questa aperta violazione della volontà popolare e ribadisce l’importanza di continuare a battersi in modo unitario sulla difesa dell’acqua pubblica e dei beni comuni, perché le vite di tutti noi valgono più dei profitti".

Sinistra Critica
Organizzazione per la sinistra anticapitalista
Coordinamento provinciale di Pisa

sabato 27 agosto 2011

CI VOGLIONO MORTI, DOBBIAMO FERMARLI

Sotto l’auspicio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con il consenso “bipartisan” della minoranza parlamentare di centrosinistra e con un pressing costante di Marcegaglia, Marchionne, Montezemolo e poteri forti di questo paese,il governo Berlusconi si appresta al dibattito parlamentare per varare la “supermanovra “ di Ferragosto probabilmente modificata, certamente peggiorata.
Quello che tutti vogliono, in nome della “coesione sociale” e praticando di fatto una nuova versione dell’unità nazionale di altri tempi è far pagare il conto della crisi capitalistica alle classi popolari, utilizzando le politiche liberiste di risanamento del debito per spianare quello che resta delle conquiste del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici.
La regia dell’operazione è affidata alla Bce e agli esponenti dell’Unione Europea, l’esecuzione ai governi nazionali, siano essi di centrosinistra o di centrodestra.
Di fronte a questa nuova fase dell’austerità in Europa e nel nostro paese, di fronte alla prospettiva di un vero e proprio massacro sociale per le classi subalterne la risposta non può che essere quella della radicalizzazione del conflitto e del coordinamento delle forze che ne vogliono essere protagoniste su scala europea.
In Italia il 6 settembre può diventare la giornata di avvio di un percorso di radicalizzazione della mobilitazione contro la “supermanovra” e le politiche di austerità.
La Cgil, da una parte, ha proclamato lo sciopero generale di 8 ore in tutte le categorie per “modificare una manovra ingiusta e iniqua” in concomitanza con l’arrivo del decreto al Senato; dall’altra Usb e altri sindacati di base lanciano anch’essi otto ore di “sciopero generale e generalizzato” nella stessa giornata contro la “dittatura delle banche e dell’Unione europea”, aggiungendo tra le rivendicazioni della propria piattaforma il rifiuto, sacrosanto, dell’Accordo interconfederale del 28 giugno- che cancella praticamente il contratto nazionale e la possibilità per i lavoratori di scegliersi una rappresentanza sindacale- e la rottura con qualunque ipotesi di “patto sociale”.
La Cgil si trova tra la spada del “patto sociale” di cui si è fatta complice con l’accordo del 28 giugno e poi con la “camera delle corporazioni” insieme alla Confindustria, e la parete della rabbia sorda che cresce contro questa manovra tra i propri iscritti e moltissimi delegati e quadri sindacali .La scelta di una parte importante del sindacalismo di base di convergere sulla scadenza del 6 settembre, mantenendo la propria autonomia di iniziativa, non può che accentuare e rendere più visibile la contraddittorietà dell’orientamento della Cgil, favorendo nello stesso tempo la costruzione di una unità d’azione nei fatti che aiuta la resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici alla manovra “lacrime e sangue”.
Per questo, la giornata del 6 settembre può diventare la prima occasione di una lunga stagione di lotte per mettere insieme il movimento dei lavoratori nelle sue diverse articolazioni con i movimenti sociali che in questi mesi sono stati protagonisti delle battaglie per il cambiamento in questo Paese: dal “popolo dell’acqua”, ai giovani precari, dagli studenti al movimento delle donne.
Dallo sciopero generale, e generalizzato, si può aprire un percorso tratteggiato dalle scadenze già proclamate, che miri alla costituzione di un fronte di tutte le opposizioni politiche e sociali: l’Assemblea nazionale convocata a Roma il 10 settembre da movimenti, forze sociali, sindacali, soggetti politici; ma anche la manifestazione dello stesso 10 settembre con proposta di “accampamento” a piazza San Giovanni. Dall’appuntamento del 1 Ottobre lanciato da quasi 1500 lavoratori, precari, delegati e militanti sindacali che hanno aderito all’appello “Dobbiamo fermarli” fino al 15 ottobre che, sull’onda dell’appello degli “indignados” spagnoli può diventare un grande appuntamento di lotta nazionale a Roma.
Ma il quadro nazionale non basta, occorre coordinare le forze anche sul piano europeo. Per questo diventa molto importante la manifestazione europea prevista per il 1 novembre a Nizza contro il vertice del G20 verso la quale ci impegniamo a costruire un’ampia alleanza sociale e politica.
Il nostro obiettivo, nel difficile contesto di crisi che ci viene scaricata addosso, è quello di allargare e unificare il conflitto sociale,a partire da “Comitati unitari di lotta” contro la “supermanovra” organizzati da forze sociali, sindacali e politiche capaci di coordinarsi tra loro, rendendo durevole nel tempo e socialmente radicato un conflitto che non potrà spegnersi con i primi freddi dell’inverno.
Pensiamo, ancora, che sia giunto il tempo di delineare una via d’uscita alternativa da questa “crisi del debito”, partendo dal rifiuto di riconoscerlo e di pagarlo e indicando una serie di misure che concretizzino due vecchi slogan mai tanto attuali quanto in questo momento: “Noi la crisi non la paghiamo” e “facciamo pagare chi non ha mai pagato”: il grande capitale, la rendita finanziaria e le nomenklature di faccendieri, politicanti e arricchiti al loro servizio. Serve una patrimoniale sulle fortune accumulate nel tempo, serve la nazionalizzazione delle banche, una verifica reale sulla consistenza e la qualità del debito. E poi misure sociali dopo decenni di stangate e manovre: un reddito sociale, l’istituzione del salario minimo, la riduzione dell’orario di lavoro, un piano di servizi sociali pubblici e autogovernati, un piano di risanamento ambientale a partire dai bisogni delle popolazioni e non dal profitto, la drastica riduzione delle spese militari.
Sinistra Critica mette a disposizione di questo progetto le proprie forze e si impegna fin da ora a costruire la massima partecipazione possibile alle diverse manifestazioni di massa che ,sul piano territoriale, concretizzeranno le diverse convocazioni sindacali dello sciopero generale del 6 settembre.
Con la consapevolezza che “ questo non è che l’inizio,bisogna continuare la lotta”.

Sinistra Critica- Esecutivo nazionale
26 agosto 2011

martedì 14 giugno 2011

Una grande vittoria: le nostre vite valgono davvero più dei loro profitti!!!

Berlusconi si batte sui contenuti e con la radicalità. Viva i Comitati per l'acqua.
E' una svolta storica, la fase di Berlusconi viene archiviata dal voto popolare e con lui, il campione del liberismo, viene battuta la politica delle privatizzazioni e del primato del mercato sul pubblico. Davvero, oggi, con il risultato referendario, in Italia si è stabilito che “le nostre vite valgono più dei loro profitti”. E' un passaggio di fase. Il berlusconismo viene sconfitto dalla partecipazione democratica e non a caso dal referendum, l'istituto che più di tutti declina una forma di democrazia diretta.
Per questo occorre sottolineare il ruolo del soggetto che prima non c'era, un ruolo decisivo e per certi versi storico, i Comitati per l'acqua pubblica. Hanno lavorato in silenzio, hanno raccolto il più alto numero di firme mai ottenuto per una consultazione popolare, hanno realizzato una campagna legata sempre e solo al contenuto, l'acqua pubblica, sono stati osteggiati dal Pd – che farebbe bene ad ascoltare il messaggio netto che gli è giunto nelle regioni “rosse” dove ha già privatizzato l'acqua - e anche dall'Idv che oggi esultano, non sono mai stati invitati in nessuna trasmissione televisiva. La vittoria di oggi è la loro vittoria.
Per i movimenti che si battono contro lo strapotere del profitto, come i No Tav, è una grande giornata. Qualunque ipotesi di un movimento unitario che leghi tra loro vertenze diffuse – contro le discariche e gli inceneritori, le tariffe locali, l'alta velocità etc - è la benvenuta e Sinistra Critica lavorerà attivamente in questa direzione.
La politica dei partiti tradizionali e istituzionali è bene che osservi e impari da questa vittoria. Ha vinto la società in movimento, il lavoro di base radicale e appassionato, la capacità di riprendere un filo e di tessere una strategia. E' stato confermato che la radicalità dei contenuti può vincere. Con Berlusconi oggi perde anche Emma Marcegaglia e tutta quell'industria che sognava di fare affari d'oro con il nucleare e con l'acqua ai privati (e che si getterà a capofitto sulle energie rinnovabili).
Una sinistra davvero radicale, anticapitalista ed ecologista è possibile e il suo destino non è giocoforza legati ai destini del Pd e del centrosinistra.
Il nostro progetto di fondo trova oggi un nuovo, grande slancio

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

giovedì 26 maggio 2011

12 e 13 giugno vota SI' ai Referendum: Avranno la lotta fino all'ultima goccia!

Le privatizzazioni dei beni comuni, acqua in primis, cosi' come la riforma dell'università e i ricatti di Marchionne, ci dicono a chi vogliono far pagare questa crisi.
Privatizzazioni, precarietà, tagli allo stato sociale, degrado dell'ambiente non sono che diversi aspetti di quelle politiche neoliberiste che hanno imperversato negli anni che hanno preceduto la crisi e che vengono ora riproposte con piu' virulenza. Esse hanno un solo obiettivo: il primato del profitto, di fronte al quale tutto deve essere sacrificato.
Allo stesso tempo lo straordinario risultato raggiunto con 1.400.000 firme a sostegno dei referendum per fermare la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici, dimostra che possiamo fermare chi vuole fare profitto sui nostri diritti. Dopo il riconoscimento da parte della Corte Costituzionale, dell'ammissibilità di ben due referendum sull'acqua e un terzo sulla questione nucleare, oggi si riapre la possibilità di discutere un nuovo modello di sviluppo economico capace di costruire processi partecipativi nella gestione dei beni comuni e di promuovere alternative energetiche rispettose della nostra salute.

Sinistra Critica è pienamente inserita, anche in provincia di Pisa, nei comitati si sostegno al SI ai referendum e lavora a favore del raggiungimento del quorum, per affermare ancora una volta che le nostre vite valgono più dei loro profitti.

Domenica 12 (ore 08.00-ore 22.00) e Lunedì 13 giugno (ore 07.00-15.00) andiamo dunque tutti/e a votare e votiamo 4 SI.

giovedì 19 maggio 2011

Battere Berlusconi ai ballottaggi e vincere al referendum. C'è spazio per una sinistra innovativa e radicale

La sconfitta di Berlusconi e le crepe del centrodestra costituiscono la notizia più rilevante di queste elezioni amministrative. Il caso di Milano è evidente ma anche gli insuccessi diffusi della Lega stanno lì a testimoniare una crisi della compagine governativa. I limiti evidenti del governo, gli effetti della crisi, la speranza di un cambiamento motivano un voto che utilizza quello che ha a disposizione. Il risultato di Pisapia, in particolare, recupera una parte dell'astensionismo di sinistra e beneficia del crollo del centrodestra solo in parte spiegabile con i voti, modesti andati al "terzo polo" di Udc-Fli-Api. Il fatto che la Lega sia costretta a fermarsi offre spunti nuovi e produrrà una movimentazione all'interno del Carroccio (il cui risultato delle scorse regionali era stato comunque sopravvalutato).
Pisapia più che un volto e una proposta di alternativa radicale è stato un buon candidato democratico, pulito, efficiente, credibile. Il successo della lista Pd lo dimostra. Ed è stato utilizzato soprattutto per dare un colpo a Berlusconi.
A Torino vince il tradizionale patto sociale che comprende i poteri forti, Fiat e San Paolo, il vecchio apparato socialdemocratico moderato del Pci, le organizzazioni sindacali, fino ad arrivare alla stesso apparato della Fiom. Dura la sconfitta delle forze politiche della destra che si inserisce nelle più generali difficoltà del berlusconismo. La resistenza operaia di Mirafiori non ha riscontri elettorali significativi testimonianza dei difficili rapporti di forza tra le classi.
A Bologna vince il Pd ma a fatica e soprattutto non costituisce una alternativa essendo la candidatura Merola in piena continuità con il malgoverno passato. Il grande successo della lista Grillo erode consensi a destra e sinistra mentre il Pd subisce una sonora sconfitta a Napoli.
La destra perde, il centrosinistra si rafforza ma con importanti contraddizioni al suo interno. Il Pd non ha deciso se stare con il "centro" o con le componenti alla sua sinistra, l'Idv subisce una forte battuta di arresto mitigata solo dal successo di De Magistris, Vendola ottiene un buon risultato sulle liste di Sel ma forse in misura minore alle aspettative, la Federazione della sinistra si salva solo in alleanza e probabilmente archivierà l'ipotesi di costruire una sinistra alternativa.
Lo spazio a sinistra, pur esistendo ancora, non viene occupato adeguatamente. Non funziona l'esperimento torinese che Sinistra Critica - che pure conferma i suoi voti e registra un buon risultato della candidatura operaia di Lojacono - ha fatto con la Fds e neanche quello della lista "Napoli non si piega". Il Pcl praticamente scompare e sembra pagare la sua linea isolazionista e indisponibile a unità. Ma come evidenziano le liste Grillo, il successo di De Magistris, le numerose liste alternative al Pd in varie città che ottengono buoni risultati, quello spazio resta disponibile nonostante l'inadeguatezza dei soggetti in campo. C'è una voglia di cambiamento che aspetta di essere organizzata e rappresentata.
Alla luce dei risultati, confermiamo la scelta di non aver voluto presentare una lista propagandistica a Milano. Dal voto di domenica e lunedì, infatti, si conferma che una presenza elettorale di stampo propagandistico, identitaria o, peggio, nostalgica non ha nessuna attrattiva. Ovviamente si tratta di un limite perché è chiaro che Pisapia e De Magistris, come Fassino a Torino, si collocano all'interno di un classico antiberlusconismo: etico quello di Milano, "giudiziario" e anticamorra quello di Napoli, di "potere" quello di Torino. Nessuna di queste candidature riesce però a esprimere un profilo sociale e di classe e resta distante da una prospettiva anticapitalista. La loro presenza, se pure viene utilizzata nell'immediato per incrinare il potere berlusconiano, non è certo sufficiente a disegnare un'alternativa sociale. Se la sinistra vuole giocare un ruolo deve quindi avere un certo radicamento e presentare candidature credibili. Guardare al futuro piuttosto che al passato, riuscire a cambiare passo anche per competere con l'insidia rappresentata dal movimento grillino che si conferma ancora come la novità elettorale. Ci sarà da riflettere e serviranno ulteriori approfondimenti.
Gli altri esperimenti prodotti da Sinistra Critica hanno avuto successo in particolare Cattolica con il 4,2% a Giona Di Giacomi che costringe il Pd al ballottaggio; Casoria dove l'alleanza con Sel e Fds ha prodotto il 5,28; Monfalcone con la lista "comunista e anticapitalista", con una forte presenza operaia, al 2,2%. In linea con i dati delle politiche 2008 lo 0'6% di Rimini.
Nell'immediato Sinistra Critica si impegnerà per la sconfitta di Berlusconi a partire dai ballottaggi di Milano e Napoli. Continueremo a lavorare per una sinistra unita e radicale, senza ideologismi o soluzioni identitarie ma con un lavoro politico orientato al conflitto e al radicamento sociale. Soprattutto, costruiremo a fondo la campagna elettorale per il referendum, rafforzata dal grande successo della consultazione in Sardegna, con il 60% di affluenza al voto e il 98% contro il nucleare. Se a Milano Berlusconi ha ricevuto una sconfitta netta, il successo dei Sì il 12 e 13 giugno potrà costituire il Ko definitivo.

Nota dell'Esecutivo nazionale di Sinistra Critica

giovedì 28 aprile 2011

Verso le prossime elezioni amministrative: Unità e radicalità

Di seguito l'editoriale in merito al posizionamento di Sinistra Critica alle prossime elezioni amministrative.

E' un quadro politico del tutto sfilacciato quello in cui si stanno preparando le elezioni amministrative di metà maggio. Il governo di Silvio Berlusconi sembra un “morto che cammina”, preda di una crisi di prospettiva che sta incubando progetti politici differenti al suo interno e che sembra trovare unità politica solo nelle misure parlamentari di protezione del presidente del Consiglio: processo breve, conflitto di attribuzione sul “caso Ruby”, riforma della giustizia, etc. Per il resto, esistono linee diverse, probabilmente interessi sociali diversi, prospettive che al momento convivono ma che, domani, potrebbero portare a un'evoluzione del quadro politico e a una differente geografia. Non è un caso che si assista alla formazione del correntismo interno al Pdl con un'ala che guarda alla Lega e si appoggia al ministro Tremonti, un'altra che si arrocca attorno ad alcuni notabili ex democristiani come Scajola o Formigoni, le “nuove leve” (Gelmini, Alfano, Prestigiacomo, Frattini) che cercano di fare quadrato, gli ex An in preda al panico.  A rischiarare con il faro della crisi la vita del governo Berlusconi ci sono gli attacchi – se così si possono chiamare – degli ultimi due presidenti di Confindustria, Emma Marcegaglia e Luca Cordero di Montezemolo da due anni in procinto di tuffarsi in politica in attesa del momento buono. Lentamente, impercettibilmente, quindi, il sistema di potere che ha retto l'Italia per circa venti anni si smuove anche se non è lecito prevederne una rapida caduta. Così come conviene non sottovalutarne le pericolosità perché proprio in momenti di crisi si può diventare più spietati e insidiosi come dimostrano le dichiarazioni, e le politiche, in materia di immigrazione o le varie forme di legislazione sociale in tema di lavoro e welfare. Senza contare la possibile approvazione del “federalismo fiscale” che costituisce un ribaltamento istituzionale dei rapporti di forza sociali creatisi nel dopoguerra e finora messi in discussione solo con l'introduzione del sistema bipolare. Ma lo scricchiolio esiste e motiva gran parte delle mosse politiche: da un lato si agita un “antiberlusconismo” radicale che si nutre delle malefatte del premier (tante e disgustose) in una serie di manifestazioni di piazza più o meno riuscite ma in grado di monopolizzare l'attenzione (la piazza delle donne il 13 febbraio, quella sulla difesa della Costituzione il 12 marzo); dall'altra, però, sono in molti a lavorare all'ipotesi di una transizione governabile, magari fondata sulla cacciata di Berlusconi grazie a qualche forma di “salvacondotto” che possa facilitare una fase nuova. E' il progetto di Fini e Casini che ha l'assenso di Bersani e Di Pietro, l'auspicio del Quirinale e forse, ormai, la benedizione di Vaticano, Confindustria, Banca d'Italia, Unione europea. Un progetto difficile fino a quando Berlusconi riuscirà a tenere incollati i vari pezzi che lo circondano. A dare risonanza a questi “auspici” ci sono le varie manifestazioni di piazza mediaticamente sostenute da Repubblica, in chiave di adunata “anti-premier”mentre restano più modeste le manifestazioni legate a temi concreti e “sensibili” come nel caso della guerra e della precarietà.
Il punto è che, in un passaggio di crisi come l'attuale, a mancare è l'opposizione sociale – la Cgil fa uno sciopero controvoglia e il sindacalismo di base si divide ancora – ma anche un'opposizione politica che scelga un approccio radicale. E' del tutto evidente che il “fenomeno” Vendola, che pure tante speranze e attenzioni sta suscitando, si sviluppa esclusivamente in chiave di rafforzamento del centrosinistra nel tentativo – tentato già quante volte? - di ancorarlo a sinistra. E quel poco che resta della vecchia Rifondazione a parole dichiara di voler costruire un'alternativa ma poi rompe con il Pd solo quando questo la butta fuori.
In questo quadro, la campagna elettorale non offre particolari novità. Se il centrodestra verificherà la sua tenuta in particolare nelle comunali di Milano – le più significative su scala generale, là dove si misurerà la tenuta dello stesso Berlusconi – il centrosinistra ripropone piuttosto staticamente il solito quadro unitario con la sostanziale eccezione di Torino. In realtà c'è anche Napoli ma in quel caso la divisione – De Magistris sostenuto da Idv, Federazione e centri sociali, Morcone sostenuto da Pd e Sel – è molto di facciata visto che a livello municipale i due schieramenti tendono a convergere e, soprattutto, visto che è garantita la fusione all'eventuale secondo turno.
Per la sinistra di alternativa si tratta di un'ennesima occasione sprecata. Alcune cose sono avvenute come l'alleanza a Torino tra la Federazione della Sinistra e Sinistra Critica oppure la formazione della lista “Napoli non si piega” che vede ancora SC stavolta alleata della Rete dei comunisti e di Sinistra popolare. Però nelle altre grandi città prevale una logica di “grande alleanza” e quando si verificano fratture non è per una logica complessiva, ma per scontri locali o linee di dissenso da quadro nazionale. Sempre a sinistra si registra l'attitudine solitaria del Pcl che rifiuta ipotesi di alleanze, sia pure solo elettorali, e un ondeggiamento sospetto di Sinistra, Ecologia e Libertà che dimostra come, dietro il successo e l'appeal di Nichi Vendola, ci sia un partito piuttosto differenziato al suo interno.
Per quanto riguarda Sinistra Critica, le sue scelte sono diversificate ma tutte nel quadro di un'impostazione riassumibile nello slogan “Uniti a sinistra, alternativi al Pd” che poi è anche la riproposizione del binomio “unità e radicalità”. Ci sono l'alleanza di Torino e Napoli, già ricordate, lo schieramento di Casoria – seconda città della Campania – che vede SC, Fds e Sel alternativi al resto del centrosinistra e poi le liste “solitarie” di Rimini e Cattolica. A Milano SC ha deciso di non proporre una propria lista dopo che i tentativi di costruirne una della sinistra alternativa sono andati falliti. Nessuna illusione sulla possibilità di Pisapia di governare con chi (il Pd) ha contribuito a creare l'Expo ma nemmeno nessuna volontà di giocare una partita propagandistica fine a se stessa. E' chiaro che se i piccoli tentativi di costruire una linea diversa e una proposta alternativa avessero un successo, anche parziale, si tratterebbe di fatti rilevanti. Ma la strada per ricostruire una sinistra alternativa, dotata di massa critica e davvero alternativa, è ancora lunga.

lunedì 4 aprile 2011

Contro la guerra e le dittature! Sostegno alle rivolte arabe Solidarietà alle/ai migranti

La politica di guerra – guidata da governi europei e Stati uniti, con la preziosa collaborazione dei governi “moderati” di Arabia saudita, Emirati arabi, Qatar... – ha due facce in questi giorni: da una parte i bombardamenti sulla Libia e le altre misure militari, dall’altra la repressione di profughi e migranti, con il corollario di una retorica razzista sparsa a piene mani.
Le persone che si rivoltano e rivendicano libertà e democrazia, ipocritamente sostenute una volta che da sole hanno sconfitto i regimi appoggiati dagli stessi governi occidentali, una volta arrivati da questa parte del Mediterraneo sono considerati clandestine, illegali, destinate ad essere rinchiusi in tendopoli precarie, pronte ad essere identificati per decidere nel frattempo che fare di loro: espellerli per rispedirli da dove sono arrivati oppure riconoscergli lo status temporaneo di profugo, magari per qualche mese o anno… oppure renderli funzionali alle esigenze dell'economia di mercato dell’occidente “democratico”, con qualche posizione precaria, “clandestina”, ricattabile.
Il governo italiano è come sempre in prima fila nelle politiche di “respingimento” – fin dai tempi della nave affondata militarmente (D’Alema presidente del consiglio), fin dai respingimenti in mare contro ogni norma internazionale, per arrivare agli accordi con i dittatori (i “pazzi” come Gheddafi, o più presentabili come Ben Alì) perché facessero il lavoro sporco per l’Italia e l’Unione europea, attraverso la costruzione di campi di concentramento sul suolo africano e il pattugliamento marino.
Oggi gioca con la vita e la dignità delle persone, creando la “emergenza” Lampedusa per poter gridare all’invasione, per poter ribadire la parola d’ordine “fuori dalle balle” (come dichiara il sempre elegante Umberto Bossi), per poter giustificare l’intervento militare e allo stesso tempo una rinnovata presenza di controllo del Mediterraneo. La visita elettorale di Berlusconi rappresenta oggi l’ennesima presa in giro del “partito del fare” che vuole buttare fumo in faccia a lampedusane/i e opinione pubblica italiana.
Emergenza? Come ci indica il Forum dei diritti economici e sociali tunisino “la Tunisia ha affrontato questa emergenza, basandosi sui propri mezzi e attraverso una campagna di solidarietà attivata soprattutto dai cittadini tunisini senza nessuna lamentela e senza chiedere alcun aiuto alla comunità internazionale, ai cittadini, agli Stati o agli organismi internazionali”.
Il nostro deciso no alla guerra e all’intervento militare è anche un deciso sostegno alle rivoluzioni arabe – associandoci alle richieste che dall’interno di quei paesi chiedono l’interruzione dell'attuazione degli accordi sulle questioni migratorie, accordi stipulati con gli ex-regimi dittatoriali contro i diritti dei loro stessi cittadini - e un impegno di lotta contro lo “status” di clandestino riconoscendo a tutte/i la libertà di circolazione, affinché scompaia una volta per tutte il permesso di soggiorno a tempo vincolato al contratto di lavoro. Solo così alla reale cittadinanza si unisce la rottura col meccanismo che consente lo sfruttamento di manodopera a basso costo, da utilizzare come merce, ad uso e consumo di chi estorce lavoro altrui per arricchirsi sempre più. È una battaglia contro la precarietà della cittadinanza dei migranti imposta dall’Europa, per il riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti, non temporaneo e ad intermittenza.
Per quanto riguarda l’attuale “emergenza” italiana vogliamo che i migranti imprigionati a Lampedusa e in altre tendopoli e simili precarie sistemazioni siano lasciati liberi di trasferirsi nelle altre regioni italiane dove si possano offrire loro condizioni di vita che rispettino la dignità umana, e protezione secondo quanto stabilito dalle leggi internazionali.
Il movimento contro la guerra che con lentezza sta riprendendo la parola e le piazze – in particolare con le molte iniziative del prossimo 2 aprile a cui partecipiamo con convinzione - dovrà costruire anche un’iniziativa di solidarietà con le/i migranti e contro le politiche razziste del governo italiano e dell’Unione europea.
Intanto i circoli di Sinistra Critica si rendono disponibili all’accoglienza e all’attivazione di reti di sostegno e protezione per i migranti che riusciranno sfuggire a queste prigioni neo-coloniali

Esecutivo nazionale Sinistra Critica

E' uscito il n.42 di ERRE: Il ritorno delle rivoluzioni

EDITORIALE
Come in Egitto (Salvatore Cannavò)
PRIMO PIANO
La rivoluzione araba in marcia (Jerome Duval e Fathi Chamkhi)
Tunisia, Egitto: le prime rivoluzioni del XXI secolo (Dichiarazione della IV internazionale)
TEMPI MODERNI
Fiat, una vittoria precaria (Franco Turigliatto)
Economia globale in corto circuito (Marco Bertorello e Danilo Corradi)
Marghera, mancava l'eccedenza (Checchino Antonini)
Contro Berlusconi non basta Ruby (Lidia Cirillo)
FOCUS
14 dicembre, la battaglia per il futuro (Dario Di Nepi)
Rebel, rebel (Cinzia Arruzza e Felice Mometti)
I fought the law (Piero Maestri)
Leggi speciali: oggi per gli ultà domani in tutt le città (Antonio Ardolino e Fabio Arcieri)
Non solo studenti... la rivolta operaia (Eliana Comu)
IDEEMEMORIE
L'impossibile capitalismo verde (Marco Bersani)
Scrittori contro il rogo
Libreria
CORRISPONDENZE
Cambiare il mondo al tempo della crisi (Francois Sabado)

Per richiederne una copia scrivi al nostro indirizzo email: sinistracritica.pisa@gmail.com

sabato 19 marzo 2011

LIBIA: NO ALL'INTERVENTO MILITARE IMPERIALISTA

La repressione brutale del dittatore libico contro la rivoluzione popolare costituisce il miglior supporto per l'intervento militare imperialista, con l'effetto di frenare il processo rivoluzionario in corso in tutto il mondo arabo. La 'no fly zone' decisa dal Consiglio di sicurezza dell'Onu avviene dopo che è stato concesso a Gheddafi di riprendere possesso di gran parte del territorio liberato, costringendo gli insorti di Bengasi e Tobruk - dopo aver esplicitamente rifiutato aiuti interessati per settimane - ad invocare ora comprensibilmente un aiuto internazionale di qualsiasi natura per non essere sopraffatti dal pugno di ferro del regime: questo sì è il cinico calcolo che le potenze occidentali hanno ordito ai danni del popolo libico e di tutti i popoli in rivolta nell'area, premendo loro di riconquistare margini di controllo geopolitico e sulle risorse energetiche, rimesso in discussione dall'abbattimento delle dittature in Egitto e Tunisia. Chi ha parlato finora di rivoluzioni pilotate dagli Stati Uniti ha finito per sabotare una delle più grandi sollevazioni democratiche di tutta la storia del mondo arabo, frutto della crisi capitalistica che ha fatto saltare i regimi dittatoriali alleati dell'Occidente e di Israele. Con ben altra mobilitazione possibile in tutta Europa oggi il dittatore libico avrebbe già subito la sorte di Ben Alì e di Mubarak!
Noi diciamo risolutamente NO a qualsiasi intervento militare in Libia, perchè non esiste guerra umanitaria e perchè nessun aiuto porterebbe alla lotta di liberazione. Il sostegno più grande che possiamo dare è quello di una mobilitazione di massa in tutti i paesi, schierandoci senza esitazioni per la cacciata del colonnello e contro i tentativi imperialisti di mettere le mani sulla Libia: non c'è altra soluzione. Su questo, la sinistra e il movimento operaio hanno una responsabilità enorme, per la passività e per le ambiguità dimostrate finora; mentre ogni sostegno oggi, anche 'critico', all'intervento militare di paesi della Nato costituisce una tragica sciagura.
No quindi all'intervento militare! No alla concessione delle basi italiane per l'intervento imperialista!
Esigiamo la fine della repressione e degli attacchi delle forze armate di Tripoli! Gheddafi se ne deve andare e il popolo deve decidere liberamente del proprio futuro come in Egitto e in Tunisia. Pieno e incondizionato sostegno al popolo libico in lotta! La rivoluzione può subire battute d'arresto, ma la forza generale di cui dispone in molti paesi arabi può di nuovo far capovolgere il fronte!

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

martedì 15 marzo 2011

Vertenza Piaggio: siamo dalla parte della RSU Fiom

Sinistra Critica interviene in merito alla vertenza Piaggio di Pontedera in corso in queste settimane e lo fa per sostenere la posizione della RSU Fiom Piaggio.
Infatti crediamo che l'accordo proposto da Colaninno non sia da sottoscrivere per diversi motivi.
Intanto quello che più dovrebbe preoccupare a livello politico ma soprattutto sociale nell'intera Valdera è la diminuzione dei posti di lavoro di ben 400 unità, che sarebbe provocata da questa "mobilità volontaria".
E' vero che Piaggio oggi propone 400 pre-pensionamenti (100 impiegati e 300 operai), che  legittimamente possono essere accolti positivamente dai singoli lavoratori prossimi alla pensione, ma che a livello più generale segnano la perdita dei livelli occupazionali per tutto il territorio. In pratica Colaninno metterebbe 400 persone a carico dell'INPS per una pura esigenza di bilancio. Ci viene da dire "Bene, mandiamo pure in pensione subito 400 persone, ma assumiamo immediatamente altri 400 giovani a tempo indeterminato".
Inoltre il fatto che su 400 dipendenti in meno, ben 100 sarebbero del reparto delle Meccaniche (che in totale ha 580 addetti) significa che aumenteranno i prodotti importati dai paesi del sud-est asiatico dove la manodopera costa molto meno e che al tempo stesso aumenteranno i ritmi di lavoro degli operai che rimarranno al lavoro.
Inoltre nell'accordo non è contenuta alcuna garanzia che, in cambio di questa firma, non vi saranno ulteriori sabati lavorativi o altra Cassa Integrazione.
Come se non bastasse sembra che questo nuovo accordo porti un ulteriore slittamento di un anno di quello precedentemente siglato nel 2009 che prevedeva nuove assunzioni e stabilizzazioni degli attuali precari.
L'unico apparente aspetto positivo della vicenda sembra essere l'arrivo a Pontedera della "logistica", ma anche qui basta poco per scoprire che già adesso questo settore opera nella nostra provincia (es. a Lugnano e a Pisa), quindi non vi sarebbe in pratica nessun reale miglioramento per l'economia del territorio.
Sinistra Critica esprime quindi il proprio sostegno alla lotta che i lavoratori della Piaggio stanno mettendo in campo, come i cinque scioperi avvenuti negli ultimi dieci giorni. Solo con la lotta e l’autorganizzazione dei lavoratori sarà possibile venire a capo dell’ennesimo tentativo padronale di aumentare i profitti a scapito della qualità del lavoro.

Sinistra Critica
Organizzazione per la Sinistra anticapitalista
Coordinamento provinciale di Pisa

mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi assassino, solidarietà con il popolo libico. E cacciamo anche i complici del colonnello

La rivolta del popolo libico conferma l'ondata di sollevazioni cui abbiamo assistito nel nord Africa. Una mobilitazione spontanea, stanca di regimi infami e sanguinosi, pressata dalla crisi economica e dalle politiche liberiste imposte con la complicità dei governi occidentali. La complicità italiana, in particolare, è del tutto evidente nel caso della Libia il cui governo è stato finora spalleggiato e coccolato dai governi di Roma, di centrosinistra e di centrodestra - soprattutto per fare il "lavoro sporco" del controllo e della repressione dei migranti africani - fino ad arrivare al parossismo del governo Berlusconi che con Gheddafi ha intrattenuto rapporti personali e reverenziali francamente vergognosi.
La solidarietà al popolo libico, come ieri quella ai popoli tunisino, algerino, egiziano e poi a quello dello Yemen, del Bahrein o del Marocco da parte di Sinistra Critica è netta. Per questo abbiamo già aderito e partecipato alle varie manifestazioni indette dalla comunità libica in Italia come a Milano e Roma, e continueremo a farlo nei prossimi giorni.
L'assassino Gheddafi - che con i bombardamenti sui civili in piazza dimostra fino a che punto un potere in sfacelo può aggrapparsi alla violenza più cieca per difendere sé stesso - se ne deve andare e con lui tutta la cricca di potere che lo circonda a partire dalla sua famiglia. Per gli assassini compiuti in queste ore il dittatore libico deve essere processato e condannato. Una nuova era deve aprirsi per la Libia e il nord Africa, una fase fondata sulla partecipazione popolare e sulla democrazia diretta come in parte sta avvenendo in Tunisia con la formazione dei comitati in difesa della rivoluzione.
Ma insieme a Gheddafi se ne devono andare anche i suoi complici, obiettivamente complici in queste ore delle morti e degli assassini. Berlusconi deve andarsene, il suo appoggio al colonnello libico qualifica chiaramente la natura del suo governo. Serve una grande manifestazione popolare che richiami l'esempio offerto dai popoli dell'altra sponda del Mediterraneo, che rigetti le politiche della crisi e i tagli sociali e chieda con forza le dimissioni di Berlusconi e del suo governo.
L'assemblea dei movimenti sociali del Fsm di Dakar ha intanto deciso una giornata internazionale di sostegno alla rivolta araba e contro le guerre per domenica 20 marzo. Proponiamo a tutte le forze interessate a costruire un'iniziativa nazionale di trovarsi per discutere insieme un'iniziativa aperta e inclusiva.

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

martedì 8 febbraio 2011

E' uscito il nuovo numero di ERRE: "L'altra America"

Leggi il sommario dell'ultimo numero e sottoscrivi l'abbonamento! Chi ne volesse una copia per la provincia di Pisa può contattarci al nostro indirizzo e-mail sinistracritica.pisa@gmail.com


EDITORIALE
Dopo l'Irlanda, l'Europa al capolinea (Marco Bertorello e Danilo Corradi)

PRIMO PIANO
Dopo il 16 ottobre (Sergio Bellavita)
Autunno 2010: anatomia di un grande movimento sociale (Sophie Bèroud e Karel Yon)
Luoghi migranti (Felice Mometti)

FOCUS
L'incerta fase dell'America latina (Antonio Moscato)
Venezuela, Bolivia, Ecuador: il socialismo è ancora lontano (A.M.)
Il "lulismo" che vince ma non cambia il Brasile (Solange Cavalcante)
Cuba verso il congresso (A.M)

IDEEMEMORIE
Alla ricerca della classe perduta (Lidia Cirillo e Marco Bertorello)
Ricostruire a mani nude (intervista a Marco Revelli di Eugenia Foddai)

CORRISPONDENZE
Dopo la disfatta dei democratici (Against the current)
La mobilitazione delle donne in mezzo alla guerra del Congo (Nadia De Mond)